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Le verità sulla liberazione del Duce a Campo Imperatore

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Renzo de Felice ebbe a dire che, di tutto il periodo riguardante la detenzione di Mussolini da parte dei badogliani, l’episodio della sua liberazione sul Gran Sasso, il 12 settembre 1943, è quello più difficile da ricostruire. Sia la propaganda nazista che antifascista hanno confuso fatti, ruoli e documenti sull’Operazione “Eiche” (Quercia) sulla quale, oggi, l’omonimo libro dello studioso Massimo Lucioli fa finalmente chiarezza anche da un punto di vista aeronautico. L’autore, infatti, oltre ad avere già all’attivo saggi storici di successo, ("La ciociara e le altre"; "1945, Germania anno 0"; "Endakmpf"; "Monterotondo 9-9-1943"); è stato il capo-pilota della flotta antincendio dei Canadair: come tale possiede quella competenza necessaria per ricostruire le fasi tecniche dell’operazione. 

D. Comandante, da cosa è dipeso l’affastellarsi di varie e improbabili versioni dell’Operazione?

R. “Le pubblicazioni degli ultimi trent'anni sono impostate solo sulla «criminalizzazione» del capitano Otto Skorzeny. Dalle testimonianze dei reduci degli anni '50/'60 e '90, sono invece emersi dettagli che fanno capire come si svolse realmente l'operazione “Eiche”, a cominciare da chi la pianificò, il maggiore dei paracadutisti tedeschi Harald Mors, con il capitano pilota Gerhadt Langguth. Rilievi in loco mi hanno permesso di identificare in modo sicuro le posizioni degli alianti al suolo e del velivolo, un Fieseler Storch, che portò a Pratica di Mare Mussolini e Skorzeny atterrando praticamente senza carburante”.

D. Lei ha gettato una luce anche sul presunto tentato suicidio del Duce…

R. “Secondo le testimonianze di due guardie, quando Mussolini apprese che l’armistizio contemplava la sua consegna agli angloamericani, avrebbe tentato il suicidio tagliandosi le vene nella notte del 12. Nelle foto della liberazione, 11 ore dopo, si vede, invece, un suo normale uso delle mani e i polsi liberi da qualsiasi bendaggio. Una falsa notizia per screditarlo, così come quella della sua “immancabile” relazione amorosa con la cameriera dell'Hotel di Campo Imperatore”.

D. Come mai le guardie non reagirono e, anzi, si fecero fotografare insieme al Duce e ai Fallschirmjäger?

R. “Gli ordini di Badoglio erano chiarissimi: se i tedeschi avessero cercato di liberare Mussolini, questi doveva essere ucciso. Tuttavia, dopo l'8 settembre, con la fuga del Re, del governo e dei vertici dell'esercito, i guardiani compresero che erano stati lasciati in balia degli eventi, con rischi troppo alti per se stessi”.

D. Anche da parte tedesca, tuttavia, si sono compiute delle manipolazioni propagandistiche, per esempio sul ruolo di Skorzeny.

R. “La propaganda tedesca aveva bisogno di successi per risollevare il morale del popolo e delle forze armate, provato dai rovesci militari susseguitisi dalla fine del 1942.

Skorzeny, nell'azione, fu favorito da una serie di circostanze fortuite e non fece alcun accordo sottobanco con ufficiali della Luftwaffe, come è stato ventilato. La sua scorrettezza emerge dopo l'azione, approfittando della grancassa propagandistica operata dal ministero della propaganda del Reich, e prosegue nel dopoguerra, quando il nostro personaggio continuerà ad intestarsi puerilmente i meriti dell'intera operazione”.

D. “Eiche” segnò un nuovo tipo di impiego dei paracadutisti….

R. “Fu introdotta per i paracadutisti la tecnica dell'incursione fulminea dal cielo contro un singolo obbiettivo, anticipando di molto la dottrina d'impiego per le forze speciali di tutto il mondo.

Il successo fu dovuto al lavoro di squadra e all’eccellente professionalità dei piloti degli alianti DFS-230  che, nove su dieci, riuscirono ad atterrare in sicurezza vicino all'albergo, nonostante le condizioni meteo-orografiche: un'operazione difficilmente ripetibile persino oggi”.

D. Di quell’atterraggio si sono trovati anche dei cimeli…

R. “Pezzi di uno degli alianti danneggiati nell’atterraggio sono stati trovati nel 2009: la maniglia del tettuccio, pezzi di controventatura alare e dei comandi. Il piastrino metallico, probabilmente da zaino, appartenuto all'Oberleutnant Jörg von Berlepsch fu rinvenuto dai ricercatori Fabio Pacifici e Luigi di Stefano nel 2012 vicino al lago di Nemi, dove il Lehr Bataillon stazionò in accampamento”.

D. Nel libro si accenna anche alla storia di un abuso subito da Rachele Mussolini…

R. “L’ispettore di Polizia Saverio Polito, già cospiratore del 25 luglio e fiduciario di Badoglio, fu incaricato nell’agosto ‘43, di accompagnare Rachele a Rocca delle Caminate. Durante il  viaggio, il Polito ebbe atteggiamenti oltraggiosi verso la donna tanto che venne arrestato e condannato dal Tribunale di Bergamo il 20 marzo 1945 a 24 anni  per “atti di libidine violenta e congiunzione carnale commessa con abuso della qualità di pubblico ufficiale”. Nel dopoguerra, Polito tornò in libertà con l'aureola di fervente antifascista e divenne questore di Roma. Nel ‘56 chiese e ottenne dal Tribunale di Forlì l'annullamento del processo di Bergamo. L’ufficiale dei Carabinieri Antonio Pelaghi che avrebbe potuto testimoniare contro di lui era morto nel ‘43, e Rachele Mussolini, ormai anziana, aveva altro di cui occuparsi”.

 

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