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Falso Gänswein: spunta un nome. Benedetto XVI non celebra in unione con Bergoglio

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Oggi non parliamo tanto di Codice Ratzinger, quanto di Codice penale. Avevamo pensato di allentare la tensione, di stendere un velo pietoso su una vicenda che mette in luce le evidenti difficoltà non solo di una persona, ma dell’intera chiesa bergogliana e dei nemici del vero Papa Benedetto: una cum, (conservatori legittimisti di Bergoglio), tradizional-sedevacantisti, (che non ritengono alcun pontefice valido da Pio XII), retro-marcisti, (quelli che hanno fatto retromarcia rispetto alle loro iniziali convinzioni), confundisti (quelli che non si capisce con chi stanno, e forse tengono solo per sé).

Eppure insistono.

Fa sorridere come, da questi ambienti, vengano proposte come grandi novità editoriali libri che parlano di questioni arcinote da un pezzo e che sono talmente risapute da far sbadigliare. La prossima pubblicazione su cosa verterà? Sulla notizia che papa Benedetto non ha rinunciato al munus petrino?

Ma il “dubbio ostinato” è un grave peccato per i cattolici, quindi occorre essere un poco più incisivi e riportare tutti a un maggior contatto con la realtà, anche se è imbarazzante. Soprattutto in un momento in cui il libro inchiesta bestseller “Codice Ratzinger”, già presentato in otto città italiane, da settembre, grazie alla volontaria iniziativa di fedeli e cittadini, viene attaccato in modo scomposto e superficiale, o con l’insulto e l’offesa personale all’autore (pazzo, imbecille, idiota, falsario, scrivano, diabolico, immorale, ebete), o con argomentazioni pleistoceniche già cassate da un pezzo, oppure con oblique allusioni, snobistici risolini e “originalissime” accuse di complottismo. (A proposito: l’inchiesta condotta qui su Libero e pubblicata da Byoblu, sarà presentata il 19 novembre a Cosenza, il 27 a Catania, il 3 dicembre a Pordenone, il 4 a Bologna, l’11 a Palermo, il 18 Pisa).

E così, adesso, vediamo i risultati di quella correttezza giornalistica-elementare che viene definita “complottismo” da persone che non sono in grado di contestare nel merito nemmeno uno dei fatti e documenti riportati dallo scrivente.

L’altro pomeriggio, sul canale Youtube Radio Domina Nostra, si è gettata luce QUI  sulla grave vicenda della lettera falsa attribuita a Mons. Gänswein. La mattina dell’’8 novembre 2022, Don Minutella rende pubblica questa raccomandata da lui ricevuta su carta intestata dell’Arcivescovo nella quale si legge: “Il Papa emerito ha sempre celebrato la Santa Messa “in unione con il nostro Papa Francesco”, suo Successore, al quale ha promesso pubblicamente “devota e incondizionata obbedienza”. Lei è in grave errore, come prova la pena della dimissione dallo stato clericale che Le è stata irrogata e che la Chiesa molto raramente infligge. Il Santo Padre emerito assicura preghiere per il Suo ravvedimento”.

Se il teologo siciliano esprime alcuni dubbi, Don Ariel Levi di Gualdo, acerrimo nemico di don Minutella, subito dà l’esclusiva sul suo sito, e su Stilum Curiae QUI ,  trionfante:  Gänswein  conferma proprio quegli stessi concetti don Ariel stesso promana da tempo, e con toni molto accesi. Sul suo sito l’Isola di Patmos, Levi pubblica il pdf di questa lettera affermando di averla ricevuta poche ore prima da una “fonte di cui non avrebbe mai fatto il nome”.

Poche ore dopo, lo scrivente, su RomaIT, QUI illustra come la missiva sia palesemente falsa per via del mittente inesistente “Sg. Pe”: anche un ragazzino avrebbe capito che si trattava di un ovvio escamotage per non insospettire l’impiegato postale vaticano.

Subito viene deriso da Giovanni Marcotullio su Aleteia, QUI che gli dà dello “scriba complottista che nega l’evidenza”. I sedevacantisti di Radio Spada, in compenso, danno del “pattumea papa Benedetto XVI, mentre il prete una cum Don Tullio Rotondo, fervente legittimista di Bergoglio, prende per buona la lettera, sia come documento che, soprattutto, come contenuto. QUI

Appena dopo, però, lo stesso Mons. Gänswein  su Kath.net smentisce dicendo non solo che la lettera è un falso, (come documento fisico), ma è pure UNA MENZOGNA: ne segue che anche il suo contenuto è falso.  

Papa Benedetto, quindi, NON celebra in unione con Francesco

e Don Minutella NON è in errore, né gli altri preti del Sodalizio Mariano. 

Ancora su RomaIT, QUI lo scrivente produce ampia documentazione su come sia stato prodotto il fake, ovvero scaricando la firma da una lettera del 2014 di Mons. Gänswein presente sul web e ripassandola col pennarello.

Kath.net terminava, tuttavia, il suo pezzo con una strana considerazione: “Inoltre, il destinatario della lettera non deve essere automaticamente il falsario”. QUI A questa nota incomprensibile Marcotullio si attacca nell’aggiornamento del suo articolo, ventilando la possibilità che possa essere stato lo stesso don Minutella a falsificare la lettera. (E allora, perché don Ariel, che conosce il nome della fonte, non lo denuncia?) 

Nel popolo fedele a Benedetto XVI, ci sono però diversi esperti di informatica che, scaricando liberamente il pdf dal sito di don Levi, hanno recuperato i dati del file e li inviano allo scrivente.

Emerge QUI al min. 44, che il pdf pubblicato da don Ariel è stato prodotto il 7 novembre alle 20.03 con una licenza Word intestata ad “Ariel S. Levi di Gualdo -  presbìtero” almeno fin dal 2021. Il giorno 9, dopo i primi dubbi apparsi sulla stampa, sul link del sito L’Isola di Patmos questo pdf viene sostituito con un altro che reca stavolta, in giallo, la dicitura “copia dall’originale” ma che, nelle proprietà, riporta ancora “Ariel Levi di Gualdo – presbitero” come “autore”.

Don Levi non ha raccolto l’offerta di Marco Tosatti di difendersi, ha poi fatto sparire l’articolo dal suo sito e così ha risposto sui social a un signore che gli contestava: “Però don Ariel che vergogna, la falsa lettera a Mons. Gänswein !”. E lui: “Ci sono falsi buoni e falsi cattivi, menzogne buone e menzogne cattive, violenze verbali buone e violenze verbali cattive, insulti buoni e insulti cattivi, non le pare?”.

Basta così. A chiarire le idee a don Levi sui relativistici concetti di menzogna, ci penseranno gli inquirenti - se qualcuno presenterà denuncia - appurando le responsabilità finali e punendo il responsabile. L’art. c.p. 494 “sostituzione di persona” prevede fino a 12.000 euro di sanzione e a un anno di carcere.

La morale della vicenda? Coloro che davano del complottista al sottoscritto, (lo scriba imbecille, pazzo, diabolico, idiota di cui sopra) hanno avuto torto marcio, e non si sono nemmeno scusati con don Minutella (figuriamoci col sottoscritto) dimostrando una personalissima concezione di morale cristiana. Si è appurato che la lettera era falsa, sono emerse altre cosette interessanti, si è acclarato che papa Benedetto non hai mai ripreso don Minutella e non celebra affatto in comunione con Francesco, (dato che non è il legittimo pontefice) ma celebra in comunione con “se stesso indegno servo” come vuole la formula liturgica del Papa. QUI

 E ora giudicate voi, da che parte sta la verità e da che parte la menzogna. 

 

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