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“Buonanotte!”. Codice Ratzinger sull'ora “romana” della sede impedita di Benedetto XVI: Francesco non è il papa

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Una “soffiata” direttamente dalla Curia ci ha permesso di venire a capo dell’ultimo, straordinario messaggio in Codice Ratzinger che il vero papa, Benedetto XVI, ci ha lasciato il 28 febbraio 2013, accomiatandosi dal palazzo apostolico di Castel Gandolfo prima di autoesiliarsi in sede impedita. Instaurava così quel “pontificato d’eccezione” (Ausnahmepontifikat) di cui parlava Mons. Gänswein e che il canonista Guido Ferro Canale aveva ben intuito come riferito allo stato di sospensione dell’ordinamento giuridico nella Chiesa QUI  .

Come sempre avviene per i messaggi in Codice Ratzinger, ci sono DUE PIANI DI LETTURA: il primo è quello superficiale, buono per i non credenti, gli indifferenti e tutti coloro che detestano papa Benedetto, modernisti, o tradizional-sedevacantisti che siano. C’è sempre, tuttavia, qualche incoerenza che incuriosisce chi “ha orecchie per intendere”, come abbiamo visto QUI  e che spinge a far lavorare il Logos, la ragione che scopre la verità.

La prima apparente assurdità era stata individuata dallo scrivente il 18 dicembre scorso nell’inversione dei termini del titolo pontificale QUI . “Dalle otto di sera non sarò più pontefice sommo”, disse il papa, ma il titolo è indiscutibilmente “Sommo Pontefice”.

Difficile che il papa sbagli il proprio titolo: il significato della frase non è quindi “non sarò più il papa”, ma “non sarò più il pontefice al sommo grado, nel posto più importante, perché ce ne sarà un altro più in vista di me”, e illegittimo, perché, come abbiamo visto, Benedetto, non ha mai abdicato in quanto ha rinunciato in modo differito al ministerium e non in modo simultaneo al munus. QUI  Avete mai sentito qualche canonista contraddirci? Non ci ha smentito nemmeno il Santo Padre Benedetto, quando ci ha onorato di una sua risposta QUI  .

Ma a confermare definitivamente (e splendidamente) questa oggettiva realtà canonica, è la seconda apparente incoerenza nel discorso di Castel Gandolfo: papa Benedetto salutava i fedeli dicendo: “Buonanotte!”.

Alle 17.30, IN PIENO POMERIGGIO? Come è possibile?

Sulle prime, pensavamo che fosse un riferimento al “black out antipapale” che avrebbe oscurato la Chiesa - e ci sta pure - ma la questione è estremamente più precisa e geniale.

Per scoprirla era necessario un primo input arrivato l’11 febbraio da un lettore, che ci ha scritto all’email dell’inchiesta [email protected]: “Un prete della Curia mi disse che Benedetto ha salutato i fedeli non per caso da Castel Gandolfo. Non mi disse altro, invitandomi a riflettere. Così ho notato che, sopra il balcone del palazzo papale c'è un evidente orologio romano, che è diverso dai nostri comuni orologi”.

Dunque, in Vaticano ci sono pur dei religiosi che sanno già tutto, o che hanno capito da soli.

Il secondo input è arrivato il 30 marzo da un altro lettore, G.P.: “L’orologio sul balcone è «alla romana» …  Considerando l’antico orario pontificio, quel «buonanotte»  è perfettamente logico”.

Abbiamo così approfondito la questione insieme a C.D.C., esperto cultore di Roma: l'orologio romano, introdotto nello Stato Pontificio fin dal XIII secolo, faceva iniziare il giorno successivo non alla mezzanotte, ma mezz’ora dopo il tramonto, dividendo le 24 ore in 4 cicli di 6 ore ciascuno. Fu Pio IX che abbandonò definitivamente il sistema nel 1847 per adeguare l’ora di Roma a quella “napoleonica”, diffusa in tutto il mondo e che usiamo oggi.

Insomma, il sistema pontificio tradizionale è una specie di ALTRO FUSO ORARIO che giustifica perfettamente il “Buonanotte!” di papa Benedetto XVI. Secondo l’ora romana, infatti, le 17.30 di quel 28 febbraio 2013 erano le 23.30 “romane”, per cui l’augurio del papa era del tutto appropriato. Questa è la CHIAVE per scoprire che Benedetto stava considerando un altro fuso orario per fornirci, così, un dirompente messaggio logico-canonico.

Seguiteci con attenzione.

Con la Declaratio in latino dell’11 febbraio 2013, Benedetto usa il sistema orario nostrano, di eredità napoleonica, a 24 ore: “Dichiaro di rinunciare al ministero (ministerium) di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, […] in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà VUOTA  (e non VACANTE, come da corretta traduzione del verbo vacet QUI)”. 

Ed ecco QUI il discorso di commiato che il papa pronuncia da Castel Gandolfo alle  17.30 del 28 febbraio (23.30, ora  romana).

“Cari amici, sono felice di essere con voi, circondato dalla bellezza del creato e dalla vostra simpatia che mi fa molto bene. Grazie per la vostra amicizia, il vostro affetto. Voi sapete che questo mio giorno è diverso da quelli precedenti; non sono più pontefice sommo della Chiesa cattolica: fino alle otto di sera (13.30 del 1° marzo, ora romana) sarò ancora, poi non più. Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra. Ma vorrei ancora, con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con la mia riflessione, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune e il bene della Chiesa e dell’umanità. E mi sento molto appoggiato dalla vostra simpatia. Andiamo avanti insieme con il Signore per il bene della Chiesa e del mondo. Grazie, vi imparto adesso con tutto il cuore la mia Benedizione.

Ci benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo. Grazie, BUONA NOTTE! Grazie a voi tutti!”

Attenzione: le “otto di sera” di cui parla Benedetto (non dice sta-sera), secondo l’ora romana, sono le 13.30 del 1° marzo. Papa Ratzinger dichiara quindi che non sarà più “pontefice sommo” dalle 13.30 del 1° marzo e non, come tutti pensano, che smetterà di essere Sommo Pontefice dalle 20.00 nostrane del 28 febbraio. E TUTTO TORNA. Infatti, nella tarda mattinata del 1° marzo, il cardinal decano Angelo Sodano fa partire QUI la LETTERA DI CONVOCAZIONE DEL NUOVO CONCLAVE (illegittimo) che eleggerà l’usurpatore. Così, dopo le 13.30, Benedetto può considerare a buon diritto la propria sede del tutto impedita dato che i cardinali hanno appena iniziato i lavori per eleggere abusivamente un altro papa, mentre lui è  vivente e regnante.

Per semplificare: tutto il mondo ha creduto che papa Benedetto rendesse la “SEDE APOSTOLICA” VACANTE abdicando a partire dalle ore 20.00 del 28 febbraio.

Ma è SBAGLIATO: dato che la rinuncia al ministerium non può giuridicamente produrre sede apostolica vacante, la SEDE DI ROMA, la SEDE DI SAN PIETRO fu semplicemente lasciata VUOTA (vacet), per le 20.00 avendo, infatti, Benedetto abbandonato Roma già intorno alle 17.00. 

Notare che papa Ratzinger, nella Declaratio, non usa il termine “sede apostolica” perché questa è l'ente dotato di personalità giuridica preposto al governo della Chiesa cattolica. Infatti, solo la sede apostolica può essere giuridicamente vacante, mentre la sede di San Pietro o di Roma no: sono espressioni inedite che indicano semplicemente il luogo fisico. Non esiste la "sede di Roma o la sede di San Pietro vacante”.

Ma da Castel Gandolfo, papa Benedetto ci ha detto, con il riferimento al sistema orario romano, da quale ora sarebbe entrato, di fatto, in sede apostolica IMPEDITA, cioè dopo le 13.30 del 1° marzo, quando giustappunto il cardinal decano avrebbe convocato il nuovo pseudo-conclave per eleggere un altro pontefice – illegittimo - che avrebbe preso il posto di papa Benedetto, il quale, non più pontefice sommo, “al massimo posto”, sarebbe divenuto l’”emerito”, (da emereo) cioè colui che, nonostante l’impedimento, HA DIRITTO di essere papa.

Perché il Santo Padre ha parlato così sottilmente col riferimento all’ora romana? Perché era appunto impedito, oppresso, sotto minaccia, e una persona, in tale situazione, ovviamente non può chiedere apertamente aiuto.

E così, si spiega PERFETTAMENTE anche il resto del discorso di saluto: “Voi SAPETE che questo mio giorno è DIVERSO da quelli precedenti”: tutti “sapevano”, cioè avevano l’informazione, potevano vedere l’orologio romano sopra la sua testa. Anche se c’era la luce, per l’orario romano era quasi notte: un giorno “diverso”.

“Mi sento appoggiato dalla vostra SIMPATIA”: da syn + pathos che, nel suo significato etimologico, significa “soffrire con”.

“Vorrei ancora lavorare”: vorrei continuare a esercitare il potere pratico papale, ma non posso perché sono impedito.

 “Andiamo avanti con il Signore”: il pontificato va avanti, ma in stato di sofferenza, di prigionia.

A questo punto, sorgerà un’obiezione: ma secondo l’ora nostrana, il discorso di Benedetto poteva essere un vero commiato per una vera abdicazione?

NO, MAI. In primis, perché l’abdicazione doveva comportare una rinuncia simultanea al munus e non al ministerium in modo differito. Poi, perché Benedetto saluta tutti PRIMA dell’ora X, alle 17.30, ma dopo le 20.00, non ratifica niente. E, del resto, non avrebbe mai potuto farlo perché non si può ratificare giuridicamente una rinuncia al ministerium separandolo dal munus, come ammette lo stesso canonista vaticano Mons. Sciacca QUI . La rinuncia al ministerium, al potere pratico, può essere solo FATTUALE, appunto come avviene esattamente nella SEDE IMPEDITA.

Quindi, sia dalla prospettiva dell’orario napoleonico, che romano, papa Benedetto ci dice la stessa cosa. EGLI è IN SEDE IMPEDITA ED E’ L’UNICO PAPA REGNANTE, che infatti conserva il munus, l’investitura di origine divina.

E questo cosa comporta? Sono dunque solo “legalismi clericali”, o “chiacchiericcio” QUI , come ripete Mons. Bergoglio, eludendo costantemente la questione? Non proprio. Se siete cattolici, sappiate che il munus lo concede Dio stesso, Francesco non lo ha, quindi è antipapa, pertanto non è stato eletto con l’assistenza dello Spirito Santo, né è assistito dalla Terza Persona trinitaria nell’insegnamento ordinario, come da art. 892 del Catechismo. (Le regole non le abbiamo fatte noi).

Ergo, c’è un miliardo e 285 milioni di fedeli che stanno seguendo una specie di Pifferaio di Hamelin, un vescovo usurpatore che non offre la minima garanzia come custode della fede. E fra Pachamame, fratellanze universali e devastazioni dottrinali, non è che occorra una laurea in teologia a Tubinga per capirlo.

Se siete laici, sappiate che un capo di stato con diretta influenza su quel miliardo e rotti di persone ha preso il potere con un golpe e ha dichiarato esplicitamente la propria volontà di costruire un nuovo ordine mondiale (Intervista a La Stampa del 13 marzo 2021).

Da entrambi i punti di vista, laico e cattolico, l’antipapato in corso comporterà squilibri, imposture e danni colossali di cui faremo le spese tutti.  

Poi se il Codice Ratzinger è troppo faticoso da capire, e molti continueranno a preferire “papa Francesco” perché “è buono”, “uno di noi” e indossa il grembiule da pizzaiolo QUI , facciano pure.

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