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Lettera al cardinale Müller: ci aiuti a capire perché "il papa è Francesco" e non Benedetto XVI

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Eminenza reverendissima,

ci permettiamo di indirizzarLe pubblicamente queste righe confidando nella Sua carità di pastore, prima che di principe della Chiesa, memori dell’antico motto cristiano “veritas summa charitas est”.

Nel Suo recente intervento sulla testata tedesca Kath.net, riportata dal blog di Marco Tosatti QUI Lei ha assicurato che “il papa legittimo è Francesco”.

Anche se nell’articolo non ha ritenuto opportuno approfondire l’affermazione, abbiamo motivo di credere che Lei potrebbe illuminarci – o farci illuminare da un Suo collaboratore - su una penosa questione che va avanti da nove anni e che ha visto, in tutto il mondo, gli interventi - in tutt’altro senso - di autorevoli studiosi, canonisti, giuristi, teologi. A questi, si aggiungano le affermazioni gravissime da parte di tre vescovi, Mons. Gracida, Mons. Lenga e Mons. Negri sul fatto che papa Benedetto non ha abdicato e/o che è stato costretto ad abbandonare il trono petrino. QUI

Se, però, come Lei ci assicura, “il papa legittimo è Francesco”, vuol dire che l’abdicazione di papa Benedetto XVI è certamente avvenuta senza problemi o infrazioni al diritto canonico. Se tutto si è svolto in modo adamantino, a questo punto, però, non capiamo perché dei sacerdoti increduli alla validità giuridica della rinuncia, siano stati scomunicati/ridotti allo stato laicale senza processo canonico, se tutto poteva essere spiegato così facilmente.

La imploriamo di aiutarci a comprendere perché se il canone 332.2 del diritto canonico, per l’abdicazione, impone la rinuncia al munus petrino, la stessa dovrebbe essere ugualmente valida se la rinuncia è stata al ministerium. Ricordiamo che fu lo stesso card. Ratzinger a scomporre in questi due enti l’ufficio papale nel 1983 secondo un uso mutuato dal diritto dinastico tedesco QUI  e che questi non sono equivalenti.

Vorremmo sapere, poi, se le espressioni inedite (come rilevato dall’avv. Arthur Lambauer) usate nella Declaratio “Sede di Roma, Sede di San Pietro” hanno personalità giuridica per essere lasciate “vacanti” e se è vero che un’abdicazione, invece di essere simultanea come l’elezione, possa essere differita dando una sorta di “incarico a scadenza” al Signore Iddio per riprendersi il munus (che in questo caso però è il ministerium).

A tal proposito, per la pace delle anime, Le chiederemmo se fosse possibile finalmente esibire un documento formale con cui papa Benedetto, subito dopo le ore 20.00 del 28 febbraio 2013, ha confermato verbalmente o per iscritto la sua rinuncia al ministerium, dato che lui salutò il mondo alle 17.30, due ore e mezzo prima dell’ora di entrata in vigore di quanto annunciato l’11 febbraio. Tutta la sua Declaratio è rimasta, a quanto ne sappiamo, mai confermata legalmente. Vorremmo capire se il ministerium possa essere canonicamente separato dal munus, o se questo non avvenga di fatto solo in un caso di sede impedita. Magari su questo ci potranno dare altre utili delucidazioni i canonisti dell’università di Bologna, da qualche mese al lavoro proprio sul tema “il papa emerito e il papa impedito”. Li abbiamo interrogati varie volte, ma inutilmente.

Lei poi afferma che “le dimissioni di Papa Benedetto nel 2013 hanno introdotto una tensione nel principio petrino dell’unità della fede e della comunione della Chiesa che non ha eguali nella storia e che non è ancora stata affrontata dogmaticamente”.

Dobbiamo dunque ritenere che il Santo Padre Ratzinger abbia volontariamente mantenuto, fino ad oggi, un miliardo e 285 milioni di cattolici in questa terribile, angosciosa ambiguità? Possibile che non avesse previsto in anticipo il papato emerito - inteso come uno status canonico di ex-papa - giudicato da diversi canonisti come teologicamente impossibile?

Ci sono poi dei fatti stranissimi ai quali siamo certi che Lei potrà fornire chiarimento. Uno, per esempio è il fatto che papa Benedetto ripeta da nove anni “il papa è uno solo”, senza spiegare quale, e poi egli stesso dia la sua Benedizione apostolica, QUI  prerogativa esclusiva del papa regnante. O come mai, afferma di aver mantenuto la veste bianca perché non aveva “altri abiti a disposizione”? Possibile che in nove anni nessuno abbia potuto fornirgli una talare nera? QUI 

Nel volume “Ultime conversazioni” di Peter Seewald in merito alle proprie “dimissioni”, il Santo Padre Benedetto afferma: “Nessun papa si è dimesso negli ultimi mille anni e anche nel primo millennio ciò ha costituito un’eccezione”. Con sei papi abdicatari nel I millennio e quattro nel II, la frase ci ha fatto ritenere per via logica che egli si riferisse a quei due papi del I millennio, prima della Riforma gregoriana, che, come lui, persero l’esercizio pratico del potere (in quanto scacciati da antipapi), ma che appunto mantennero totalmente la loro investitura divina tanto che vennero poi reintegrati sul trono senza bisogno di alcuna rielezione. QUI 

A questo proposito, possiamo dunque essere certi che Francesco possieda il munus petrino, cioè l’investitura papale che viene direttamente da Dio e che offre le garanzie di assistenza da parte dello Spirito Santo?  QUI 

Quindi dobbiamo ritenere che quando papa Francesco intronizza una divinità pagana in San Pietro o quando si dichiara “personalmente a favore delle unioni civili” (che legalizzano il secondo dei “quattro peccati che gridano vendetta al Cielo” secondo la dottrina cattolica) egli sia assistito dallo Spirito Santo?

Lei riporta nel Suo intervento il discorso del 65° di sacerdozio di papa Benedetto nel quale egli citava la parola “Eucharistomen” come simbolica dell’evento, quella parola con cui Gesù rese grazie per il sacrificio al quale si apprestava QUI  . Perché?

Davvero dobbiamo ritenere che papa Benedetto sia dunque divenuto, a partire dal 2013, così insensibile verso i fedeli da gettarli nel panico con gesti e frasi ambigue, nonostante egli sia noto per la chiarezza adamantina del pensiero e della parola? QUI 

Eminenza, Lei può comprendere il dolore e l’angoscia di non ricevere risposta ai propri “dubia”, ma, del resto, se un atto giuridico nella vita della Chiesa deve essere chiarissimo e adamantino, questa è proprio l’abdicazione di un pontefice, in quanto “papa dubius, papa nullus”. L’anno scorso, in una lettera pubblica, chiedemmo all’autorevole collega Massimo Franco (al cui ultimo libro Lei ha scritto la prefazione) di aiutarci a capire tali questioni. Lo stesso Franco, forse non del tutto avvezzo alle questioni canoniche, giudicò le domande interessanti QUI  e, per tutta risposta, ci invitò a scrivere un libro.

Lo abbiamo fatto, con dedizione e buona fede, e tutti questi elementi fino ad oggi non chiariti hanno dato spazio a una ricostruzione di rigore geometrico secondo la quale papa Benedetto, costretto a togliersi di mezzo dai poteri globalisti e dal Gruppo di San Gallo che, per ammissione del card. Danneels, sosteneva il card. Bergoglio, nel 2013 non ha affatto abdicato, ma ha “messo alla prova” i suoi nemici con una candida, sincera dichiarazione in cui, rinunciando all’esercizio del potere, si ritirava in sede impedita, uno status canonico dove il papa è prigioniero e impossibilitato a comunicare liberamente. Così, egli è rimasto il papa a tutti gli effetti, benché contemplativo e privato della facoltà di governare, e i suoi nemici, agguantando il primo atto che parlasse di “rinuncia”, si sono scismati e annullati da soli convocando un conclave nullo a papa né morto, né abdicatario. Un conclave invalido che mai potrebbe essere sanato dalla Universalis Ecclesiae Adhaesio, l’accettazione pacifica universale da parte della Chiesa.

Si svelerebbe così il mistero del doppio papato che tanto ha fatto discutere: “una sorta di ministero allargato” fra due papi, sì, ma uno legittimo-contemplativo (Benedetto XVI) e l’altro illegittimo-attivo (Bergoglio). Per distinguersi dall’illegittimo, Benedetto sarebbe, dunque, l’”emerito”, da intendersi non come “il papa in pensione” (giuridicamente impossibile e, infatti, inesistente), ma come il "degno", “colui che ha meritato”, che “ha diritto” di essere papa, dal verbo emereo.

Si capirebbe anche il perché di queste strane dichiarazioni di papa Benedetto, ormai note come “codice Ratzinger” e certificate persino da specialisti di rango universitario QUI  : essendo in sede impedita, papa Benedetto non può esprimersi liberamente e deve ricorrere a sottili escamotage logici per spiegare la verità canonica.

Lei può comprendere bene l’angoscia dei fedeli quando nemmeno il Santo Padre Benedetto XVI rispondendo al sottoscritto, autore di questa ricostruzione, ha avuto nulla da obiettare. QUI 

Lei immagina quale scandalo questo comporti per la vita della Chiesa e per la credibilità di papa Francesco al quale volentieri chiederemmo perdono ove tutte le questioni sul tavolo fossero pubblicamente chiarite dalla Chiesa. Forse, insieme a tanti illustri studiosi, siamo stati vittima di un inganno della mente nel quale, pure secondo una logica ferrea, centinaia di elementi che riguardano il diritto canonico, la teologia, la storia della Chiesa e le “distratte” dichiarazioni di papa Benedetto compongono uno scenario estremamente coerente. Non sarà difficile dunque per Lei o i Suoi collaboratori toglierci il velo dagli occhi e smontare la diabolica illusione di cui siamo stati vittime.

Fino ad oggi, le contestazioni ricevute si sono avvalse solo dell’insulto, dell’aggressione ad personam e delle più vane e pretestuose argomentazioni, QUI e questo ha alimentato altri dubbi da parte dei lettori.

Ecco perché, proprio per evitare lo scandalo di tali considerazioni, oggi raccolte in un libro fra i più venduti in Italia (“Codice Ratzinger” ByoBlu ed.) che, se gradisce, sarà nostra premura inviarLe, La imploriamo di perorare una pubblica indagine canonica proprio per tutelare la legittimità di papa Francesco, al quale Lei deve la berretta cardinalizia dal 2014, fugando qualsiasi dubbio sulla rinuncia al papato di Benedetto XVI.

Forse, meglio ancora, sarebbe chiedere al Santo Padre emerito una conferenza stampa pubblica, con tutte le garanzie, in modo che lui stesso possa mettere una parola definitiva all’annosa Magna Quaestio.

Sperando che Lei voglia redimerci dall’errore sciogliendo finalmente questi nodi alla luce del Logos, la ragione che svela la verità, e tranquillizzare finalmente il popolo cattolico (e non solo), Le porgiamo i più rispettosi e cordiali saluti.

 

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