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Papa Ratzinger: l'intervista di Henry Sire e le incomprensioni dei tradizionalisti sul "Piano B" di Benedetto XVI

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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In fotografia vedete il Santo Padre Benedetto XVI fotografato pochi giorni fa con un vero presepe, ben diverso da quello pachamamico-sincretista-antipapale allestito in Piazza San Pietro QUI proveniente dal villaggio degli ultimi adoratori dell’Anti-Madonna, la Pachamama. La foto NON può essere considerata un esplicito messaggio in Codice Ratzinger QUI perché non c’è alcuna incoerenza palese, (è normale che Benedetto si possa far riprendere con un simbolo natalizio) ma chi ha occhi per vedere, vede benissimo.

La vera incoerenza, perdonateci, oggi è costituita da coloro che, pur di fronte a evidenze macroscopiche, si ostinano a lamentarsi di Bergoglio, considerandolo papa e dicendogliene di tutti i colori, senza voler documentarsi sull’ormai definitivamente chiarito “Piano B” di papa Ratzinger  e/o senza volerne NEMMENO DISCUTERE, come se temessero di affrontare una questione "troppo bella per essere vera".

Il neo-dogma depressivo Ratzinger-modernista-ci-ha-infilati-in-questo-macello” è come la rasputitsa, il terribile fango del disgelo della steppa russa. Una volta che ci si è impantanati, non se ne esce più, se non, forse, dopo mezzo secolo, tirati fuori da una gru, come quei carri armati T 34 sovietici che ogni tanto vengono riesumati dagli appassionati di cimeli bellici.

Il “Piano B” non è una teoria, o una suggestione, è una realtà oggettiva scaturita da un’INDAGINE accuratissima, svolta grazie a tanti stimati e coraggiosi professionisti, sacerdoti, studiosi (e anche tanti lettori), verificata sotto tutti i profili: canonico, indiziario, testimoniale, storico, teologico, documentale, giornalistico. C’è una questione canonica che è stata definita a fondo, in modo coerente, persino utilizzando le stesse affermazioni dei più noti canonisti bergogliani, e dimostra che la Declaratio non fu affatto una rinuncia, ma l’annuncio informale, da parte del papa, di un particolarissimo e inedito AUTO-ESILIO IN SEDE IMPEDITA. Chi non vi crede, confuso da fumogene contestazioni canoniche, può riferirsi al Codice Ratzinger, il sistema di comunicazione certificato QUI da psicologi, psichiatri, latinisti, giuristi, linguisti, con cui lo stesso Benedetto XVI conferma esattamente la situazione canonica citata. Chi, al contrario, pensa che il Codice Ratzinger sia solo un insieme incoerente di distrazioni senili e casuali, deve poi fare i conti con la completa sovrapponibilità di questi messaggi alla situazione canonica della sede impedita. Non se ne esce, ci dispiace.

Scusate se siamo un po' assertivi, ma nemmeno distillando la creatività di un milione di Dan Brown, un Premio Nobel per la letteratura riuscirebbe a tessere un simile romanzo fanta-religioso unendo centinaia di elementi storici, canonici, indiziari, documentali afferenti tutti, in modo coerente e univoco, allo stesso panorama e alla stessa geniale strategia. Ecco perché bisogna leggere - e bene - TUTTA l’inchiesta, che troverete ordinata in fondo a questo articolo QUI soprattutto i capitoli 1,2,5,6-14.

Solo da una consapevolezza espansa e generale la verità può affermarsi senza incertezze.

Ora, non sappiamo se Henry Sire, un ex cavaliere di Malta espulso dal Sovrano Ordine per un suo  coraggioso libro dal titolo eloquente: “The Pope dictator” dedicato all’antipapa Francesco, abbia mai affrontato l’argomento. Cogliamo l’occasione per segnalarglielo.

Certo è che dalla sua intervista concessa a Gloria TV e ripresa dall’amico Aldo Maria Valli QUI, Benedetto XVI esce come un pover’uomo che non aveva capito nulla, una visione comune a parte significativa del mondo tradizionalista: un papa che, dopo avere insensatamente nominato cardinali degli inveterati modernisti,  nel 2013, aveva preparato un piano molto ingenuo: abdicare puntando sul cardinale Scola, uno pseudo-conservatore che, poi, invece si è rivelato un devoto suddito di Bergoglio. Un terribile abbaglio, secondo Sire, dovuto al fatto che Benedetto si fidava del Card. Bertone che poi, naturalmente, lo ha tradito.  Ratzinger – secondo l’ex-cavaliere - aveva anche scordato l’esistenza della Mafia di San Gallo, presuntamente dormiente dal 2005 e poi, inspiegabilmente, avrebbe abdicato proprio nel febbraio 2013, dimenticando che bastava aspettare pochi mesi perché Bergoglio e gli altri mafiosi di San Gallo andassero in pensione. E tutto questo deriva, secondo l’ex cavaliere, dai danni del Concilio Vaticano II (perché Ratzinger è mezzo modernista).

Praticamente, se sul soglio di Pietro, dal 2005 al 2013, ci fosse stato Mr. Magoo, questi sarebbe stato più vigile e, certamente, meno sfortunato.

Bisogna ammettere che il discorso di Sire sarebbe certamente condivisibile a condizione di dare per scontato che la narrativa ufficiale sull’abdicazione sia vera. MA NON LO È. 

Ratzinger non ha affatto abdicato, ma, come abbiamo stra-dimostrato in 45 capitoli di inchiesta, si è ritirato volontariamente in sede impedita (canone 412), l’unico modo che gli ha consentito di operare una serie di apparenti assurdità:  dichiarare di rinunciare al solo ministerium (contro il can. 332.2) in una Declaratio piena di errori, differire il provvedimento, non ratificarlo con alcuna conferma dopo le ore 20.00 del 28 febbraio e soprattutto MANTENERE IL MUNUS PETRINO separandolo, solo di fatto, ma non giuridicamente, dall’inseparabile ministerium. In questo status, sottolineato da segni ben visibili come la veste bianca e la residenza in Vaticano, mascherato da un inesistente papato emerito, Ratzinger ha evitato che potesse essere legittimamente eletto un papa modernista ed è, allo stesso tempo, potuto rimanere quell’unico papa di cui parla da otto anni – persino battendo la mano sul bracciolo - ma senza specificare quale sia, e svolgendo piena ed efficiente funzione di Katechon.

Il conclave del 2013, invalido perché convocato a papa vivo e NON ABDICATARIO, ha permesso che Bergoglio e i suoi si antipapassero e scismassero da soli grazie alla loro bramosia di potere. Un piano anti-usurpazione geniale, messo a punto fin dal 1983, quando l’ufficio papale fu scomposto sotto la supervisione di Ratzinger, in due enti, di cui uno era proprio il falso bersaglio da dare in pasto ai nemici: il ministerium. Ricordiamo che nell’art. 675 del Catechismo scritto dal card. Ratzinger, si paventava esplicitamente un’aggressione interna al papato. Per non parlare del Terzo Segreto di Fatima: Benedetto XVI SAPEVA TUTTO, da decenni, e aveva preso le sue precauzioni.

“Perché allora non lo dice chiaramente?” è l’ovvia domanda che risuona. Dato che lo status di sede impedita presuppone l’impossibilità di comunicare con l’esterno, se Benedetto XVI dicesse oggi “Il papa sono io” darebbe modo ai bergogliani di contestare: “Ma allora dove saresti impedito se puoi dire tutte le enormità che vuoi?”.

Quindi, c'è da aspettare ancora un po'. Altro che studioso imbranato, come lo vorrebbe far passare Henry Sire. Piuttosto, un guerriero spirituale, un papa gigantesco che ha fatto in modo che i non credenti si separassero dai credenti, come recentemente da lui ribadito all’Herder Korrespondenz. Peraltro, sempre parlando di evidenze clamorose, è patente che se Ratzinger avesse voluto abdicare realmente, vista la signorilità, la correttezza formale e la mite discrezione dell’uomo, certo non avrebbe combinato tutti questi pasticci canonici, non sarebbe rimasto in Vaticano, vestito di bianco, continuando ad avvalersi di tutte le prerogative papali possibili e immaginabili e infarcendo le poche “libere uscite” che gli vengono concesse (libri, interviste) di sottili, ma clamorosi messaggi in Codice Ratzinger oggi riconosciuti persino dai comuni lettori.  Una riflessione ovvia che troverete QUI.

Il Vicario ha, quindi, già vinto ed è nella logica delle cose (anche da un punto di vista teologico) che arriverà il momento della verità, della rivelazione finale, ma lasciamo a voi immaginare, prevedibilmente,  quando sarà.

Quanto all’elezione dei cardinali modernisti, sappiamo che sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI, debilitati nel loro potere, potevano gestire ben poco di queste dinamiche. Peraltro, nell’ottica del Piano B, l’elevazione al rango cardinalizio dei suoi nemici modernisti semmai equivarrebbe proprio a caricarli sulla rampa di lancio per essere scismati.

In merito alla fiducia di Ratzinger in Bertone, essa è smentita dai contrasti avuti su Fatima già dal 2010, dal siluramento di Gotti Tedeschi all’insaputa di Benedetto e dalle lettere di lamentela sul Segretario di Stato emerse con Vatileaks, il più grande assist provenuto al vero papa. Quanto alla Mafia di San Gallo, essa non ha mai cessato le sue attività, anzi, ha organizzato continui boicottaggi, soprattutto dal 2010. Bergoglio è sempre stato in attesa.

Sul prossimo conclave, si dibatte quindi sul nulla. Benedetto non ha abdicato, è il vero papa, e un conclave che dovesse comprendere come elettori “coloro a cui NON compete” (vedi Declaratio), cioè i cardinali di nomina bergogliana, eleggerà un altro antipapa, modernista o tradizionalista che sia. Peraltro, non si capisce in base a quale legge politica un conclave con 80 cardinali di nomina bergogliana dovrebbe eleggere un papa conservatore. Mah? Bergoglio ha, per giunta, già scelto il nome dell’antipapa suo successore, Giovanni XXIV, crasso riferimento al nome di un antipapa e del papa del Concilio: avrà i suoi motivi.

La cosa veramente importante è arrivare al momento topico della morte di uno dei due biancovestiti, con un’opinione pubblica PRONTA. Però questo processo di maturazione viene osteggiato non solo dai media bergogliani, ormai venduti in blocco ai poteri forti, ma anche da certi tradizionalisti auto-impediti nel vicolo cieco disperante della rinuncia valida di Benedetto.

Visti i chiari di luna, azzardiamo quindi una previsione, così a fiuto, da prendere, beninteso, con le molle. Bergoglio non festeggerà il nono anno di pontificato, come non lo raggiunse l’antipapa Anacleto II nel 1138. Dopo di lui, anche grazie anche ai tradizionalisti che oppongono resistenza alla comprensione del Piano B, si farà un frettoloso conclave che eleggerà un altro terrificante antipapa modernista, un Tagle, uno Zuppi, o un Maradiaga, ad esempio, come quando ad Anacleto II succedette Vittore IV. Questi dovrà dare il colpo di grazia al Cattolicesimo sulla Transustanziazione (Bergoglio non ce la farà, non ne avrà il tempo) ma durerà poco perché, finalmente, dopo tanta esasperazione, arriverà un prelato dotato di una certa virile energia, come lo fu San Bernardo di Chiaravalle, che rimetterà le cose a posto. La storia sovente si ripete secondo blocchi simmetrici.

Ora, questa è solo una previsione senza alcuna pretesa, ma nei fatti oggettivi, se i modernisti hanno preparato il primo antipapa, certi tradizionalisti stanno – attualmente - preparando il secondo.

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