Ultimo codice Ratzinger del vero papa Benedetto XVI, ma pochi capiscono per la “Potenza d'inganno“
Pestilenza, Guerra e ora Carestia. Se non vogliamo considerare la Morte, pure già presente nella voluttuosa orgia abortista-eutanasista di questi ultimi anni, tre dei Quattro Cavalieri sembrano essere già arrivati al galoppo. Tuttavia, in questi drammatici frangenti, il vero papa, il papa emerito, torna a comunicare e a farci sapere che il Vicario di Cristo non ha abbandonato il suo popolo.
Come sapete, avendo Benedetto XVI rinunciato al solo ministerium (esercizio pratico del potere) e non al munus petrino (titolo divino) è entrato in sede impedita e non ha mai abdicato. Egli è ancora il papa, ergo Bergoglio è un antipapa. Ma la sede impedita, per sua natura giuridica, impedisce al vero papa di esprimersi liberamente, quindi, da nove anni, Benedetto sta cercando di farci capire in un modo particolare che il vero papa è solo lui, l’emerito: da “emereo”, cioè “colui che merita”, che “ha diritto” di essere papa. Lo fa in quello che abbiamo definito “Codice Ratzinger”, una forma di comunicazione che, abbiamo scoperto la settimana scorsa, si ispira allo stesso linguaggio velato e apparentemente criptico che usava Gesù Cristo per far capire la realtà solo a coloro che erano pronti per accogliere il Suo messaggio. QUI
Commovente vedere come il 94enne Santo Padre continui a insistere – nei limiti imposti dal suo confinamento - per farci capire la realtà, come quando batteva la mano sul bracciolo durante l’intervista a Massimo Franco: “Il papa è uno solo” ripeteva, senza mai spiegare quale, come fa da nove anni. QUI
Questa volta lo ha fatto recuperando un tipo di messaggio che aveva utilizzato già nel 2017, scrivendo al card. Walter Brandmüller due lettere - dal dirompente significato - che abbiamo decrittato completamente QUI.
Oggi, la lettrice Anna Maria Conti ci segnala la pubblicazione, su un gruppo social cattolico, di una lettera di papa Benedetto del 22 febbraio appena ricevuta da una suora. In questa, il Santo Padre ringrazia tutti i fedeli che gli avevano manifestato solidarietà per l’attacco mediatico-giudiziario orchestrato dal clero modernista tedesco, rivelatosi poi un flop:
“Cari amici,
in risposta alla mia lettera sulle accuse di Monaco di Baviera ho ricevuto così tante lettere quante non avrei immaginato. Persone semplici e uomini di grande cultura, e anche un non piccolo numero di cristiani evangelici, mi hanno trasmesso in modo commovente la loro gratitudine, la loro adesione e la loro preghiera. Volentieri scriverei ad ognuno singolarmente una parola di ringraziamento. Ma Lei comprenderà che questo supera le mie forze. Così mi permetto di esprimerLe in questa forma il mio cordiale ringraziamento. Volentieri includo Lei e le Sue intenzioni nella mia preghiera.
CON LA MIA BENEDIZIONE APOSTOLICA,
Suo nel Signore,
Benedetto XVI”
Ora, la Benedizione Apostolica è sinonimo di Benedizione Papale e PUÒ ESSERE IMPARTITA SOLO DAL SOMMO PONTEFICE sui soggetti sui quali esercita la giurisdizione conferitagli da Cristo.
Si noti l’aggettivo “mia”: non si tratta infatti di una semplice Benedizione Apostolica che - su delega papale - un prelato potrebbe, al limite, impartire, ma si tratta della “mia Benedizione Apostolica” (la quale di per sé comporta anche l’indulgenza plenaria). E’, in sé, un esercizio di giurisdizione personale di chi la sta impartendo. Altrimenti non si può dire “mia”, ma solo “apostolica” o “papale”.
Quindi, per l’ennesima volta, papa Benedetto ci sta dicendo IN MODO INEQUIVOCABILE che il vero papa, quel “solo papa legittimo esistente” di cui parlava Mons. Gaenswein QUI, è SOLO LUI.
Perché non lo dice più esplicitamente? Lo ripetiamo ancora: essendo in sede impedita non è libero di esprimersi e, soprattutto, egli vuole far capire la situazione solo ai veri cattolici e alle persone di buona volontà, in vista di una purificazione finale della Chiesa dall’eresia e dal modernismo: uno scisma per “separare i credenti dai non credenti”, come dichiarò lui stesso all’Herder Korrespondenz, che riporterà la Chiesa ad essere più piccola, ma più santa, come già, da giovane teologo, aveva profetizzato alla radio tedesca, nel 1969.
I messaggi in Codice Ratzinger che abbiamo individuato sono, ormai, decine e decine: logici, inequivocabili, certificati da professionisti di chiara fama. Ci sono perfino quelli che abbiamo definito i “Messaggi a km 0”, cioè gli input che non necessitano nemmeno di una interpretazione, tanto sono diretti. Ad esempio, in una lettera a una fedele, si legge testualmente che il papa emerito E’ il Sommo Pontefice QUI.
Nei libri del giornalista Seewald, papa Benedetto ha seminato a spaglio, come il Buon Seminatore, accanto a quelli più sottili, diversi messaggi clamorosamente evidenti, come quando ammette candidamente di essere il papa e il vicario di Cristo, assumendo le premesse della domanda in un perfetto sillogismo retorico QUI. Presto, tutto questo mare magnum sarà riordinato in un progetto organico a disposizione del pubblico.
A questo punto, la vostra domanda sarà lecita: ma allora, perché nessuno capisce e si attiva? Perché, a parte Libero, ByoBlu, RomaIT, Radio Libertà, La Finanza sul web, tutti gli altri media fanno tutti finta di niente nonostante la nostra inchiesta sia notissima e non sia stata smentita nemmeno dallo stesso Santo Padre, quando ci ha onorato di una sua incredibile lettera? QUI
Ora: che i bergogliani facciano finta di non vedere e non sentire è naturale e coerente. Loro sono passati a un’altra religione, il “Bergogliesimo”, un’involuzione mondialista-sincretistico-inversiva del Cattolicesimo che tende a compiacere il mondo (e potremmo ricordare, a margine, chi sia considerato il Principe di questo mondo).
Che il Piccolo resto fedele al vero papa Benedetto gridi la verità è altrettanto ovvio.
Il grande mistero è costituito dai cosiddetti “Una cum”, i fedeli e i religiosi che criticano ferocemente Bergoglio, ma si ostinano a riconoscerlo papa nonostante le marchiane evidenze canoniche, teologiche, documentali e testimoniali. Molti di loro, lungi dall’avere interessi personali, sono in perfetta buona fede, eppure rifiutano anche solo di discutere della faccenda che, pure, risolverebbe tutte le loro angosciose contraddizioni. Come si spiega, dunque, questo strano masochismo?
C’è un passo di San Paolo che può offrire una spiegazione non solo religiosa, ma anche laica dell’inquietante fenomeno.
Ci riferiamo alla cosiddetta “POTENZA D’INGANNO” citata dall’Apostolo nella II Lettera ai Tessalonicesi:
“… Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. Solo allora sarà rivelato l’empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all’apparire della sua venuta, l’iniquo, la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l’amore della verità per essere salvi. E PER QUESTO DIO INVIA LORO UNA POTENZA D’INGANNO PERCHÉ ESSI CREDANO ALLA MENZOGNA e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all’iniquità”.
Ora, la menzogna, come abbiamo dimostrato inoppugnabilmente nei 60 capitoli di inchiesta che troverete QUI in fondo, è che Francesco sia il legittimo pontefice. Dal punto di vista teologico, sembrerebbe proprio che quando, all’uscita di scena del Katechon, (Benedetto XVI), si rivelerà l’empio, saranno condannati non solo i sostenitori dell’antipapa, ma anche quelli che, più in generale, non hanno voluto credere alla verità, cioè che il vero papa è rimasto Benedetto XVI.
Ora, laicamente parlando, questa potenza d’inganno, abbiamo verificato, sembra essere di natura essenzialmente EMOTIVA.
Chiunque sia coinvolto dall’emozionalità è destinato a non capire la Magna Quaestio che, per la stessa natura logica sui cui si fonda, richiede uno stato di assoluta lucidità mentale: ragionamento, fiducia, applicazione e amore per la verità.
Questa “ipnosi” coinvolge i seguaci di Bergoglio, sedotti dalla sua personalissima religione emozionale, fatta di messaggi emotivi a bassa frequenza che, in vista della religione universale, puntano sempre alla sollecitazione del sentimentalismo a scapito della verità. Accoglientismo, pietismo, misericordismo in un madornale squilibro demagogico - funzionale allo smantellamento teologico - ben riassunto da S. Tommaso: “la carità senza giustizia è il principio di ogni dissoluzione”.
Paradossalmente, però, anche gli una cum, dal canto loro, sono “stregati” dalle emozioni suscitate dall’antipapa Francesco, secondo una di quelle pericolose dinamiche psicologiche grazie alle quali alcune persone maturano forme di dipendenza emozionale così forti da auto-mantenersi in una situazione di crisi.
La rabbia che produce in loro Bergoglio li acceca, producendo una forma di eccitazione che rende dipendenti; questa è persino preferibile alla ricerca di una soluzione al problema maturata in uno stato d’animo quieto e lucido, percepito però come mortifero e/o autocolpevolizzante.
Non è un caso che le prime vittime di questa potenza d’inganno siano proprio le persone con grande attaccamento alla Chiesa e al Cattolicesimo: tanto più sono tradizionaliste, rigorose e autocontrollate nel seguire i dettami religiosi, tanto più sono esposte a farsi dominare dalle emozioni quando queste sgorgano impetuose dall’inconscio, legittimate dalla difesa della religione stessa. (Chi invece è più distaccato, o addirittura laico – abbiamo sperimentato – coglie con grandissima facilità l’intera questione).
In molti hanno, poi, PAURA di perdere stipendi, posizioni, credibilità etc., altri, per ORGOGLIO, pur di non ammettere di aver avuto torto, sono pronti a negare l’evidenza. Alcuni, per la COLLERA, si spingono verso lidi sedevacantisti, tanto che, paradossalmente, hanno cominciato a prendersela col vero papa il quale, in sede impedita, chiede aiuto da anni e che ora si sente dare perfino del “modernista e complice di Bergoglio”. Ma, come vedete, siamo sempre, appunto, nel mondo delle emozioni.
Descrive il processo lo stesso Benedetto XVI scrivendo al card. Brandmüeller nel 2017: “… Il dolore in alcuni – e mi sembra anche in te – si è trasformato in rabbia, che non riguarda più solo la rassegnazione, ma si sta espandendo sempre più verso la mia persona e il mio pontificato nel suo insieme”.
La cosa triste, in tutto questo, è che, prima della rivelazione, per svegliarsi da questo stato ipnotico, dalla potenza d’inganno di San Paolo, sarà necessaria un’altra emozione, più forte: un dolore così acuto che porterà alla disperazione totale o, finalmente, alla comprensione.
E purtroppo, nel frattempo, il mondo va in rovina.