Nove anni fa Benedetto XVI prende l'elicottero e lascia la Sede “vuota”, non vacante. Il Codice Ratzinger della Declaratio
E’ rimasta impressa nella coscienza collettiva l’immagine dell’elicottero bianco che, in quel giorno fatidico di nove anni fa, portava via l’attuale papa, Benedetto XVI, dal Vaticano fino a Castel Gandolfo, dove si sarebbe congedato dal mondo.
Il 28 febbraio 2013, infatti, entrava in vigore quanto da lui annunciato nella Declaratio (QUI) 17 giorni prima, ovvero la rinuncia al ministerium, cioè le sue “dimissioni” dal SOLO potere pratico, che egli stesso renderà visibili conservando, oltre al nome pontificale, la veste bianca da papa, privata di due elementi, la mozzetta e la fascia alla vita, simbolo delle due funzioni del ministerium alle quali aveva rinunciato: annunciare il Vangelo e governare la barca di Pietro QUI.
Non si trattava affatto di un’abdicazione dato che, come abbiamo ribadito diverse volte, la rinuncia al papato, secondo il canone 332.2, deve essere al munus petrino, cioè all’investitura, al titolo di origine divina e deve essere simultanea.
Papa Benedetto, invece, dispose esattamente il contrario: differì al 28 febbraio la rinuncia al suo ministerium, l’esercizio del potere, cosa che lo mandava in SEDE IMPEDITA (canone 412) dove il papa è prigioniero, confinato e non libero di esprimersi, ma resta sempre papa a tutti gli effetti. Quindi, non avendo lui abdicato, il conclave che elesse Bergoglio era nullo.
Curioso che, una settimana dopo che tirammo fuori per la prima volta la questione della sede impedita (18 agosto 2021), sia stata data pubblicità allo studio della canonista Geraldina Boni “Una proposta di legge sulla sede romana totalmente impedita e la rinuncia del papa”, seguito un mese dopo (28 settembre) dal gruppo di studio – guarda caso – “Sul Papa emerito e papa impedito” messo in campo dall’Università di Bologna: https://www.acistampa.com/story/papa-emerito-e-papa-impedito-un-gruppo-di-studio-per-colmare-due-vuoti-giuridici-18100
Abbiamo recentemente illustrato QUI come la scomposizione dell’ufficio papale in due enti, munus e ministerium, fosse stata introdotta dal card. Ratzinger già nel 1983: un perfetto sistema antiusurpazione tratto dal diritto principesco tedesco (Fürstenrecht).
Ed ecco perché Benedetto quel 28 febbraio prese l’elicottero. Leggete cosa scrive Peter Seewald in Ultime conversazioni, (Garzanti, 2016):
“Quando poi lei se n’è andato in elicottero, anche questo faceva parte in qualche modo dell’intera sceneggiatura, almeno visto dall’esterno. Si potrebbe dire che finora nessun papa era asceso al cielo ancora in vita...
(Il papa ride.)”.
“Il papa” - così lo descrive Seewald nel 2016, cioè tre anni dopo le presunte dimissioni - “ride” perché mise in atto “una sceneggiatura”. E di cosa si trattava?
Lo abbiamo già scritto QUI: Benedetto XVI prese l’elicottero per lasciare la sede VUOTA, LIBERA, SGOMBRA - e non VACANTE - dato che così si traduce letteralmente il verbo VACET in latino.
E subito dopo, papa Ratzinger aveva aggiunto nella Declaratio un’altra frase oggettiva: “E dichiaro che dovrà essere convocato un Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice da parte di coloro ai quali compete”.
Infatti, come recentemente perfezionato dal latinista prof. Gian Matteo Corrias, la traduzione in italiano che era stata fatta (“dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice”) è scorretta perché è solo il cardinal decano che convoca il Conclave, quindi semmai avrebbero dovuto tradurre da “colui a cui compete”. La frase, invece, con un uso del latino raffinatissimo, si riferisce proprio “ad alcuni cardinali”, solo a COLORO a cui compete.
E chi sarebbero? Papa Benedetto scrive così perché lui lascia la sede vuota, sgombra e raccomanda solo una cosa: “Sappiate che il prossimo vero papa dovrà essere eletto solo da alcuni cardinali, quelli veri, cioè nominati da me prima del 2013 e non da quelli nominati da chiunque occuperà, al mio posto, illecitamente, la Sede di Roma, la Sede di san Pietro (termini peraltro inesistenti nel diritto canonico, come rilevato dall’avvocato Arthur Lambauer, dato che la terminologia esatta è Sede Apostolica). Infatti, se oggi si andasse a un conclave con i 70 cardinali invalidi nominati dall’antipapa Francesco, verrebbe eletto un altro antipapa, come conferma il prof. Antonio Sànchez dell’Università di Siviglia QUI.
A conferma ulteriore, c’è la frase con cui, poco prima di prendere l’elicottero, Benedetto aveva salutato i cardinali dicendo: “E tra voi, tra il Collegio Cardinalizio, c’è anche il futuro Papa al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza”. In questo modo sottintendeva che un suo successore legittimo avrebbe dovuto essere scelto solo fra quei VERI cardinali, nominati da lui o da Giovanni Paolo II e non da eventuali antipapi. Un successore che lui sta ancora aspettando, in vista, magari, di una sua futura abdicazione, ma più probabilmente ha accettato con ubbidienza il responso del prossimo futuro vero papa (che sarà scelto solo fra quei veri cardinali) sulla propria sede impedita. Con questa mossa preventiva – sottile e geniale – papa Ratzinger ha detto la verità: gli altri hanno ritenuto che avesse giurato obbedienza a Bergoglio, ma lui non lo ha mai fatto, come metterà nero su bianco in Ultime conversazioni dove risponde così al giornalista Seewald: “Nel prendere congedo dalla curia, come poté allora giurare obbedienza assoluta al suo futuro successore? Risposta di Benedetto XVI: “Il papa è il papa, non importa chi sia”.
Il Santo Padre Benedetto aveva posto l’ora X dell’entrata in vigore della sua rinuncia al ministerium alle 20.00, ora di cena, per cui era perfettamente giustificato nel congedarsi dal mondo di pomeriggio, in anticipo, alle 17.30, cosa che gli darà modo di non ratificare nulla dopo le 20.00, come evidenziato dal libro del teologo Carlo Maria Pace QUI.
Alle 17.30 si affaccia al balcone della residenza estiva pontificia e saluta così: “Voi sapete che questo mio giorno è diverso da quelli precedenti; non sono più … pontefice sommo della Chiesa cattolica … fino alle otto di sera lo sono ancora, poi non più”.
Egli dice che non sarà più “pontefice sommo”, mentre il titolo papale è "SOMMO PONTEFICE" (Summus Pontifex): non ci sono discussioni. “Pontefice sommo” NON ESISTE.
Il significato però, in puro Codice Ratzinger, è chiarissimo: egli non sarà più un pontefice sommo, cioè non sarà più quello collocato nel posto più alto, isolato e importante, ma rimarrà un pontefice nascosto, eremita, celato sotto l’istituto del papato emerito. Ci sarà qualcun altro che occuperà il posto più alto e grande. Per la precisione, un antipapa, o un papa illegittimo.
Per distinguersi da questo papa illegittimo, con cui condivide una sorta di “ministero allargato” un legame teologico (pensiamo a Gesù con Giuda) come sottintenderà QUI mons. Gaenswein nel suo discorso del 2016 (“c’è un solo papa legittimo ma due successori di san Pietro viventi”) Benedetto assume il titolo di “papa emerito”, che non esiste canonicamente QUI, ma semanticamente ha un senso perfettamente compiuto. Emerito deriva dal verbo emereo e vuol dire COLUI CHE MERITA, CHE HA DIRITTO DI ESSERE PAPA.
In questo modo, papa Benedetto XVI, costretto a togliersi di mezzo dai poteri forti e dalla Mafia di San Gallo, che, come ammesso da uno dei suoi membri QUI, il card. Danneels aveva come proprio campione Bergoglio, ha sconfitto i suoi nemici, lasciando che, dominati dalla loro bramosia di potere, si antipapassero e scismassero da soli.
In tal modo, il Santo Padre ha salvato la Chiesa cattolica, e forse non solo quella.