Roma, manifesti chiedono a Bergoglio la messa antica. Ma il problema è un altro
Questa mattina, a Roma, sono comparsi in zona Vaticano una serie di manifesti in difesa della liturgia tradizionale. Il comitato promotore chiede al “Santo Padre” di guardare anche a quelle “periferie liturgiche” che da tempo “non si sentono più ben accette nella Chiesa”.
La liturgia tradizionale in latino, teocentrica, è in effetti l’unica a piena garanzia di cattolicità essendo la celebrazione che si è sviluppata armonicamente fin dai tempi degli Apostoli. Viceversa, la messa postconciliare di Paolo VI, antropocentrica, venne elaborata a tavolino insieme ai protestanti.
Dubitiamo che il presunto “Santo Padre” possa minimamente tenere da conto tale istanza, dato che il suo accanimento verso la messa in latino, umoristicamente fatto passare con la “volontà di custodire la tradizione ed evitare contrapposizioni” (siamo alla Notte di San Bartolomeo per il vetus ordo) ha una precisa funzione spirituale: quella di eliminare definitivamente l’identità cattolica per favorire il rovesciamento della sua dottrina in una nuova religione gnostica di cui abbiamo trattato QUI .
Ora però ci sono due questioni fondamentali che il Comitato promotore dovrebbe appurare.
La prima: in comunione con chi la messa tradizionale sarebbe celebrata? Ricordiamo che il card. Ratzinger scriveva nel 1977 QUI che: “Noi abbiamo Cristo solo se lo abbiamo insieme con gli altri. Poiché l’Eucarestia ha a che fare solo con Cristo, essa è il Sacramento della Chiesa. E per questa stessa ragione essa può essere accostata solo nell’unità con tutta la Chiesa e con la sua Autorità. Per questo la preghiera per il Papa fa parte del canone eucaristico, della celebrazione eucaristica. La comunione con il papa è la comunione con il tutto, senza la quale non vi è comunione con Cristo”.
E San Cipriano: “Chi aderisce a un falso Papa, è assolutamente fuori dalla Chiesa Cattolica”. Ma è soprattutto San Tommaso d’Aquino, che risponde in modo estremamente preciso nella Summa teologica “Sull’importanza vitale dell’essere in unione con la Giurisdizione papale onde ricevere la grazia soprannaturale”.
Innanzitutto, abbiamo appurato in modo definitivo che, Benedetto XVI vivente, Mons. Gaenswein ha fatto capire in modo inequivocabile che egli celebrava la messa in comunione con “se stesso indegno servo” e non in comunione con “papa Francesco”.
Nella telefonata con un sacerdote bergogliano, Mons. Gaenswein, rispondendo alla domanda fatidica, utilizzò un giro di parole perfetto: “Papa Benedetto non ha mai menzionato nessun altro nome nel canone della messa e non ha mai menzionato il proprio nome".
Infatti nella formula “in comunione con me Tuo indegno servo” usata dal Papa, non si pronuncia alcun nome. Ma la questione è stata chiusa quando Mons. Gaenswein, in merito alla falsa lettera a suo nome indirizzata a don Minutella e realizzata con una licenza word a nome Ariel S. Levi di Gualdo presbitero, ha affermato che si trattava di “un falso e di una menzogna, pura fake news”. QUI
Nella lettera vi era scritto che papa Benedetto celebrava in comunione con Francesco, e quindi se la lettera era “una menzogna e una pura fake news”, resta solo l’opzione “con me Tuo indegno servo”.
Nel suo libro “Nient’altro che la Verità”, Mons. Gaenswein farà retromarcia, dicendo che Benedetto ha sempre celebrato in comunione con Francesco, ma il libro NON È STATO AUTORIZZATO DA PAPA BENEDETTO, che era già defunto, ed è stato smentito/corretto dal prof. Ettore Gotti Tedeschi (ex presidente IOR), dal Prof. Luciano Canfora sul Corriere e messo in dubbio dal decano dei vaticanisti Marco Tosatti.
A nostro giudizio, il volume di Mons. Gaenswein è stato solo un sasso nello stagno per provocare ancor più il dibattito. E c’è riuscito, perché dopo la sua pubblicazione, su queste pagine, abbiamo raggiunto alcune acquisizioni definitive (di seguito) sul sistema canonico antiusurpazione messo in pratica da papa Benedetto, il cosiddetto "Anello canonico di Ratzinger".
Quindi, la seconda questione fondamentale è capire se Bergoglio è il vero papa o se la sede è vacante, dopo essere stata per nove anni impedita. Altrimenti – a meno di non essere del tutto inconsapevoli (Supplet Ecclesia) la liturgia tradizionale in comunione col falso papa a cosa serve? Solo a mantenere lo status quo che porterà alla distruzione la Chiesa canonica visibile. Infatti, se il prossimo conclave annoverasse anche i falsi cardinali di nomina bergogliana, verrebbe fuori un altro antipapa.
In questi due brevi documentari da un quarto d’ora l’uno, è stata sintetizzata l’inchiesta triennale che dimostra come la Chiesa sia in sede vacante dal 31 gennaio 2022.
“Dies Irae”: in questo (17 minuti) si illustra la perfezione della dinamica canonica con cui papa Benedetto si è fatto porre dai cardinali in “sede totalmente impedita” per poter rimanere il vero papa e scismare così, fin dall’inizio, il cardinale Bergoglio.
https://www.youtube.com/watch?v=oxaW6Yd5oDM&t=243s
“Intelligenti pauca”: nel secondo documentario, (16 minuti), si mostra come papa Benedetto, nell’arco di nove anni di impedimento, ci abbia fatto comprendere la situazione canonica con una serie di inequivocabili messaggi.
https://www.youtube.com/watch?v=_4qEahnOJLU
Per chi volesse approfondire, ecco alcuni indispensabili articoli di approfondimento delle questioni sollevate nei documentari:
“Lettera ai cattoconservatori: come il latino di papa Ratzinger ha sistemato Bergoglio”: qui si illustra come, grazie alla lingua latina, papa Benedetto abbia potuto applicare il suo sistema antiusurpazione.
“Benedetto XVI e i “1000 anni”: risolto l'enigma finale sulle dimissioni di Ratzinger”: lo straordinario messaggio con cui papa Benedetto ci spiega che non ha mai abdicato, riferendosi al papa Benedetto VIII che, nel 1013, esattamente 1000 anni prima, dichiarò qualcosa di molto simile.
“Insonnia? Con l“hora vigesima” romana Benedetto XVI segna la sede impedita”: articolo fondamentale che spiega come l’utilizzo dell’orario romano nella Declaratio conduca l’ora di entrata in vigore della rinuncia al ministerium alle 13.00 del 1° marzo.
“L'”Anello di Ratzinger”: il perfetto modello antiusurpazione di Benedetto XVI”: riassunto del sistema canonico “circolare” applicato da papa Benedetto.
Fra l’altro, papa Giovanni Paolo II nella Universi Dominici Gregis, all’art. 3, sancì proprio come questa indagine sia di competenza dei Sigg.ri Cardinali: “Stabilisco che il Collegio Cardinalizio non possa in alcun modo disporre circa i diritti della Sede Apostolica e della Chiesa Romana, ed ancor meno lasciar cadere, direttamente o indirettamente, alcunché di essi, sia pure al fine di comporre dissidi”…
"Sede impedita di Benedetto XVI: cosa fare? Tutto già risolto da Giovanni Paolo II" https://www.liberoquotidiano.it/articolo_blog/blog/andrea-cionci/35251800/sede-impedita-di-benedetto-xvi-cosa-fare-tutto-gia-risolto-da-giovanni-paolo-ii.html
Abbiamo motivo di supporre che alcuni ambienti tradizionalisti abbiano compreso la questione, ma intendano servirsene come “deterrente” verso i cardinali di nomina bergogliana per portare avanti un proprio candidato in un prossimo conclave spurio, comprendente gli 81 cardinali invalidi nominati da antipapa Francesco. Potrebbe sembrare un’astuta manovra diplomatica, ma sarebbe un errore gravissimo (e un peccato mortale) perché in tal modo verrebbe eletto comunque un antipapa, privo del Munus e quindi dell’assistenza dello Spirito Santo. Non sarebbe ciò che ha disposto l’ultimo Vicario di Cristo, papa Benedetto XVI.
“Ratzinger-Bergoglio, la "Sindrome di Denethor": l'ultima tentazione degli Una cum”
In questo contesto si possono inquadrare iniziative fintamente tradizionaliste mirate a chiedere una liturgia antica ma nell’assoluta indifferenza verso la legittimità del papa con cui sono celebrate in comunione.
Come se avere o no l’investitura da Dio, il munus, e con essa l’assistenza dello Spirito Santo, la grazia di stato, sia una questioncella accessoria.