Codice Ratzinger, l'attacco-autogol del prof Zenone: “Benedetto XVI è sempre stato chiarissimo”. Appunto!
La voce girava da qualche tempo: il prof. Giovanni Zenone, filosofo e direttore della casa editrice “Fede e Cultura”, avrebbe diffuso presto un video per confutare la biennale inchiesta dello scrivente pubblicata nel volume “Codice Ratzinger” (25 maggio 2022, ByoBlu ed.), attualmente, il secondo bestseller italiano, secondo le classifiche Mondadori e Rizzoli QUI .
Con una certa trepidante curiosità aspettavamo questa “bomba”: dopo le dotte contestazioni del tipo “Cionci ciancia” e “Cionci è imbecille”, finalmente una persona educata e di cultura che – immaginavamo - avrebbe affrontato il merito della questione canonica, analizzando gli scritti di papa Benedetto XVI e offrendo una spiegazione alternativa a quelle apparenti incoerenze, costruite secondo lo stile di Cristo, che svelano la realtà del suo autoesilio in sede impedita.
Insomma, lo scontro si prospettava assai stimolante e ci aspettavamo una serrata critica alla ricostruzione che configura il caso del millennio e la crisi più grave per la Chiesa dai tempi dello Scisma d’Occidente.
Ebbene, ascoltando QUI l’intervento del prof. Zenone intitolato “Il Codice Ratzinger è una bufala?”, potete immaginare la mortificante delusione dello scrivente.
“Vogliono tirarmi dalla loro parte – esordisce il nostro - perché io mi faccia diffusore di queste CRETINATE. Questo è assolutamente falso e non credibile. Non propagherò queste BESTIALITÀ. Non date retta a questo COMPLOTTISMO ECCLESIALE che fa ridere i polli”.
Poi? Basta, fine, stop. Argomentazioni nel merito? MENO DI ZERO. Dieci minuti in cui un’imbarazzante superficialità, la totale non-conoscenza del tema e una certa boria professorale hanno fatto a gara tra loro suscitando, ovviamente, una valanga di commenti negativi da parte degli utenti.
Eppure, una perla il professore ce l’ha regalata: “Papa Benedetto ha sempre parlato in una maniera così chiara che anche le pietre capivano, non ci sono mai state delle incomprensioni; ha sempre parlato in modo che capissero tutti, anche gli asini”.
Ottimo. Se il professore si fosse degnato di leggere il libro, o anche solo qualche articolo, avrebbe saputo che questa argomentazione è ESATTAMENTE una di quelle che hanno suscitato questo lavoro d’inchiesta. Citiamo da un nostro pezzo del 9 gennaio scorso QUI:
“Vi sembra normale che un papa coltissimo e rigoroso che è diventato troppo anziano e vuole lasciare l’incarico, faccia una dichiarazione in un latino dozzinale pieno di errori, che poi resti in Vaticano, con il suo nome da pontefice, vestito di bianco, conservando lo stemma, con un titolo (“emerito”) che non ha alcuna giurisprudenza, con delle dimissioni a tempo, che poi non vengono confermate? Vi sembra normale che poi continui a intervenire nell’attività del suo successore, a rilasciare interviste, a scrivere libri che vanno in esatta controtendenza rispetto alla direzione presa dal pontefice in carica? Vi sembra normale che parli con un linguaggio sibillino, ripetendo da otto anni “il papa è uno solo” senza mai dire quale, nemmeno se glielo estorcessero con le tenaglie? E’ OVVIO CHE C’E’ QUALCOSA CHE NON TORNA, che dite? […] Se volessimo credere che Benedetto XVI ha davvero abdicato dovremmo accettare il fatto che quell’austero, umile, sapiente, mite, saggio teologo si sia trasformato d’un tratto in un anziano stravagante e folle, tanto da scrivere totali incoerenze; impreparato al punto da commettere madornali errori di latino, storia ecclesiastica, diritto canonico; vanesio e nostalgico fino a non voler rinunciare ad alcuni orpelli della propria antica dignità papale; dispettoso tanto da gettare nello sgomento, nell’incertezza e nell’angoscia milioni di fedeli; odiosamente invasivo e geloso al punto di sabotare il pontificato del proprio legittimo successore con interventi continui e non richiesti. Una pazzia malevola, ma a corrente alternata, interrotta da pubblicazioni di luminosa profondità e lucidità, pieni di sapienza e dottrina. Ma stiamo scherzando?”.
Tralasciamo, poi, i toni sprezzanti usati dal veronese Zenone sui “palermitani”, (in riferimento a don Minutella) e il vuoto torricelliano sulla differenza tra “messa invalida” e “messa illecita”. Circa l’importanza della comunione con il papa, (quello vero, ovviamente) rimandiamo l’editore alla lettura di un testo del cardinale Ratzinger QUI .
Dato che il prof. Zenone ha dimostrato di non sapere nulla della questione, sarà nostra premura inviargli copia del libro “Codice Ratzinger” e, insieme alle scuse per i toni imprudentemente offensivi e sprezzanti, accetteremo volentieri, in caso, delle contestazioni nel merito di una questione che può sancire la fine della Chiesa canonica, visibile.
Una copia forse sprecata, dato che, come già tutti gli altri presunti intellettuali cattolici ai quali ci siamo rivolti, è probabile che l’editore di Fede e cultura sceglierà la strada dello “sdegnoso silenzio”. E’ un classico dell’intellighenzia “una cum”: quei cattoconservatori che spalano fango tutto il giorno su “papa Francesco”, ma guai a metterne in discussione la sua legittimità come pontefice. Stimolati poi a dibattere, anche su questioni banali, si chiudono a riccio, come da poco ha fatto La Nuova Bussola Quotidiana dopo la nostra lettera pubblica QUI .
La triste realtà – dobbiamo dirvela tutta - è che eccettuati coloro che proprio “non ci arrivano” e quelli sinceramente incatenati alla superbia del proprio puntiglio intellettuale, tutti gli altri hanno interessi materiali legati alla Chiesa: non si possono inimicare questo o quel cardinale; il tale editore si tirerebbe indietro; c’è poi il cognato o la sorella che lavorano all’Opus Dei, e così via.
Poi se la Chiesa cattolica finisce e un miliardo di cattolici sta seguendo un pifferaio di Hamelin con una religione tutta sua QUI, è un problema secondario rispetto al loro orticello: il classico “tengo famiglia”.
Così, tutti costoro – che, pure, vogliono mantenere il piede in due staffe, riconoscendo “papa Francesco”, ma parlandole male e screditando lo Spirito Santo - non si fanno scrupolo di ignorare la Magna Quaestio, anche sapendo che la linea successoria papale potrebbe essere interrotta alla morte di Benedetto XVI e che un prossimo conclave illegittimo comprendente una novantina di pseudo-cardinali di nomina bergogliana, eleggerà un altro antipapa privo del munus, e quindi dell’assistenza dello Spirito Santo e dell’infallibilità ex cathedra.
Tanto, “che importanza ha chi sia il papa?”, come afferma l’editore di Fede e Cultura: forse che nella Chiesa ci sono stati appena 40 antipapi? Forse che lo Spirito Santo non si adatterà a ciò che passa il convento, accettando di assistere un usurpatore?
Magari, se San Bernardo di Chiaravalle e S. Caterina da Siena avessero ascoltato il filosofo Zenone, si sarebbero risparmiati tanta fatica nel combattere gli antipapi che occupavano illecitamente il trono di San Pietro.