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Mr. Docherty, il Codice Ratzinger svela: Benedetto XVI papa legittimo-contemplativo, Francesco illegittimo-attivo

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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ENGLISH VERSION HERE 

Finalmente un dialogo: i sostenitori americani dell’errore sostanziale rispondono alle due lettere aperte e all’intervista sottotitolata pubblicate dallo scrivente nei giorni scorsi. Secondo la loro tesi, papa Benedetto ha fatto sì, una rinuncia invalida, ma inconsapevolmente, sulla base di proprie errate concezioni del papato: siccome voleva creare il papato emerito e dividere il papato in due (un papa attivo e un papa emerito contemplativo), non ha fatto una rinuncia valida, e quindi resta l'unico papa, pertanto Bergoglio è antipapa.

Salutiamo, quindi, con viva soddisfazione le obiezioni intelligenti e pacate in risposta alla nostra inchiesta sulla  Sede impedita di papa Benedetto e sul Codice Ratzinger proposte dal blogger statunitense Mark Docherty, autorevole osservatore del mondo cattolico.

Per la prima volta da due anni non leggiamo commenti sprezzanti, prese in giro sul cognome o insulti, ma un pacifico e cordiale dibattito razionale. Rispondiamo punto per punto con altrettanto spirito di sincera collaborazione e amicizia.

Docherty, introduzione: "In questo post, ci rivolgiamo a quei commentatori che credono con certezza morale che Benedetto sia ancora l'unico vero papa, ma che si professano contrari alla teoria dell'errore sostanziale delle dimissioni non valide di Benedetto, tra cui Estefania Acosta, Patrick Coffin e Andrea Cionci. Mentre tutti vedono al 100% le dimissioni di Benedetto come invalide, o potrebbero dire che non sono nemmeno state tentate, e quindi Bergoglio non è mai stato Papa, la loro teoria è che l'atto invalidante è stato eseguito da Papa Benedetto di proposito, al fine di proteggere la Chiesa e il papato dall'ascendente anti-chiesa. Con le forze nemiche che si stavano rapidamente avvicinando, Benedetto, con un colpo di genio teutonico, ha fatto il cambio sotto gli occhi di tutti, usando parole in codice, frasi sottili e ritardando l'effetto per 17 giorni, ma lasciando poi passare il 17° giorno senza mai firmare nulla. Ha modellato tutto questo su una strategia costruita secoli fa dai monarchi europei per proteggere i loro troni attraverso una finta reggenza. Benedetto sapeva cosa stava facendo, non ha nulla a che fare con un immaginario ministero petrino allargato. Intendeva mantenere il papato completo, dichiarare la sede "impedita", e questo è di fatto (e di diritto) ciò che ha fatto. Se la mia sintesi della loro posizione è inadeguata, sono pronto a correggerla".

Risposta. Sì, la sintesi è corretta, ma dobbiamo sottolineare che: 1) la base della questione è di tipo canonico. L’aspetto della comunicazione sottile detta Codice Ratzinger, con cui egli stesso ci fa capire cosa è avvenuto, è accessorio, è un’indicazione, un segnale che ha però il ruolo fondamentale di spiegarci che papa Benedetto è del tutto consapevole di essersi autoesiliato in sede impedita e che egli stesso è quell’unico papa di cui parla da nove anni senza spiegare quale. Questo aspetto cozza contro l’idea dell’errore sostanziale. In parte, però, è vero che lui volesse sdoppiare il papato, ma in un papa legittimo e in uno illegittimo: questa è la chiave per capire tutto. “Una “sorta” di ministero allargato, dice Mons. Gaenswein, e ha ragione: un luogo teologico simile a quello che legò Cristo con Giuda, nient’affatto un improbabile status canonico.

2)La sede impedita non può essere dichiarata per sua stessa natura, come una persona sequestrata non può dichiarare il proprio sequestro a meno di non utilizzare un linguaggio sottile, vedasi l’esempio di Jeremiah Denton QUI . La sede impedita c’è di fatto.

3) Il diritto dinastico tedesco, il Fürstenrecht, è solo una scomposizione giuridica fra titolo dinastico e legittimità all’esercizio del potere, non prevede per forza “finte reggenze”. Questo ci è stato confermato da uno dei circa 5 esperti di diritto dinastico al mondo, il dott. Andrea Borella, editore dell’Annuario della Nobiltà italiana. La dicotomia munus/ministerium è uno strumento che Benedetto ha impiegato perfettamente, collegandolo al canone 412 sulla sede impedita, e vedremo come.

Docherty: "Ho tentato di comunicare privatamente su questo argomento e ho trovato le risposte carenti. Da allora sono stati resi pubblici diversi saggi, quindi non sto violando alcuna confidenza. Recentemente, Coffin ha pubblicato la traduzione in inglese della lettera aperta di Cionci ad Ann Barnhardt e al dottor Mazza. Rispetto molto tutti coloro che partecipano a questa battaglia con integrità. Ammetterò pienamente di avere torto se le mie domande possono trovare una risposta ortodossa, ma anche un modo che si adatti alle prove a disposizione. Ciò che non possiamo accettare è il ragionamento circolare o "l'elemosina della domanda...". Non possiamo accettare risposte del tipo "la tua affermazione è ovviamente errata perché la mia premessa di base è quella vera". Non sono qui per attaccare nessuno, sono qui per attaccare gli argomenti. In realtà, non sto nemmeno offrendo contro-argomentazioni, perché siamo d'accordo su gran parte delle prove a disposizione. Sto semplicemente sottolineando le conseguenze logiche, se le loro argomentazioni e conclusioni sono corrette. Cominciamo dunque".

Risposta. Un ottimo approccio che condivido, specifico però che il sottoscritto non ha ricevuto comunicazioni private da parte Sua prima di ieri.

Io ho scritto che la Vostra premessa di base dell’errore sostanziale - cioè quella secondo cui  Benedetto volesse per forza abdicare - è quantomeno obsoleta, sebbene avesse dei motivi logici. Ma questa affermazione non è uno sciocco pregiudizio, bensì la considerazione finale dopo tutta la trattazione canonica sull’impedimento e sul Codice Ratzinger. Solo dopo 2 anni e 200 articoli ho capito che la Declaratio non è una rinuncia scritta male, ma una perfetta dichiarazione con cui Benedetto annunciava un autoesilio in sede impedita.

Diciamo che io ho proposto – dimostrandolo, ritengo - un upgrade di una vostra teoria che, vista dal punto di vista corrente, aveva una sua logica e molto di vero, ma che ora risulta, temo, obsoleta.

Docherty, prima domanda: "Se Papa Benedetto ha eseguito le sue non dimissioni (questione grave) con piena consapevolezza e piena intenzione, come mai non è in stato di peccato mortale per averlo fatto? Le tre condizioni sono state soddisfatte (materia grave, piena conoscenza, piena ascesa della volontà). Un pontefice valido, incoronato da Cristo stesso, mette in atto uno dei più grandi inganni della storia della Chiesa, ed è un brillante stratega per farlo? Com'è possibile? Se Dio può permettere e permette che dal male nasca il bene, non perdona mai che si faccia il male nella speranza di un buon risultato. Dio non fa "il fine giustifica i mezzi", mai. E anche se Papa Benedetto avrebbe potuto teoricamente andare a confessarsi la sera del 28 febbraio 2013, non avrebbe potuto ricevere un'assoluzione valida, perché un'assoluzione valida richiede un fermo proposito di emendarsi, e nei casi in cui l'effetto di certi peccati può essere rettificato, allora la rettifica è una componente necessaria della penitenza. In questo caso egli persiste nel peccato mortale, NOVE ANNI dopo. Il che ci porta a...".

Risposta. Di fronte a questa obiezione, che mi è stata rivolta spesso, cito un fatto di cronaca abbastanza recente. Una donna che era sequestrata e picchiata dal convivente, un giorno, per chiedere aiuto senza insospettire l’energumeno, ordina la pizza per telefono, ma chiama, in realtà la Polizia. Gli agenti capiscono che c’è qualcosa che non va e inviano una macchina per arrestare il violento. Spero non vi seccherete per l’ironia, ma secondo il criterio della domanda, la signora in questione sarebbe colpevole di aver detto una bugia al convivente e di aver preso in giro i poliziotti. Potremmo anche dire che una persona rapita, se riesce a lanciare dei bigliettini dalla macchina in cui è rinchiuso sarebbe colpevole di comportamento sleale verso i suoi rapitori?

Per comprendere bene quanto è successo, bisogna capire il contesto in cui Benedetto, legittimo papa, è stato costretto a togliersi di mezzo dai poteri forti e dalla fronda interna della nota Mafia di San Gallo, anche con un progetto di assassinio (il Mordkomplott venuto fuori con Vatileaks).

Mi sembra molto arduo sostenere che papa Benedetto abbia potuto commettere un peccato mortale nel salvare genialmente la Chiesa e il papato da un’orribile aggressione apostata interna attraverso il proprio sacrificio: peraltro, l’autodifesa è assolutamente contemplata dalla dottrina cattolica e lui come papa aveva il dovere assoluto di difendere la Chiesa.

Ma la cosa più straordinaria, come ho esposto in diversi articoli, è che tutto questo è avvenuto nel più mite candore, nella più trasparente e pura semplicità, nell’aderenza più totale all’esempio di Dio. Infatti, Benedetto XVI ha “indotto in tentazione”, come nel significato corretto del Padre Nostro, ha “messo alla prova”, testato la fede e la fedeltà dei cardinali a lui ostili. Infatti, non c’è nulla di ingannevole o di moralmente illecito nella Declaratio: letta nel più puro significato latino e canonico, è una semplice, legittima dichiarazione con cui lui rinuncia a esercitare il ministerium, il potere pratico. Punto. Lui ha incrociato le braccia perché non poteva più lavorare, non ha affatto rinunciato al suo titolo. Il resto lo hanno fatto gli altri.

Bisogna leggere molto attentamente la corretta interpretazione della Declaratio QUI. Benedetto avverte persino che “attenzione, vi ricordo che il prossimo papa (ancora di là da venire) dovrà essere eletto da “coloro a cui compete”, cioè solo dai veri cardinali. Infatti, se oggi si andasse a un conclave con i 70 falsi cardinali nominati da Bergoglio, verrebbe eletto un altro antipapa. Non fa una piega.

La Declaratio è, quindi, una semplice dichiarazione, non è una Renuntiatio e nulla nella spiegazione letta quel giorno dal card. Sodano, a caldo, fa ritenere che si sia trattato di un’abdicazione. Questa visione è del tutto NOSTRA, imposta dal mainstream e dal frettoloso annuncio stampa della giornalista Giovanna Chirri. Ecco perché vi dico che bisogna assolutamente cambiare il paradigma iniziale: non era affatto una rinuncia al papato scritta male, ma un candido, sottile e perfetto annuncio di autoesilio in SEDE IMPEDITA. I cardinali, sia quelli fedeli, che quelli infedeli non hanno capito. I golpisti hanno però afferrato il primo atto che odorasse di dimissioni e si sono scismati da soli. Benedetto, mite come un agnello, si è fatto detronizzare de facto, non de iure. Ratzinger non è indietreggiato davanti ai lupi, ha fatto “un passo di lato”, si è scansato, e quelli sono finiti da soli nella trappola, a causa della loro avidità e apostasia.

Peraltro, se Benedetto si fosse fatto eroicamente uccidere, come molti contestano, il conclave successivo sarebbe stato valido e Voi avreste oggi Bergoglio legittimo papa, o forse (se non proprio lui, vista l’assistenza dello Spirito Santo) un altro modernista non molto migliore. Sarebbe stato meglio? Rimanendo in vita, in prigionia, Benedetto ha fatto sì che il conclave che ha eletto Bergoglio fosse del tutto invalido, non-sanabile da alcuna Universalis Ecclesiae Adhaesio in quanto questa potrebbe sanare solo irregolarità in un conclave valido, convocato a papa morto o regolarmente abdicatario. Ma quello del 2013 non lo è. Quindi, papa Ratzinger ha fatto pulizia una volta per sempre nella Chiesa: un’occasione irripetibile. Peraltro, ho illustrato come Benedetto nei nove anni successivi sia sempre riuscito a dire la verità, sottile, trasparente ed essenziale attraverso il metodo del Codice Ratzinger. Uno stupefacente miracolo della lingua e dell’intelligenza.

Domanda numero due: "Se Papa Benedetto ha messo in atto il suo grave inganno intenzionale per salvare la Chiesa dai lupi, che ne sarà dei fedeli? Non una parola da parte di Benedetto sull'apostasia del suo "successore" che tutto il mondo pensa sia Papa? Questo è il peccato mortale più grave dello SCANDALO. Benedetto ha intenzionalmente (secondo la loro teoria) indotto un miliardo di anime a credere che un apostata eretico, blasfemo e adoratore di demoni sia il vero papa dell'Unica Vera Chiesa. Quante persone sono state sviate, hanno accettato l'eresia e il peccato facile e sono andate alla loro ricompensa eterna in queste condizioni? Ve lo dico io: 70 MILIONI. Ecco quanti cattolici sono morti negli ultimi nove anni e due mesi. Papa Benedetto (secondo la loro teoria) se ne sta intenzionalmente seduto, accarezzando il suo gatto, sapendo di essere ancora l'unico vero Papa, sapendo che Bergoglio è un antipapa, perfettamente felice di avere 70 milioni di anime che vanno al loro Giudizio particolare pensando che Bergoglio sia Papa e che il suo magistero sia autentico. Se è così, questa è una terribile prova della generosa misericordia di Dio, e rende Benedetto un mostro.

A parte questo, ammetto, e questo è un elogio senza senso, ma sappiamo che Benedetto Ratzinger è capace di ingannare. Perché? Perché è stato il cardinale Ratzinger, in qualità di capo della CDF, ad autorizzare la falsa notizia dell'annuncio del 13 maggio 2000 da parte del cardinale Sodano del vero Terzo Segreto di Fatima. Un inganno totale, che curiosamente ha implicazioni dirette in ciò che stiamo discutendo qui. È curioso. C'è stata anche quella volta che ha affermato di essere stato costretto a continuare a indossare il bianco papale perché non erano disponibili altri colori".

Risposta. Come già affermato, la Declaratio non è stato affatto un inganno, ma una eroica, candida, sincera, geniale scelta auto-sacrificale imposta dalle condizioni mortali per lui stesso e per la Chiesa. Scrive Benedetto al card. Brandmüller nel 2017:  “Se Lei conosce un modo migliore e quindi ritiene di poter censurare quello che ho scelto, La prego di parlarmene”. QUI 

Quanto all’anima di quei 70 milioni di persone,  caro Mr. Docherty, invidio la Sua possibilità di sapere che destino esse abbiano avuto, perfino offrendo un dato statistico. Mi pare di ricordare però che, nella dottrina cattolica, nessuno è in grado di sapere cosa deciderà Dio in merito a ognuno di noi.  C’è poi da considerare la dottrina del Supplet Ecclesia, ovvero il fatto – del tutto logico – che se le persone in buona fede hanno dato retta a Bergoglio o hanno partecipato ai sacramenti in comunione con lui, Dio legge esattamente nei loro cuori, salva la loro pura intenzione e la legittimità dei sacramenti e considera il grado relativo di buona fede o malafede da essi raggiunto. 

Il suo discorso sul rischio per le anime, peraltro, potrebbe essere applicato a Pio VII accusandolo di aver abbandonato i romani e i cattolici quando è stato sequestrato e deportato da Napoleone.  Oppure a tutti quei legittimi papi che sono stati spodestati e combattuti da antipapi.

Io non penso che Benedetto abbia messo a rischio alcuna anima, penso però che certamente abbia posto i cattolici davanti a un bivio finale: o con Cristo o contro Cristo. Questa è una guerra antipapale totale e lo schieramento antiusurpazione è purtroppo diviso. Peraltro, nell’arco di nove anni, Benedetto è riuscito a continuare a insegnare le verità di fede e a salvare la situazione con libri, interviste che hanno fermato le demolizioni più patenti di Bergoglio.  Con il Codice Ratzinger, di cui parleremo più avanti, ha anche urlato la sua prigionia, ma in pochi hanno avuto “orecchie per intendere”.  Lui stesso dice, nel 2016, rispondendo alla domanda di Seewald: “Come ha potuto giurare fedeltà a Francesco?”., risposta. “Il papa è il papa, non importa chi sia”: mentre ci dice che non ha mai giurato obbedienza a Bergoglio, ci segnala anche amaramente che non importa a nessuno chi sia il vero papa.

Benedetto si è comportato esattamente come un vero katechon e, se non fosse per il muro di gomma opposto dall’informazione mainstream, il Codice Ratzinger sarebbe stato divulgato al mondo già due anni fa.  Peraltro, come ho dimostrato QUI, Benedetto XVI non ha MAI elogiato Bergoglio, nonostante quello che si è voluto credere, e ha rifiutato perfino di leggere gli 11 volumi della sua “teologia” con una lettera clamorosa, adducendo umoristicamente il fatto a non meglio specificate “ragioni fisiche” (nausea?).

Un giorno si capirà lo sforzo eroico che papa Benedetto ha condotto per continuare a salvare la fede e i fedeli pur dalla sua situazione tragicamente critica. Nulla è come appare.

Quanto a Fatima, l’argomento meriterebbe una trattazione a parte, anche perché apre uno spiraglio su quanto mi accingo a studiare, ovvero il cosiddetto “proto-Codice Ratzinger,” cioè tutto il linguaggio perfetto con cui lui ha fatto “contenti e canzonati” i modernisti per decenni, annunciando a livello essenziale una fede esplosivamente tradizionale. (Di questo tratterò in altro articolo).

Se Lei legge il comunicato di allora QUI non c’è scritto da nessuna parte, in modo esplicito, che il Terzo Segreto si riferiva all’attentato a Giovanni Paolo II. Ma bisogna leggere bene per capire cosa c’è scritto e – soprattutto - cosa NON c’è scritto. C’è solo la descrizione di un fatto, ovvero che papa Wojtyla dedicò la pallottola alla Madonna di Fatima. Punto. Leggete voi da qualche parte che il Terzo Segreto si riferiva in modo univoco a quell’espisodio? Benedetto ha sempre dato ai modernisti modo di leggere ciò che essi volevano, cose che lui non ha mai scritto.

Anche sull’abito bianco, Lei mi invita a nozze. (diciamo in italiano).  Si tratta di uno dei più umoristici Codici Ratzinger. 

Ecco la famosa risposta di papa Ratzinger al vaticanista Tornielli del 2016:

«Il mantenimento dell’abito bianco e del nome Benedetto  è una cosa semplicemente pratica. Nel momento della rinuncia non c’erano a disposizione altri vestiti. Del resto porto l’abito bianco in modo chiaramente distinto da quello del Papa».

Benedetto avrebbe mantenuto l’abito bianco perché, in nove anni non si è trovato in tutta Roma un sarto ecclesiastico che potesse approntare all’”ex papa” una talare nera, rossa o viola, diversa da quella bianca? Abbastanza ridicolo, non trova? L’unica interpretazione non può, quindi, essere che questa: mantenere l’abito bianco e il nome era la cosa più pratica che si potesse fare, dato che rinunciando fattualmente al ministerium Benedetto XVI restava IL Papa. Ecco perché non potevano esserci a disposizione altri vestiti che non fossero quelli bianchi, da papa: non c’è una talare specifica per un papa autoesiliatosi in sede impedita, ma comunque lui porta l’abito bianco chiaramente distinto da quello che è il tipico abito da Papa, cioè privo di mozzetta e fascia.

Quindi vi prego: attenzione a dare al Santo Padre dell’ingannatore, anche perché, in ottica di fede, egli è assistito dallo Spirito Santo. E’ rischioso come ritenere Bergoglio vero papa e assistito dallo Spirito Santo.

Domanda 3: "Che cosa, esattamente, Benedetto ha dimesso (o intendeva dimettere) quando ha letto la Declaratio? È chiaro dal testo che intendeva rassegnare le dimissioni, lasciando da parte la questione dell'efficacia o meno delle stesse. Nella frase chiave del documento, egli sta chiaramente rassegnando, o intendendo rassegnare, QUALCOSA. Guardate l'inglese, guardate l'originale latino o guardate il video. "Rinuncio al ministero"... anche se possiamo discutere se le parole abbiano o meno avuto effetto, non possiamo affermare che non le abbia pronunciate. Il diritto canonico ci chiede di rispettare il significato delle parole, il contesto e la mente del legislatore:

Can. 17. Le leggi ecclesiastiche devono essere intese in accordo con il significato proprio delle parole considerate nel loro testo e contesto. Se il significato rimane dubbio e oscuro, si deve ricorrere a luoghi paralleli, se ce ne sono, allo scopo e alle circostanze della legge, e alla mente del legislatore".

Risposta. Si comprende bene in Ein Leben, di Seewald: anche nella versione tedesca la parola Abdankung – abdicazione, è riferita solo a Celestino V e agli altri papi che hanno realmente abdicato. Per Ratzinger si trova solo la parola Rücktritt – dimissioni - ritiro.

Benedetto intende “dimissioni” come “ritiro fattuale dall’esercizio attivo del potere”, non come abdicazione. Proprio perché le sue forze sono venute meno, egli non riusciva più a governare, per l’ammutinamento interno della Curia e, costretto ad abdicare, ha invece rinunciato a esercitare il potere entrando in sede impedita. E’ una rinuncia fattuale, de facto, non de iure. Il fatto che usi il termine “rinuncio” non ha alcun significato canonico, come non lo avrebbe se dicesse “rinuncio a portare la papalina”. Tutta la Declaratio non ha ALCUNA ACCEZIONE CANONICA (la sede impedita non può essere dichiarata giuridicamente), è solo una semplice dichiarazione con cui Benedetto ha lasciato VUOTA la “sede (fisica) di Roma, la sede di San Pietro”. Infatti solo la Sede apostolica ha personalità giuridica per essere lasciata vacante. Tanto che il 28 febbraio prende l’elicottero e lascia la sede fisica vuota. E’ come un professore che, a causa dell’anarchia chiassosa dei suoi studenti dichiari: “Rinuncio a insegnare”. Esce dalla classe e si mette a fumare in cortile. Secondo voi, per questo ha firmato le sue dimissioni legali dal posto di lavoro?

Infatti, egli non ha mai ratificato giuridicamente una impossibile rinuncia al ministerium dopo le 20.00 del 28 febbraio 2013: per il diritto canonico non si può separare il ministerium mantenendo il munus a meno che questo non avvenga DI FATTO, appunto, causa sede impedita. E Ratzinger lo spiega benissimo con l’esempio del papa medievale Benedetto VIII, nella frase “Nessun papa si è dimesso per mille anni e anche nel primo millennio è stata un’eccezione”. Egli dice: mi sono dimesso dal ministerium come quel papa che, nel primo millennio, perse il potere pratico scacciato da un antipapa.

Quarta domanda: "Poiché lo gnosticismo è un'eresia, come possono i fedeli accostarsi al "Codice Ratzinger" in modo ortodosso? Le prove della teoria dell'errore sostanziale sono sotto gli occhi di tutti, non solo di chi ha occhi per vedere, se capite cosa intendo. Siamo tutti d'accordo sull'evidenza visiva; anche un bambino di cinque anni potrebbe vederla. Sappiamo tutti che gli ulteriori scritti di Benedetto, e le sue parole nelle interviste di Seewald, indicano qualcosa di diverso da ciò che è comunemente accettato, ma questo è evidente dal significato effettivo delle sue parole, non da parole in codice. Dire che i comuni fedeli laici devono avere accesso a un codice segreto per discernere chi è il vero Papa sembra... piuttosto problematico. Implicare che la conoscenza di questo codice segreto sia necessaria per trovare e seguire la vera Chiesa e raggiungere la propria salvezza è... capite cosa intendo. Come affrontare la questione in modo ortodosso?".

Risposta. Domanda originale e interessante, ma vogliamo dire che la signora che chiama la Polizia ordinando la pizza stava proponendo qualche arcano numerologico agli agenti?

Vogliamo dire che Jeremiah Denton, quando sbatteva le palpebre compitando in Morse la parola TORTURE stava attingendo alla sapienza misterica di Ermete Trismegisto?

Lei cita un bambino di cinque anni; io, dopo aver consultato uno dei più grandi pedagogisti italiani, il dott. Daniele Novara, e dopo aver effettuato un reale esperimento, posso affermare che un bambino di otto anni è capace di comprendere il seguente indovinello: la mamma dice a Luigino: “Hai rubato tu la marmellata o tuo fratello”? E Luigino risponde “è stato uno di noi due”. Anche un bambino di otto anni comprende che Luigino ha qualcosa da nascondere. Allo stesso modo, Benedetto ripete dal 2013 che “non ci sono due papi, il papa è uno solo”, ma non spiega mai quale dei due: secondo voi si tratta di qabbalah o di qualcosa di marchianamente evidente e alla portata della più ingenua intelligenza?

Benedetto, nella sua comunicazione dalla prigionia, si rivolge – nei limiti consentiti dal suo status impedito - tanto a bambini di otto anni, quanto a persone di media istruzione e superficialmente informate, (“ho scritto la Declaratio in latino per non commettere errori”), quanto a colti cardinali (lettere al card. Brandmueller) perfino a raffinati enigmisti (rompicapo della Mozzetta rossa). In alcuni casi, nei cosiddetti “messaggi a km 0”, non c’è neanche da sforzarsi.

Per esempio, la lettera del 13 novembre 2021 in risposta a una fedele, tramite la Segreteria di Stato, Benedetto fa scrivere così al funzionario: 

“Gentile Signora,

il Papa emerito Benedetto XVI ha accolto la cortese lettera con la quale ha voluto indirizzargli espressioni di filiale affetto. Riconoscente per i sentimenti di devozioni manifestati, il Sommo Pontefice incoraggia a rivolgere con sempre maggiore fiducia lo sguardo al Padre celeste”.

Il papa emerito è, dunque, il Sommo Pontefice: sono infallibilmente la stessa persona che ha apprezzato la lettera affettuosa della fedele.

Altro messaggio chiarissimo è contenuto in “Ultime conversazioni” di P. Seewald (2016), una vera miniera, che vi invito a rileggere, soprattutto nei capitoli II e III.

Domanda del giornalista: “Uno s’immagina che il papa, il vicario di Cristo sulla Terra, debba avere un rapporto particolarmente stretto, intimo, con il Signore”.

Risposta di papa Ratzinger: “Sì, dovrebbe essere così, e non è che IO abbia la sensazione che Lui sia lontano.

Sillogismo retorico. Benedetto accoglie le premesse della domanda: lui è il papa e il Vicario di Cristo. Se il papa è uno e se fosse Francesco, come potrebbe mai dire una cosa del genere?

Comprende bene che questi messaggi sono alla portata di tutti, come si fa a ipotizzare la necessità di un sapere alchemico o di un approccio gnostico per decodificarli?

Il Codice Ratzinger non ha assolutamente nulla di gnostico perché è fondato sulla Logica, sul verbo, il linguaggio, l’intelligenza razionale. Siamo esattamente agli antipodi rispetto allo gnosticismo.

Vi dirò di più: ho scoperto che il codice Ratzinger non è altro che il Codice di Gesù, ovvero quel particolare stile di comunicazione, apparentemente oscuro, con cui Cristo parlava ai suoi nemici. QUI 

I Suoi discepoli, lo commentano così: «Questo linguaggio è duro, chi può intenderlo?» (Gv 6,60).

Anfibolie, fraintendimenti iniziali, riferimenti alla Scrittura. Un esempio: quando Cristo parla alla Samaritana di acqua viva, intendendo anfibologicamente l’acqua sorgiva o l’acqua della salvezza, vogliamo forse dire che era gnostico? Allo stesso modo, Benedetto ammette di aver “rinunciato validamente al proprio ministero”, sì, ma quale? Il ministero-munus o il ministero-ministerium? Perché entrambi gli enti sono tradotti con la stessa parola “ministero”.

Per non parlare del suo straordinario discorso per il 65° di sacerdozio, dove si riferisce alla parola “Eucharistomen”, con cui spiega come egli renda grazie per tutto il male e la sofferenza subita trasformandola, come Gesù, in benedizione. Lo stesso principio per cui scriveva in proto-Codice Ratzinger che bisognava guardare “con gratitudine” al Concilio. In ottica di fede, ma non solo, si può “essere grati” anche per una sofferenza o una sventura, che ha temprato e messo alla prova la fede, e portato frutti migliori. Solo chi ha orecchie per intendere e occhi per vedere si incuriosisce, approfondisce e alla fine capisce.

Ecco perché il Codice Ratzinger è uno strumento di “conversione”: porta i lettori a uno stato più profondo di coscienza e li riconcilia con il Logos (e con il papa). Sotto il velo di parole apparentemente incoerenti c’è una realtà perfettamente logica, chiara, che svela una verità straordinaria, escatologica, rimasta oscura tanto ai modernisti quanto agli iper-tradizionalisti. Quindi non c’è assolutamente nulla di lasciato all’intuito, a conoscenze misteriche o irrazionali, ma è espressione totale e “fiammeggiante” del Logos. Peraltro, voglio dire, in questi nove anni non è che si siano occupati della Magna Quaestio solo persone con la licenza di scuola elementare. Ci sono fior fiore di intellettuali, di canonisti, di vaticanisti, di ecclesiastici che avrebbero dovuto avere i mezzi intellettuali per capire tutto già da un pezzo. Ancora lo scorso febbraio, benedetto salutava i suoi aficionados con la benedizione apostolica, esclusiva del papa regnante. Quel povero papa sta lanciando razzi di segnalazione a raffica, ma nessuno lo ascolta.

Il problema è il blocco psicologico-ideologico-emotivo, come spiega papa Ratzinger in uno dei suoi più commoventi codici Ratzinger al card. Brandmüller : “Il dolore in alcuni si è trasformato in rabbia, che non riguarda più solo le dimissioni (Rücktritt), ma si sta espandendo sempre più verso la mia persona e il mio pontificato nel suo insieme”.

Come legge, è una questione che va esplorata a fondo per capire bene. Io vi ho già dedicato in lingua inglese due lettere e un’intervista sottotitolata.

Vi prego: torchiatemi pure con domande, obiezioni e contestazioni. Ho già tradotto molti articoli in inglese. Citatemi gli episodi che non vi convincono. Ho già analizzato quasi tutto e ne ho scoperto lo straordinario significato reale, non perché io sia particolarmente intelligente, ma perché ho compreso, grazie all’aiuto di tanti specialisti, la chiave del Codice Ratzinger, tanto che oggi perfino molti comuni lettori italiani e tedeschi mi scrivono individuando tali comunicazioni, spesso con grande acume. Bisogna solo farci la mano. Non è una cosa che si capisce in due minuti: io ci ho messo due anni, 800 ore di lavoro e 200 articoli, più un libro di 340 pagine di prossima uscita.

Grazie per le cortesi e interessanti domande, resto a Vs. disposizione per qualsiasi chiarimento.

Andrea Cionci

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