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Papa Ratzinger: scoperto il perché degli errori di latino nella Declaratio. Altro che complottismi

Spunta un'udienza del 2008 che spiega tutto

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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C’era una volta il giornalismo d’inchiesta: si indagavano fatti, documenti, e testimonianze e, non di rado, si scopriva che la versione ammannita dall’alto, non rispondeva al vero.

Oggi, invece, secondo alcuni, sarebbe professionalmente più apprezzabile chi dà retta in modo acritico alla vulgata ufficiale.

Eppure, senza alcuni giornalisti un po’ pedanti e sospettosi, ancora non sapremmo nulla dello scandalo Standard Oil, dei crimini di Stalin o del Watergate. Chissà se anche quegli inarrivabili colleghi dovevano fare i conti con contestatori che usavano - in modalità “idrante” - l’espressione “complottista”, una forma di recinzione socio-psicologica che sarebbe stata messa a punto dalla CIA nei primi anni ‘60 per ghettizzare gli scettici sulla ricostruzione dell’assassinio di Kennedy offerta dalla Commissione Warren.  

Comunque, veniamo al sodo: vi sveliamo quale può essere stata, con ogni probabilità, la fonte di ispirazione che ha condotto papa Ratzinger a inserire due clamorosi errori di latino nella sua Declaratio di sede impedita dell’11 febbraio 2013 e a usare, per tutto il documento, un latino dozzinale, corredato di almeno 20 imperfezioni linguistiche rilevate da filologi di fama mondiale come Wilfried Stroh e Luciano Canfora. (Sempre se costoro, complottisticamente, non abbiano voluto vedere errori di sintassi dove non ce ne sono).

L’email [email protected] funziona: ci arrivano tante segnalazioni validissime e, fra queste, quella del sig. Sergio Modenese che cita un’udienza generale del 20 Febbraio 2008, dove papa Benedetto XVI, parlando a proposito di S. Agostino, spiegava come il Santo di Ippona, pure essendo un eccellente latinista, (come lui) avesse deciso di utilizzare un latino gergale, con errori, per COMUNICARE CON IL POPOLO. In particolare nel “Salmo contro il partito di Donato”, un vescovo scismatico africano. Queste le parole di papa Ratzinger:


"E PER FARSI CAPIRE DAI SEMPLICI, che non potevano comprendere il grande latino del retore, Agostino ha deciso: devo scrivere, anche con errori grammaticali, in un latino molto semplificato." […] "E lo ha fatto soprattutto in questo Salmo, una specie di poesia semplice contro i donatisti, per aiutare tutta la gente a capire che solo nell’unità della Chiesa si realizza per tutti realmente la nostra relazione con Dio e cresce la pace nel mondo."

Il documento ufficiale lo troverete QUI, sul sito vaticano (e non su quello dei terrapiattisti).
 

Ora, fin dal 2021 avevamo compreso (secondo il desueto, ma ancora efficiente metodo logico-deduttivo) che la Declaratio fosse stata scritta APPOSTA dal papa in un latino mediocre, visto che la fretta non avrebbe mai potuto essere stata corresponsabile di quegli errori. Benedetto XVI scrive in “Ein Leben” (2020) che, ci aveva impiegato due settimane a comporre quelle 1700 battute, poi passate al vaglio della Segreteria di Stato per correzioni formali e giuridiche (!), sotto il sigillo del Segreto pontificio, (chissà perché?).

Questi errori inseriti opportunamente dovevano quindi essere per forza volti ad attirare l’attenzione sul reale contenuto giuridico del documento.

Abbiamo scoperto, infatti, sulla base del Diritto canonico indagato da giuristi universitari (e non tramite proiezioni fantasiose) che la Declaratio annunciava non un’abdicazione, ma una sede impedita.

Se il pontefice rinuncia simultaneamente al munus, il titolo di papa, c’è l’abdicazione, e il papa non è più papa (canone 332.2).

Se rinuncia, come ha fatto Ratzinger, fattualmente e in modo differito al ministerium, l’esercizio pratico del potere, non può esserci che una sede impedita e il papa resta IL papa, anche se confinato. Nessuna sinonimia o transitività fra i due termini, come spiega Mons. Gaenswein QUI Ecco perché “il papa è uno”: Benedetto XVI, mentre Francesco, simpatico, o meno che sia, è un antipapa.

Ora, il discorso su S. Agostino spiega perfettamente come papa Ratzinger abbia VOLUTAMENTE inserito errori e imperfezioni di latino proprio per AIUTARE LA GENTE A CAPIRE, anche in questo caso, la situazione di un vescovo scismatico, (il futuro antipapa) proprio come fu quella del vescovo Donato.

Infatti, tali discrasie avrebbero richiamato l’attenzione solo di filologi e latinisti, ma i giornali avrebbero poi sicuramente titolato “Il papa ha sbagliato il latino!”, come infatti avvenne.

Anche se qualche tempo dopo le nostre prime indagini del 2020, il Corriere della Sera ha fatto sparire dalla pagina nazionale del suo sito l’articolo del prof. Luciano Canfora, tuttavia, ne è rimasta una traccia sulla cronaca di Bari (Canfora è barese): QUI 

E infatti, proprio grazie a quei titoli di giornale ci siamo incuriositi e abbiamo scoperto lo straordinario, incredibile progetto escatologico di papa Benedetto da noi denominato “Piano B” che oggi sta circolando per il mondo tradotto in sette lingue.

Viene confermata ancora la raccomandazione di Mons. Gaenswein: Quando le fonti sono accessibili L'INTERO MOSAICO diventerà sempre più CHIARO” QUI: infatti, grazie a un lettore attento, siamo potuti risalire alla fonte di ispirazione di quegli stranissimi errori di latino e chiudere il cerchio.  

Vi sembra un discorso espresso in modo coerente? Avete letto qualcosa di men che oggettivo e/o logico?

Ora, qualsiasi collega voglia contestare l’inchiesta è il benvenuto: un contraddittorio, serio e documentato, è il miglior servizio che si possa fare ai lettori. ONORE a Libero che – davvero liberalmente – ospita posizioni di vario orientamento per uno scambio proficuo.

QUI in fondo ci sono i 52 articoli in cui tutto il lavoro è stato riordinato: da leggere soprattutto i capitoli 1,2,5,6-14. Buon lavoro. Se è la verità quella che interessa, si discute volentieri nel merito, con garbo professionale e raziocinio.

Ma non è un gioco: si tratta di una faccenda tremendamente seria che riguarda un miliardo e 285 milioni di persone; un lavoro condotto investendo centinaia di ore di lavoro su un blog (gratis, quindi), per due anni e con il coinvolgimento di decine di professionisti e religiosi che ci hanno messo la faccia.

Quindi, la parola un tantino offensiva e abusata “complottismo”, gentilmente, lasciamola alla CIA.

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