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Il cardinale Montezemolo svela: Benedetto XVI rifiutò lo stemma da "emerito" e continua a usare quello da papa regnante

Documentato in nuovi documenti l'uso istituzionale dello stemma pontificio

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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L’araldica è un linguaggio ufficiale molto chiaro e preciso, con una ricchissima tradizione non solo nel mondo civile, ma anche in quello ecclesiastico. Persino questo splendido codice simbolico ci ripete, per l’ennesima volta: “il papa è solo Benedetto XVI”, poiché, come ormai ben sapete – per il diritto canonico e per le sue stesse logiche, sottili ammissioni dette “Codice Ratzinger” – il vero papa non ha mai abdicato, ma si è auto-esiliato in sede impedita. In fondo a questo articolo QUI troverete riordinata tutta l'inchiesta di 43 articoli che lo dimostra fino allo sfinimento, sotto il punto di vista canonico, storico, telogico, indiziario, testimoniale, documentale.

Comunque, un altro pezzetto di questo incredibile puzzle è tornato a posto anche grazie al contributo di Voi lettori, facendo della presente la prima "inchiesta partecipata" della storia del giornalismo. 

La signora Anna Maria Conti ci ha infatti segnalato QUI   una video-intervista di Franco Mariani al cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, (1925-2017) autorevole studioso di stemmi ecclesiastici e “araldista vaticano”.

Fu lui stesso  a disegnare, nel 2005, per il neoeletto Benedetto XVI, il nuovo blasone, rimodulando quello suo vecchio da arcivescovo di Monaco e Frisinga con la conchiglia, l'orso affardellato e la testa di moro.

Come apprendiamo dal minuto 5.56 dell’intervista, nel febbraio 2013, dopo le presunte dimissioni di papa Ratzinger, il cardinale Lanza scrisse a Benedetto XVI offrendosi di modificargli lo stemma per ADATTARLO al nuovo status di “papa emerito” (che, come abbiamo visto QUI è un istituto giuridico inesistente). Spiegava il cardinale: “Il papa, diventando emerito, non può più utilizzare quei simboli che indicano la giurisdizione effettiva”.

Le ben motivate proposte del porporato araldista erano innovative, ma coerenti: un galero cardinalizio, ma bianco, a “timbrare lo stemma” oppure le chiavi decussate di San Pietro poste in un “capo” (fascia superiore) dentro lo scudo, a ricordo della passata autorità, o altre soluzioni, difficili in quanto, come commentava l’intervistato, mai nella storia della Chiesa si è avuto un papa emerito.

Tuttavia, il card. Lanza racconta che, dopo qualche tempo, ricevette un bigliettino, firmato “B. XVI” scritto con una calligrafia “piccolissima”, (sottovoce?) in cui papa Ratzinger gli comunicava che “PREFERIVA NON ASSUMERE ALCUN NUOVO STEMMA”.

PERCHÉ?

Don Antonio Pompili, araldista e collaboratore del card. Lanza, ci ha detto che Benedetto XVI rifiutò la modifica perché, da lì in poi, egli avrebbe smesso di utilizzare il suo stemma.

Questo però è smentito non solo dalla lettera del 27 ottobre 2021 da noi ricevuta da Mons. Gaenswein a nome del Santo Padre emerito QUI, ma anche da ALTRE SUE DUE LETTERE, del 2018, che ci hanno appena fornito un lettore e una lettrice. Confrontate nella foto di testata, troverete QUI tutta la documentazione.

Ora, dovete sapere che Mons. Gaenswein non è solo il segretario di papa Benedetto, ma è anche il Prefetto della Casa Pontificia e il titolare di questo ruolo prestigioso, tradizionalmente,  unisce il proprio stemma con quello del PONTEFICE REGNANTE

Infatti, leggiamo QUI  che, fin dal  2017, Mons. Gaenswein ha UFFICIALMENTE aggiornato il proprio stemma dove il suo scudo (d’azzurro, al drago d’oro, sormontato da una stella) è stato “inquartato” con lo scudo di Bergoglio, azzurro, col fiore di nardo, la stella e il sole gesuita. Coerente, visto che il Vaticano ritiene ancora Francesco il papa regnante.

E invece, come vedete sopra, sia le lettere del 2018, che quella da noi ricevuta qualche giorno fa, recano il VECCHIO STEMMA di Mons. Gaenswein, inquartato con lo scudo del papa REGNANTE Benedetto XVI, con tanto di testa di moro, conchiglia e orso.

Quindi, si tratta di un uso araldico abituale di Mons. Gaenswein, documentato fin dal 2018, peraltro quando ancora non aveva subito il ridimensionamento dei suoi incarichi da Prefetto della Casa pontificia per volontà di Bergoglio.

Ora, perché il Prefetto della Casa pontificia, pur avendo dal 2017 un nuovo stemma bergogliano, e riconoscendo formalmente Francesco come papa regnante, usa, almeno da tre anni, quello relativo al papa regnante Benedetto XVI? E’ una questione di gusti, di affezione?

Ciò che conta é questo, però: siccome Mons. Gaesnwein è la persona più vicina al mondo a papa Ratzinger, è pacifico, (a meno di non considerare la sua posta gestita da altri, alle sue spalle, come avverrebbe sempre in sede impedita), che l’utilizzo di questo preciso stemma da parte del Prefetto della Casa Pontificia sia, al minimo, conosciuto, tollerato, se non addirittura richiesto esplicitamente da Benedetto XVI il quale non può ignorare il suo dirompente significato: che il papa regnante è lui stesso.

Gli stemmi non sono meri motivi decorativi, ma, come specificava il card. Montezemolo, sono il simbolo di una ben precisa autorità e ruolo. L’uso dello stemma, per un regnante, non è da considerarsi solo personale, ma anche in concessione a terzi autorizzati per specifico motivo.

Si potrebbe anche ricordare, a margine, come papa Benedetto continui ancor oggi, ad esempio, a inviare ai suoi aficionados, sue cartoline STEMMATE del 2013 QUI che lo ritraggono nel pieno fulgore delle vesti pontificali. (E nessuno si fa una domanda).

Considerando che sui due papi si dibatte ferocemente fin dal 2013, con grande scandalo e inquietudine nella Chiesa,  se Ratzinger fosse davvero un ex-papa, per modestia, opportunità politica e riguardo verso il vero papa Francesco, non dovrebbe semmai mandare nuove cartoline di se stesso in semplice veste bianca, priva di cingolo e mozzetta e senza stemma? In Vaticano non hanno i soldini per stampare delle nuove cartoline per il presunto “emerito”? Inoltre, se Benedetto avesse abbandonato l’uso del proprio stemma, come dice don Pompili, non dovrebbe, tanto più, imporre a Mons. Gaenswein l’utilizzo del suo nuovo, aggiornato stemma bergogliano in segno di sottomissione al legittimo pontefice? L’eleganza, la mitezza evangelica e la signorilità dell’uomo Joseph Ratzinger lo richiederebbero con ogni certezza, SE EGLI FOSSE DAVVERO L’EX PAPA.

E’ quindi del tutto ovvio che Benedetto XVI, nel 2013, non ha voluto farsi cambiare lo stemma pontificale dal cardinale Lanza Cordero di Montezemolo,  NON perché non lo avrebbe mai più usato, (cosa smentita dai fatti), ma perché il papato emerito non esiste, come sappiamo, e perché Benedetto E’ ANCORA, A TUTTI GLI EFFETTI, L’UNICO VERO PAPA autoesiliatosi in SEDE IMPEDITA, come già stra-dimostrato, fino alla nausea, nei 42 articoli della nostra inchiesta. Per questo, nel 2013, Benedetto XVI si tenne ben stretto il suo stemma papale COSI’ COM’ERA e non accettò alcuna modifica araldica  dal card. Cordero Lanza di Montezemolo.

(A questo punto, si potrebbe azzardare anche un’ipotesi sul perché Benedetto non volle la TIARA sul suo stemma. Un low profile in vista di un Piano B, (QUI) che, come abbiamo visto, era stato già pianificato dal 1983? Certo, da "emerito" difficilmente avrebbe potuto conservare l’ingombrante tiara, mentre una mitra da vescovo non avrebbe destato sospetti. Ma questa è solo un’ipotesi).

Siamo quindi ancora in presenza di un classico input in “Codice Ratzinger”, stavolta attraverso simboli istituzionali: Benedetto ha consentito o richiesto al Prefetto della  Casa pontificia, suo segretario,  di usare il proprio stemma da papa regnante, nonostante questi ne possieda uno nuovo bergogliano, DI FATTO inviando a tutti quelli che gli scrivono, (compresi noi) un chiaro messaggio: “IL PAPA REGNANTE E’ UNO SOLO E SONO IO”.

 

(Ora i contestatori ripeteranno che i nostri sono complottismi, fantasie, che tali evenienze si devono solo a sbadataggini, distrazioni e che papa Benedetto continua a usare la veste bianca e tutte le prerogative pontificali possibili e immaginabili solo per sciatteria, svagatezza, vanesia nostalgia, per fare dispetto al legittimo successore, divertendosi a gettare nel panico 1 mld e 285 mln di fedeli, o anche perché è “modernista”, come dicono alcuni, e non conosce né la storia, né il latino, né il diritto canonico, né tantomeno l’araldica ecclesiastica. Va bene, d’accordo, non insistiamo: avete ragione Voi).

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