Dimissioni di Bergoglio? Sànchez: "Attenti, è una exit strategy per proseguire la linea antipapale"
Sono passati appena 11 giorni da quando chiedevamo QUI al Prof. Antonio Sànchez, giurista dell’Università di Siviglia: “Una buona exit strategy, per Francesco, potrebbe essere quella di DIMETTERSI, in modo da far cadere le contestazioni sulla «rinuncia» di papa Benedetto e far proseguire la sua linea antipapale con un conclave di 80 cardinali invalidi “suoi”, giusto?”.
Risposta: “Sì. Una volta messo alle strette, per Bergoglio sarebbe l’unica cosa da fare per salvare almeno la sua linea successoria antipapale e completare la sua opera di disgregazione e “mutazione” della Chiesa cattolica”.
E proprio oggi esce la notizia che Francesco starebbe pensando alle dimissioni, a causa delle sue precarie condizioni di salute. Ma non ha avuto solo una innocua diverticolite intestinale, come affermato dal Vaticano un mese fa? (Un po’ come quando Vatican News titolò che Benedetto aveva dichiarato "il papa è Francesco", e non era vero QUI ).
Si arriverebbe così alla surreale situazione di “due papi emeriti”, con un emeritato INESISTENTE rabberciato giuridicamente all’ultimo, dopo OTTO ANNI, per far posto anche a Bergoglio. Nessuno si domanda cosa è stato papa Benedetto per tutto questo tempo: un cripto-cardinale in tenuta estiva? QUI .
Riepiloghiamo un attimo. Nel 2020 abbiamo pubblicato su carta e web la prima intuizione di Frà Alexis Bugnolo sugli errori della Declaratio di Ratzinger scritta nel 2013. QUI Un articolo che ha fatto il giro del mondo, nonostante gli insulti gratuiti di Avvenire, ma, per il resto, silenzio tombale: nessuna smentita. Dopo un anno il card. Pell pone i nostri stessi interrogativi sulle prerogative papali di cui continua a godere Benedetto XVI QUI .
Passano i mesi e nel marzo scorso pubblichiamo la notizia del volume giuridico dell’avvocatessa Estefania Acosta “Benedetto XVI: papa emerito?” QUI che spiega come Benedetto XVI non abbia mai abdicato e che resta il solo papa. Quell'unico di cui parla da otto anni senza mai spiegare quale. (Si ha voglia a dire "è chiaro che è Francesco").
Anche il testo giuridico della Acosta ha fatto il giro del mondo, edito in 3 lingue. Nessuna smentita dalla Santa Sede e, di solito, secondo la prassi vaticana, se entro 90 giorni non si smentisce la tesi, si intende per accettata. Visto che tutti facevano finta di niente, abbiamo chiesto conferma a ben 20 canonisti della Sacra Rota, QUI . Nessuna risposta.
Da lì in poi abbiamo elaborato la ricostruzione del Piano B, QUI ripresa dagli autorevoli vaticanisti Marco Tosatti e Aldo Maria Valli, ripubblicata da vari siti, in sette lingue, in tutto il mondo: inglese, spagnolo, francese portoghese, tedesco, russo e polacco. Nessuna smentita.
Poi altra batosta: la scoperta di una frase di Ratzinger nel libro “Ultime conversazioni” (2016), in cui dice che lui si è dimesso come i papi che non hanno abdicato QUI Silenzio tombale ancora una volta. Il Tagespost, il più grande giornale cattolico tedesco, ha ripreso la questione, ma poi, di fronte al nostro invito al confronto, si è volatilizzato. QUI
Alla fine, abbiamo scoperto che la Declaratio, come rinuncia - del tutto invalida - era in realtà era una sottile dichiarazione di Sede impedita, perfettamente coerente QUI .
Abbiamo scritto cinque giorni fa alla professoressa Geraldina Boni, una delle più importanti canoniste che oggi (dopo otto anni) si sta preoccupando di mettere a posto giuridicamente l’inesistente istituto del papa emerito, per chiederle conferma, un commento, ma la docente non ha risposto. Così come non ha risposto il Prof. Gigliotti QUI e nemmeno il vescovo canonista Mons. Sciacca, con le cui stesse argomentazioni i giuristi Acosta e Sànchez hanno definitivamente demolito la Declaratio come rinuncia QUI .
Praticamente nessuno ha difeso Francesco, lo hanno lasciato tutti SOLO chiudendosi in un cupo ed egoistico silenzio. Ma il clamore lo hanno fatto i lettori, condividendo i nostri articoli fino a che Google non li ha indicizzati ai primi posti QUI facendone una sorta di “Segreto di Pulcinella”: tutti lo sanno, tutti lo vedono, ma nessuno ne parla (tranne pochi coraggiosi, RomaIT QUI e Dagospia QUI ).
Bergoglio, da parte sua, non ha fatto la minima mossa per difendersi dalle accuse, se non, forse, disapprovare nei suoi discorsi presunte “maldicenze”, o “legalismi clericali”, così come generici, farisaici attaccamenti alla legge, fino a spingersi, qualche giorno fa a dire che perfino i Comandamenti non sono assoluti e che “Gesù giustifica tutti” QUI .
La strategia del silenzio adottata dal Vaticano è stata però completamente DISASTROSA, perché qui non si tratta di pettegolezzi, vociferazioni, chiacchiere, ma di pesantissimi FATTI, cose scritte da Papa Benedetto, da cardinali, teologi, latinisti, giuristi, avvocati, magistrati. Siccome contra factum non valet argumentum, dal Vaticano hanno eluso ogni risposta, e questo non ha fatto che cedere terreno all’inchiesta.
E oggi, Sànchez e Acosta possono avvertire: “ATTENZIONE: le paventate dimissioni di Bergoglio sono un enorme rischio finale. Il papa è ancora Benedetto XVI, è stato dimostrato e nessuno ha smentito da ben due anni. Se Bergoglio si dimette (da cosa?) e la Chiesa non riconosce che Benedetto XVI è ancora il solo unico papa, continuerà il processo di disgregazione del Cattolicesimo, con un nuovo antipapa, magari apparentemente più morbido e conciliante, ma prosecutore del processo iniziato nel marzo 2013”.
Insomma, il silenzio del Vaticano, in questo caso, non è stato d’oro.