Il documentario sulla tedesca ZDF: papa Francesco ignorò gli abusati e difese il pedofilo. Bergoglio nega, ma “carta canta”
Nel 2018, la tv di stato tedesca ZDF ha mandato in onda uno sconvolgente documentario di Martin Boudat intitolato “Il Codice del Silenzio”, mai arrivato in Italia. Ora, il canale Youtube Domina Tv Multilingual ha provveduto a sottotitolarlo in italiano e ve lo proponiamo in esclusiva.
Cliccare QUI per vedere il filmato.
Il video afferma che Bergoglio, da Arcivescovo di Buenos Aires, non solo abbia del tutto ignorato e rifiutato di ricevere sette persone abusate da preti, ma abbia anche promosso – tentando di orientare il giudizio della Corte d’Appello argentina - una potente difesa del prete pedofilo Julio Caesar Grassi, (QUI la sua biografia) condannato a 15 anni di reclusione per abusi su minori dai 9 ai 17 anni di età. Grassi è tuttora recluso in Argentina.
Fino ad oggi, nonostante il documentario e una petizione, Bergoglio non ha mai risposto ufficialmente. Perché la Sala stampa vaticana, invece di allestire “visite a sorpresa” preparate, come abbiamo dimostrato QUI, non si occupa di tali scottanti questioni?
Lo spezzone di documentario comincia con un’intervista a padre Zollner, consigliere di Bergoglio in materia di abusi, evidenziando come “papa Francesco” non abbia preso provvedimenti abbastanza severi con i cardinali “distratti” verso fenomeni di abuso, “forse perché – commenta lo speaker - anche lui è stato accusato nella sua terra d’origine, l’Argentina, molto prima della sua elezione”.
Si cita un passo del libro-intervista "Il cielo e la terra" realizzato da Bergoglio insieme al rabbino Abraham Skorka. Abbiamo verificato sulla versione italiana, a pag. 38, dove Bergoglio affronta la questione della pedofilia e assicura: “Che il celibato abbia come conseguenza la pedofilia è escluso. Oltre il settanta per cento dei casi di pedofilia si verificano in contesti familiari o di vicinato: nonni, zii, patrigni, vicini di casa. Il problema non è legato al celibato. Se un prete è pedofilo, lo è prima di farsi prete. Ebbene, quando accade, non bisogna mai far finta di non vedere. Non si può stare in una posizione di potere e distruggere la vita a un’altra persona. NON È MAI ACCADUTO NELLA MIA DIOCESI, ma una volta mi telefonò un vescovo per chiedermi che cosa doveva fare in una situazione del genere, e gli dissi di togliere le licenze al soggetto in questione, di non permettergli più di esercitare il sacerdozio, e di intentare un processo canonico nel tribunale di pertinenza della sua diocesi”.
Siamo sicuri? I documentaristi di Boudat si sono così recati a Buenos Aires dove hanno incontrato sette persone vittime di abusi da parte di preti dell’Arcidiocesi: cinque donne e due uomini. Interrogati sulla dichiarazione di Bergoglio sopra citata, rispondono: “Vuole che la gente lo creda. Ma è una bugia”. Chiede il giornalista: “Chi di voi ha provato a contattare Bergoglio quando era arcivescovo?” , “Tutti noi – rispondono - E chi ha ricevuto risposta? Nessuno. Riceve tutte le celebrità come Leonardo Di Caprio, apre loro le porte e per noi nemmeno una letterina per dirci che gli dispiaceva”. “Non mi aspetto niente da lui – commenta una donna - non credo in lui. Ho sofferto molto e sono molto delusa”. Una giovane sui 35 confessa fra le lacrime: “Tutti mi dicevano: «Scrivigli! E’ obbligato a rispondere», ma niente, ho sofferto e ora sono molto delusa”.
“Come arcivescovo di Buenos Aires – prosegue il documentario – papa Francesco era apparentemente sordo all’angoscia di queste vittime, ma a quanto pare è peggio in un altro caso riguardante altre vittime dove alcuni credono che abbia cercato volontariamente di deviare il corso della giustizia. Il caso di padre Julio Caesar Grassi, il più grande scandalo di pedofilia in Argentina”.
Questo Grassi, personaggio mediatico sempre sotto i riflettori, gestiva un enorme orfanotrofio finché dei bambini presentarono denuncia contro di lui per abusi sessuali. Grassi fu condannato a 15 anni di carcere ed è ancor oggi dietro le sbarre.
La Conferenza episcopale argentina si mobilitò in difesa del sacerdote abusatore e, come spiega l’avvocato difensore dei bambini, Gallego, nel 2010 questa commissionò al famoso avvocato Sancinelli di Buenos Aires una mega controinchiesta in 4 volumi dalla copertina accattivante, per un totale di 2800 pagine, al fine di difendere Grassi. Nei quattro tomi del lavoro, intitolato “Studio sopra il caso Grassi” i bambini venivano accusati di bugia, inganno, falsificazioni, di dubbio orientamento sessuale e quindi il prete doveva essere assolto in appello.
Un paragrafo parla chiaro: il lavoro fu commissionato nel 2010 "per iniziativa della Conferenza episcopale argentina, in particolare dal suo allora presidente S.E.R. il card. Jorge M. Bergoglio, oggi Sua Santità Papa Francesco”.
“Quindi il papa – prosegue il documentario - ha commissionato una controinchiesta per far assolvere un prete che era stato condannato per pedofilia e Bergoglio, il futuro papa, l’ha inviata con astuto tempismo poco prima delle varie udienze di appello di padre Grassi”.
La cosa viene confermata dall’ex magistrato della corte d’appello Carlos Mariquez, oggi giudice della corte suprema, che ammette: “Sì ho ricevuto questa controinchiesta. E’ una sorta di romanzo poliziesco, parziale in alcune aree ed estremamente parziale in altre, chiaramente a favore di Padre Grassi. Stavano cercando di esercitare una subdola forma di pressione sui giudici”.
Uno dei ragazzi vittima di abusi racconta di aver subito minacce, furti e intrusioni in casa, tanto che è stato messo sotto programma di protezione. Il giovane afferma: “Non scorderò mai quello che diceva padre Grassi al processo: «Bergoglio non mi ha lasciato la mano». Ora Bergoglio è papa Francesco, non è mai andato contro le parole di Grassi, quindi sono certo che non ha mai lasciato la mano di Grassi”.
Per otto mesi i documentaristi hanno cercato di essere ricevuti da Bergoglio, senza successo, così lo vanno a incontrare direttamente in Piazza San Pietro, durante un’udienza pubblica. Gli chiedono: “Santità, ha cercato di influenzare la giustizia argentina sul caso Grassi? Perché ha commissionato una controinchiesta?”.
“Para nada”, risponde Bergoglio negando tutto e tirando dritto.
Insomma, un documentario davvero notevole che è stato infatti mandato in onda dalla tv pubblica tedesca.
C’è un unico errore, (che forse consolerà i fedeli), ma i colleghi, all’epoca, non potevano saperlo: Bergoglio non è il papa, ma un vescovo usurpatore perché Sua Santità Benedetto XVI si è auto esiliato in sede impedita (canone 412) e resta l’unico pontefice romano, come potrete verificare dalla nostra inchiesta di 60 capitoli, consultabile QUI.