Cerca
Cerca
+

Segugio.it deride l'Ultima Cena: ora una legge per difendere il Sacro dall'inciviltà dei consumi

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

Vai al blog
  • a
  • a
  • a

“Non parlatene, sennò gli fate pubblicità”: una frase insopportabile che non ci appartiene. Così, trattiamo apertamente della réclame del sito di comparazioni per prodotti finanziari Segugio.it, in onda da agosto, la quale mette in burletta nient’altro che l’Ultima Cena, sbeffeggiando milioni di cattolici e sfruttando per il profitto, oltre che il più drammatico episodio evangelico dopo la Crocifissione, anche la cultura religiosa nazionale. QUI

Dopo lo spot sui peti in macchina, del 2021, anche quello di gran gusto, QUI, ha fatto seguito la nuova squisita trovata, sempre sul tema della "compagnia sbagliata". 

La cena in cui Gesù “spezzò il pane e lo diede ai suoi discepoli” è riportata così: “’O senti com’è cremosa? Sta pasta è un miracolo, oh!” mugola San Bartolomeo (?)”. “Ma quant’ova ce metti pe’ na carbonara de 13 persone?”, chiede un altro burinissimo Apostolo, finché, eccepisce Giuda: “Sì però quest’è pancetta, no guanciale, eh, daje…”. E San Giovanni conclude: “Mamma mia, Ggiuda, oh, senti passame er vino…”.   

Forse il Salvatore si è offeso più per la tristezza delle battute, che per la parodia firmata dall’agenzia H-57 Creative Station, diretta da Saku, e approvata dal direttore creativo Matteo Civaschi e dal ceo Marco Dalbesio.

Pensate che qualche vescovo abbia protestato? Difficile aspettarselo da una Chiesa il cui governante illegittimo (papa Benedetto non fu mai abdicatario, ma impedito QUI ) sostiene che “Gesù si è fatto diavolo” e che ospita in Piazza San Pietro il concerto di Blanco. Del resto, sono passati i tempi da quel 1979 in cui apparve lo slogan “Non avrai altro jeans all’infuori di me”, su un inguine femminile. La trovata fu di Oliviero Toscani, con la fotografia di Massimo Mazzucco, (che oggi parla male di Ratzinger), e scatenò l’Osservatore Romano fino a far ritirare la réclame. Storico rimase il commento di Pasolini: “… se il fascismo non ha nemmeno scalfito la Chiesa, oggi il Neocapitalismo la distrugge”.

Il poeta viene citato da Diego Fusaro nel suo pregevole “La fine del Cristianesimo” (Piemme 2023) dove leggiamo: “La strategia pubblicitaria della civiltà dei consumi, che dapprima soltanto profanava il sacro mutandolo in merce tra le tante, tende ora a trapassare in un’aperta ridicolizzazione, a tratti violenta, ai danni del sacro”.

Unici a reagire all’episodio, l’Unione di Centro - Liguria che, a novembre scorso, ha presentato un esposto alla Procura di Genova. “Contestiamo la violazione dell'articolo 404 del Codice Penale, - ha spiegato l'avvocato Maurizio Tonnarelli - che punisce il vilipendio delle religioni e in questo caso dell'Ultima Cena, che rappresenta il fulcro della religione cattolica. Benché sia un affresco che potrebbe apparire non un oggetto di culto, riteniamo che in questo caso lo sia perché si trova nella basilica di Santa Maria delle Grazie a Milano, quindi all'interno di un luogo sacro".

Evidentemente un buco nell’acqua - almeno per ora - dato che la réclame circola liberamente.  L’Istituto di Autovigilanza Pubblicitaria ha dichiarato che lo spot presenta «criticità» evidenti, ma siccome l’inserzionista non intende risponderne, “il caso è chiuso”. Da Oltretevere, l’unico commento è provenuto da Marco Tarquini, direttore di Avvenire, che, pur infastidito, rispondendo a un lettore, ha fatto spallucce: “Ho deciso di cancellare «Segugio» dalle mie opzioni di consultazione e di acquisto”. (E cosa potevate aspettarvi?). Certamente, punire questi oltraggiatori con un consumo consapevole è il minimo, ma non basta. Ci vogliono furiose azione legali e palate di discredito mediatico. Queste aziende ci sentono solo quando si parla di quattrini. 

Si prenda esempio dalle altre religioni. Pensate cosa sarebbe successo se avessero girato una pubblicità del Sidol col rabbino che lucida il candelabro a sette braccia, o della Scottex che rifornisce di fazzoletti gli ebrei al Muro del pianto. O magari del panno antipolvere per detergere il pavimento della Mecca.

Lo spot di Segugio si configura come una vera maramaldata contro gli unici che non reagiscono: i cattolici.

A proposito, l’antipolvere già lo hanno usato quelli di Emulsio, col prete che fa: “Polvere sei e polvere non tornerai”, mentre pulisce un altare; la Lavazza ha già proposto una lunga e arcinota serie di réclame con San Pietro-degustatore di caffé e la Bronchenolo, nel suo spot, ha somministrato lo sciroppo antitosse come l’Eucaristia.

Seguendo la dinamica, sempre in crescita, la prossima volta magari ci dovremo aspettare uno spot con la Veronica che userà lo sbiancante XXX sul Velo, o magari la réclame dello sparachiodi YYY per la Crocifissione. 

Anche basta, no?

Sempre più necessaria una legge che tuteli sul serio i simboli religiosi (di ogni culto) da usi distorti e commerciali, gabellati per “libertà di espressione”. Ci sarà qualche onorevole senza la paura di essere "pillonizzato" e fatto passare per “bigotto”?

Dai blog