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“Sede impedita”: nuovo messaggio di papa Ratzinger nel suo libro. La scoperta di Mirko Ciminiello

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Il collega di RomaIT, Mirko Ciminiello, ci ha segnalato un nuovo, sottile, ma chiarissimo messaggio del Santo Padre Benedetto XVI che parla di usurpazione del suo trono e di SEDE IMPEDITA. Abbiamo infatti illustrato QUI proprio due giorni fa – senza essere smentiti -  perché la Declaratio del 2013 non fu una rinuncia (come tale, sarebbe un atto giuridicamente nullo QUI  ) bensì un annuncio di sede impedita, secondo il canone 412.

Il passo individuato da Ciminiello si trova nel libro-intervista “Ultime conversazioni” pubblicato da Benedetto XVI con il giornalista Peter Seewald nel 2016, quando Bergoglio sedeva sul trono di Pietro GIÀ DA TRE ANNI e Ratzinger era presuntamente “papa emerito”. QUI

Domanda di Seewald: “Lei conosce la profezia di Malachia, che nel medioevo compilò una lista di futuri pontefici prevedendo anche la fine del mondo, o almeno la fine della Chiesa. Secondo tale lista il papato TERMINEREBBE CON IL SUO PONTIFICATO. E se lei fosse effettivamente l’ultimo a rappresentare la figura del papa come l’abbiamo conosciuto finora?”

Risposta di Benedetto XVI: “TUTTO PUO' ESSERE. Probabilmente questa profezia è nata nei circoli intorno a Filippo Neri. A quell’epoca i protestanti sostenevano che il papato fosse finito, e lui voleva solo dimostrare, con una lista lunghissima di papi, che invece non era così. Non per questo, però, si deve dedurre che finirà davvero. Piuttosto che la sua lista non era ancora abbastanza lunga!”.

La lista di 111 papi trasmessa come “Profezia di San Malachia”, autentica o meno che sia (non ci interessa) in effetti, prevede dopo l’ultimo pontefice, Benedetto XVI, un personaggio detto “Pietro romano”, il quale non è definito papa, ma un uomo che, secondo il motto assegnatogli, “regnerà durante l’ultima persecuzione di Santa Romana Chiesa. Farà pascolare le sue pecore tra molte tribolazioni”.

Quindi,  non è specificato se questo Pietro romano sarà un reggente, oppure se sarà un capo spirituale eletto dai cattolici di Roma, regnante su una Chiesa cattolica perseguitata e rinata “nelle catacombe”, oppure se ci sarà un periodo di vacatio, magari per una linea antipapale. In tutti i casi, appunto, PIETRO ROMANO NON È UN PAPA CANONICO

Ma la cosa choccante è che Ratzinger ammette con Seewald che la serie dei papi canonici, “per come li conosciamo”, potrebbe terminare con lui. E Francesco, allora? Non è forse il 266° papa canonico, successore di Benedetto XVI? (nota 1). E allora chi è, forse un reggente? No: si fa chiamare “papa”. Forse è il capo spirituale clandestino eletto dai romani? No, è stato eletto in modo apparentemente canonico, da veri cardinali. Ergo, resta solo la possibilità che sia un antipapa. In questo caso, infatti, tutta la sua linea successoria sarebbe antipapale e la Chiesa, per come la conosciamo, sarebbe finita. Ecco spiegato logicamente perché Benedetto ammette di poter essere quell’ultimo papa “per come l’abbiamo conosciuto finora”.

Ratzinger però aggiunge una postilla: non è detto, che secondo San Malachia, i papi canonici finiranno davvero, la lista potrebbe essere ancora lunga. Visto che proprio non calcola Francesco come vero papa, deve riferirsi per forza al fatto che se lui stesso, vero pontefice, riacquistasse il potere pratico, (il ministerium cui ha di fatto rinunciato) e sedesse nuovamente sul trono, la Chiesa potrebbe andare tranquillamente avanti con i papi canonici.

Abbiamo chiesto un commento al prof. Antonio Sànchez, ordinario di Diritto presso l’Università di Siviglia: “È evidente da queste frasi come Benedetto XVI si consideri il papa regnante, (come emerge dalle sue azioni, abbigliamento e dichiarazioni) e  l'ultimo papa «normale», il che esclude Bergoglio e lascia fuori da quella "normalità" Pietro Romano, perché questi sarebbe eletto in esilio e nella persecuzione catacombale, dal resto dei fedeli o direttamente da Dio, come fu il primo Pietro. Penso che le conseguenze tratte da Voi su queste affermazioni siano molto logiche e corrette”.

Con questo messaggio, Benedetto XVI pone, quindi, la Chiesa di fronte  al solito bivio: o ritrova se stessa, restaura il suo vero papa  - oggi “impedito” - recuperando la sede usurpata, oppure la vera Chiesa dovrà rinascere fuori dalla sede, in modo catacombale, con nuove, inedite figure di capi spirituali. Ne abbiamo scritto QUI  : con l’esempio naturalistico del “cuculo”.

Tornano i conti anche per la Declaratio, che, come abbiamo visto, non può essere una rinuncia, ma, al più, una dichiarazione di “sede impedita”. Il prossimo vero papa, che sia una figura canonica, come nell’ipotesi della restaurazione di Benedetto XVI, o del tutto inedita, come nel possibile “ritorno alle catacombe”, dovrà, comunque essere eletto “da coloro a cui compete”, cioè, o dai cardinali validi, di nomina pre-2013, o dai cattolici  di Roma.

Come dimostra l’intuizione del collega Ciminiello, basta capire una volta per tutte il “modus comunicandi” di papa Ratzinger e leggere con un po’ di attenzione i suoi libri e interviste per cogliere ovunque un sottotesto infallibilmente logico. Perché usa questo linguaggio sottile? Lo ripetiamo per la terza volta: avendo la sede impedita NON PUÒ PARLARE LIBERAMENTE. Sono otto anni che sta chiedendo aiuto e – tragicamente -  nessuno lo ascolta.

Ma sia chiaro: ormai la Declaratio del 2013 è affidata PER SEMPRE ALLA STORIA E AL DIRITTO CANONICO, e sopravvivrà alla sua morte. Anche se lui dovesse dichiarare, oggi che il papa è Francesco, come spiega il prof. Sànchez QUI , non cambierebbe nulla:   la nullità della sua Declaratio interpretata come RINUNCIA AGISCE DA SOLA, indipendentemente da ciò che lui potrebbe dichiarare oggi. 

 

(Nota 1) Alcuni commentatori hanno individuato un 112° papa nella lista di San Malachia, posto tra Benedetto e Pietro romano con il motto “regnerà durante l’estrema persecuzione della Chiesa” che dovrebbe essere Francesco. Fanno notare che, nell'originale a stampa del Lignum Vitae, il libro dove fu pubblicata la profezia, la presenza di un punto fermo separa il motto citato dalla frase “Pietro Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta e il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine”. Cambia poco: Ratzinger accetta la versione proposta da Seewald, in cui la lista termina con lui, infatti, se egli contemplasse un 112° papa canonico, avrebbe risposto: “No, dopo di me è previsto almeno un altro pontefice. Dopo di lui forse la lista sarà ancora lunga”. Ma non l’ha detto.

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