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Vaticano al lavoro perché il "papa emerito" non esiste: e allora Ratzinger cosa è stato per otto anni?

E' evidente che è rimasto sempre il papa e lui stesso lo sa

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Dopo appena otto anni, in Vaticano si sono accorti che IL PAPA EMERITO NON ESISTE, tanto che “una normativa pare oramai urgente e indilazionabile”.

Lo riporta un articolo del bravo Francesco Boezi su Il Giornale, QUI

Citiamo: “Prima della scelta di Benedetto XVI, checché se ne dica, la presenza contemporanea di un regnante e un emerito non era prevista. Mentre oggi è lo stesso Francesco ad avere aperto alla possibilità che il modello attuale sia replicabile. In Vaticano si starebbe così lavorando a una riforma per disciplinare la materia”.

Quindi non è solo un’opinione di Mons. Giuseppe Sciacca, (Segretario della Segnatura Apostolica), e anche dei canonisti Boni, Fantappié, Margiotta-Broglio: IL PAPA EMERITO GIURIDICAMENTE NON ESISTE tanto che oggi in Vaticano si lavora per cercare di rendere reale questo istituto.

E, scusate, la domanda nasce spontanea: quindi, in questi otto anni, Benedetto XVI cosa sarebbe stato?

Un "cripto-cardinale", un “vescovo di ritorno”, un "monsignore in tenuta estiva"? No: non si è mai fatta menzione di altri titoli.

Sono otto anni che tutti dicono che il papa può essere uno solo.

Allora se il papa è uno e il papa emerito non può essere emerito, come ammette il Vaticano, quell’unico papa è rimasto sempre Benedetto XVI.

Visto che prima della Declaratio era già IL papa, e poi ha cercato un nuovo status che NON ESISTE, cosa ci fa supporre, infatti, che per tutto questo tempo possa essere stato qualcosa di diverso – e non giuridicamente codificato - dall’ essere l’unico papa?

Scusate, ma la logica va da sé.

E allora se il papa è rimasto Benedetto XVI e se il papa può essere solo uno, Francesco è un antipapa e non ha alcun potere per sanare o disciplinare qualsivoglia situazione.

Si potrebbe ricordare, a margine, che Benedetto XVI sembra proprio essere consapevole di essere sempre rimasto l’unico papa, dato che continua a  firmarsi col nome pontificale, seguito da P.P. (Pater Patrum), impartisce la benedizione apostolica, veste di bianco, vive in Vaticano, usa il plurale maiestatico e continua a godere di altre prerogative da papa regnante.

Peraltro, pochi giorni fa, il suo segretario Mons. Gaenswein, ha ammesso QUI che Papa Benedetto ripete da otto anni “il papa è uno solo” senza MAI spiegare quale dei due. Ora, che in otto anni non gli sia mai sfuggito “il papa è Francesco” non è un tantino strano? Diciamo pure che dal punto di vista del calcolo delle probabilità è impossibile che sia casuale e continuare a far finta di niente su tale questione è abbastanza ridicolo.

Si potrebbe anche citare il fatto che, giusto una settimana fa, i due giuristi Estefania Acosta (autrice del volume “Benedetto XVI: papa emerito?”) e Antonio Sànchez, ordinario di diritto presso l’Università di Siviglia, utilizzando le stesse affermazioni di Mons. Sciacca, , e della Prof. Boni, dell’università di Bologna, entrambi legittimisti di Bergoglio, erano addivenuti a queste ferree conclusioni circa la totale invalidità della rinuncia di Benedetto XVI:


1)  non esistono due papi, né il “papato allargato”

2)  il papa è uno solo,

3)  il papa emerito non esiste,

4)  munus e ministerium non sono sinonimi in senso giuridico.

5)  Ratzinger ha usato munus in senso giuridico, senza mai aver rinunciato a questo

6) ha separato i due enti che però sono indivisibili nel caso del Papa,

7) ha rinunciato pure all’ente sbagliato, cioè il ministerium.

8) Ha differito una rinuncia che doveva essere simultanea e non l’ha mai confermata

QUI L'ARTICOLO COMPLETO

Dai due illustri canonisti Sciacca e Boni NON SONO PROVENUTE SMENTITE, quindi si ha motivo di ritenere che le conclusioni sopra riportate su una tale gravissima questione siano corrette. E a riprova, oggi, in Vaticano ci si sta rimboccando le maniche per mettere a posto le cose, almeno sul papato emerito. Ma sembra proprio il classico “chiudere il cancello quando i buoi sono scappati” nel possibile tentativo, come ipotizza Il Giornale, di silenziare Benedetto XVI.

Il collega Boezi poi intervista un giurista  esperto in simili questioni, il prof. Valerio Gigliotti, che commenta: “La dichiarazione di papa Benedetto XVI che annunciava la propria volontà di «rinunciare all’ufficio»  ha sicuramente segnato un tournant nella storia del diritto canonico in relazione ad un istituto che si pensava ormai sepolto tra i tomi polverosi della normativa medievale: la rinuncia".

Specifichiamo: con la Declaratio, Benedetto ANNUNCIAVA SOLAMENTE la propria volontà di rinunciare, ma al MINISTERIUM, solo all’esercizio pratico del potere. Come abbiamo visto sopra, non poteva farlo, dato che i due enti sono inseparabili e per giunta non ha mai ratificato questa volontà annunciata.

Chiediamo pubblicamente al Prof. Gigliotti una conferma su questo dato.

Si può aggiungere un altro fatto: Benedetto non ha MAI giurato obbedienza a Francesco. Prima del conclave del 2013 aveva detto che avrebbe giurato obbedienza al suo successore, ma nel 2016 risponde così al giornalista Seewald: . Domanda : “Nel prendere congedo dalla curia, come poté allora giurare obbedienza assoluta al suo futuro successore?

Benedetto XVI: “Il papa è il papa, non importa chi sia”.

Sembra dunque evidente che Benedetto stia ancora aspettando un conclave valido, che potrà avvenire solo dopo una sua rinuncia valida. QUI

E non potrà imporglielo nessuno, dato che il conclave del 2013 era invalido perché lui non ha abdicato (cosa non smentita da alcuno) e lui resta ancora IL papa.

L’impressione è in Vaticano si continui a utilizzare con grande disinvoltura il diritto canonico e, in particolare, una carica che viene concessa (o ritirata, in caso di abdicazione) direttamente da Dio: il Munus petrino.

Secondo i legittimisti di Bergoglio che ritengono valida la rinuncia di Benedetto XVI, Domineddio sarebbe stato trattato come un maggiordomo: prima, l’11 febbraio 2013, gli si è dato l’incarico, in un latino pieno di errori, di far scadere il papato il 28 febbraio alle ore 29.00, anzi no, scusate, le 20.00. Poi arriva il 28 febbraio, lo si rimanda ancora alle ore 20.00, poi alle 20.00 non Gli si conferma niente. E il Signore sarebbe rimasto incerto sul da farsi: “Lo riprendo o non lo riprendo il munus, che poi non è neanche il munus, ma è il ministerium che, pure, non può essere separato dal munus? Ma il mio Vicario cosa diventa, visto che non può essere papa emerito?”.

Come evidenziato dal teologo Pace QUI  e dal giurista Patruno QUI,   nulla di tutto ciò sarebbe stato – ovviamente -  possibile e quindi la rinuncia – impossibile e per giunta proposta per l’ente sbagliato - è invalida, per  differimento, mancata simultaneità e mancata conferma.

In sintesi: secondo i bergogliani, Benedetto sarebbe completamente digiuno di diritto canonico e ha scelto uno status giuridico che non esiste, annunciando una volontà di rinuncia invalida, differita e mai ratificata, per poi rimanere non si sa cosa per otto anni. Adesso ci si rende conto che non è papa emerito e non lo è mai stato.  Non si risponde alle contestazioni sulla validità della rinuncia e ora Francesco, come antipapa, dovrebbe poter sanare una situazione di otto anni fa senza averne alcun potere?

Insomma, è un po’ come nelle sabbie mobili: più ci si agita, più si cercano rimedi, più si affonda.

 

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