Cerca
Cerca
+

Le "follie" di Ratzinger: dal Carnevale tedesco i giochi di parole per svelare la drammatica verità

La sua ammirazione per l'umorista Karl Valentin svela il suo "codice" di comunicazione

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

Vai al blog
  • a
  • a
  • a

Tutta questa vicenda delle presunte dimissioni di papa Benedetto XVI sembra assumere ogni giorno di più i tratti di una gigantesca, storica BEFFA di Carnevale.

La Declaratio che non è una rinuncia al soglio, ma suggerisce la sede impedita, l’emeritato che – si è scoperto - non è mai esistito giuridicamente, il “Codice Ratzinger”, ovvero la sottile comunicazione logica con cui Benedetto XVI comunica da otto anni con frasi tipo “il papa è uno solo (senza mai dire quale); “nessun papa si è dimesso negli ultimi mille anni” (con sei papi abdicatari); “potrei essere l’ultimo papa” (con Francesco che, pure, dovrebbe essere suo successore); “ho scritto la Declaratio in latino per non fare errori (con due errori enormi di sintassi), e così via. Ne abbiamo trattato diffusamente.

Nonostante la straordinaria lucidità che continua a dimostrare a 94 anni, in libri e interviste, è come se Benedetto XVI abbia avuto negli ultimi otto anni degli stranissimi “momenti di follia” che i media si sono ben guardati dall'indagare.

Di seguito vi illustreremo per la prima volta la SERIETÀ, la profondità teologica e la drammaticità di queste “follie”: da dove derivano e perché. Ce lo spiega la biografia di Joseph Ratzinger e un suo ennesimo messaggio logico che parla proprio di Carnevale.

Come ci ha segnalato l’attenta lettrice Anna Maria Conti, il coltissimo, rigoroso e riservato cardinale Joseph Ratzinger ricevette, nel 1989, UN PREMIO CARNASCIALESCO (!) intitolato a Karl Valentin (1882-1948), cantante folk, attore e umorista bavarese, una specie di Petrolini, ma più cerebrale, più “tedesco”. Scrive Joel Schechter: “La sua arte era incentrata principalmente sulla destrezza linguistica e sui GIOCHI DI PAROLE. La sua commedia iniziava spesso con un semplice MALINTESO, su cui insisteva man mano che lo sketch procedeva. Il critico Alfred Kerr lo cita come Wortzerklauberer, (sceglitore di parole n.d.r.): “Uno che fa a pezzi parole e linguaggio per estrarne e sezionare con forza il suo significato intrinseco”.

Lo studente di teologia Joseph Ratzinger aveva una vera passione per Karl Valentin che morì il PRIMO LUNEDI DI CARNEVALE 9 febbraio 1948 (il Rosenmontag tedesco, ricordate questa data!). Scrive egli stesso in “Ultime conversazioni” del 2016 che nell’estate del 1948 andò in pellegrinaggio a Planegg sulla tomba di Karl Valentin facendo 15 km a piedi. Di Valentin apprezzava “la sua ALLEGRIA ENIGMATICA, che fa RIFLETTERE ATTRAVERSO COSE SULLE QUALI SI PUÒ RIDERE”.

Per questo, 40 anni dopo, il 4 gennaio del 1989, al Cardinale Joseph Ratzinger, presso Suresnes fu conferito l’”Ordine di Karl Valentin” dall’associazione carnevalesca “Narhalla” di Monaco. Ringraziando per l’”onorificenza”, il card. Ratzinger disse: “Un ordine buffonesco, mediante cui prendiamo in giro noi stessi e la serietà del gran mondo, è una buona cosa. Ed è anche per questo che l’ho ricevuto volentieri. Alcuni hanno esposto dubbi sul fatto che ciò si accordi con un’occupazione così seria come la mia. A me pare che vi ci si adatti  benissimo, giacché, notoriamente, POTER DIRE LA VERITÀ È IL PRIVILEGIO DEI FOLLI. Alle corti degli antichi potentati, il giullare era spesso l’unico a potersi permettere il LUSSO DELLA VERITÀ… E siccome per la mia occupazione mi accade di DOVER DIRE LA VERITÀ, sono davvero felice di essere stato or ora accettato nella categoria di coloro i quali godono di quel privilegio… «Noi siamo folli per amore di Cristo (1 Corinzi 4,10)»”.

E ora arriva il meglio. Benedetto XVI scelse per la data della Declaratio l’11 febbraio 2013 che cadeva, guarda caso, nel PRIMO LUNEDI DEL CARNEVALE TEDESCO, la stessa ricorrenza in cui morì Karl Valentin. Era il ROSENMONTAG, il Lunedì delle Rose, una festa famosissima in Germania, una continuazione delle antiche tradizioni romane in cui schiavi e servitori diventavano padroni per un giorno, dove si realizza ancor oggi il classico topos del “mondo alla rovescia”,

E arriviamo al più carnascialesco dei cripto-messaggi del Codice Ratzinger, contenuto sempre in “Ultime conversazioni” (2016).

Seewald: “Originariamente lei voleva dimettersi già in dicembre, poi però ha deciso per l’11 febbraio, lunedì di Carnevale, festa della Madonna di Lourdes. Ha un significato simbolico?”

Benedetto XVI: “Che fosse il lunedì di carnevale non ne ERO consapevole. In Germania mi ha causato anche qualche PROBLEMA. Era il giorno della Madonna di Lourdes. La festa di Bernadette di Lourdes, a sua volta, coincide con il giorno del mio compleanno. Per questo mi sembrava giusto scegliere proprio quel giorno”.

Seewald: “La data dunque HA... “

Benedetto XVI: “...un NESSO INTERIORE, sì”.

Innanzitutto c’è la solita incoerenza che attira l’attenzione: papa Ratzinger, già "cavaliere dell'Ordine di Valentin", NON POTEVA NON SAPERE che l’11 febbraio era il Rosenmontag, sia in quanto tedesco, sia in quanto grandissimo ammiratore di Karl Valentin, morto il primo lunedi di Carnevale, sia come ecclesiastico, in quanto il Rosenmontag ricorre il lunedi precedente quello di Quaresima.

Ed ecco che a una lettura più attenta si scopre il gioco di parole.

“La data dunque HA ( hat ) un nesso interiore” scrivono Seewad e Ratzinger: HA, oggi, nel 2016, quando, col senno di poi, papa Benedetto sa benissimo di aver scelto un “giorno inopportuno”, cioè il primo lunedi di Carnevale, che in Germania gli aveva causato dei problemi.

Ergo, logicamente la scelta della data ha un nesso interiore fra 1) la Madonna di Lourdes, 2) la festa di S. Bernadette, 3) il suo compleanno e… 4) IL PRIMO LUNEDI DI CARNEVALE.

Per escludere il Carnevale, la frase doveva essere: “La data dunque AVEVA… (hatte) un nesso”. Ratzinger non corregge l’intervistatore, spesso “complice” forse consapevole dei suoi giochi di parole e delle loro dirompenti conseguenze logiche.

Tra l’altro, Benedetto spiega che “ebbe problemi in Germania”: infatti, qualcuno nella sua patria non voleva credere alle sue “dimissioni” proprio perché era il lunedi di Carnevale, e questo rischiava di svelare in anticipo tutto il suo piano: quello di una rinuncia apparente, ma invalida, una beffa per far credere ai suoi nemici che aveva abdicato. E infatti come appurato senza alcuna smentita fin da marzo, la Declaratio interpretata come rinuncia è completamente NULLA.  QUI

Quindi, con questo cripto-messaggio, racchiuso in una sola sillaba, il Papa, sottilmente, ma chiarissimamente ci rimanda per l'ennesima volta, insieme a decine di altri criptomessaggi,  alla questione canonica la quale svela che la Declaratio è stata uno "scherzo": sembra una rinuncia, ma non lo è. Cosa c’entrerebbe, infatti, un nesso col Carnevale per una data serissima come quella di una abdicazione?

Possiamo anche intuire, da questo nesso interiore, che Benedetto XVI si ispira per la sua comunicazione segreta a Karl Valentin (morto, guarda caso, il Primo Lunedi di Carnevale). Infatti, per capire il "Codice Ratzinger," il codice del papa “sceglitore di parole”, bisogna proprio “fare a pezzi le sue parole e il suo linguaggio per estrarne e sezionare con forza il suo significato intrinseco”.

Infine, ultima nota angosciosa: i giullari dicevano la verità attraverso i giochi di parole perché non potevano farlo seriamente e apertamente, altrimenti avrebbero pagato caro. Quindi abbiamo ancora l'ennesima prova che Benedetto XVI si trova in sede impedita e non può esprimersi liberamente.

Ecco perché Benedetto XVI ogni tanto DEVE “fare il matto”, dicendo cose apparentemente senza senso: fa il “folle di Cristo” per spiegare una drammatica e indicibile verità.

Dai blog