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Lettera al direttore de Il Foglio, Claudio Cerasa: ci sarebbe una certa questione su papa Ratzinger…

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Caro Direttore,

ho letto con molto interesse la Tua risposta a quei fedeli che hanno inviato a Il Foglio QUI una lettera indirizzata a Francesco - esprimendo la loro disperazione per quello che sta facendo nella Chiesa - e che Tu, con coraggio e apertura, hai voluto pubblicare. Peraltro, hai anche citato, con perfetta puntualità, una straordinaria profezia di Joseph Ratzinger di vari decenni fa: “Allora avevo previsto, se così si può dire, che la Chiesa si sarebbe ridotta di dimensioni, che un giorno sarebbe diventata una chiesa di minoranza e che non avrebbe più potuto esistere nei grandi spazi e nelle organizzazioni che aveva in passato, ma avrebbe dovuto trovare una sistemazione più modesta”.

In effetti, sembra proprio che questo si sia avverato dato che, anche se i media non ne parlano, questa piccola chiesa, o  “piccolo resto” per usare un’espressione biblica, esiste già, con una quantità indefinibile di sacerdoti sparsi in tutto il mondo che celebrano in comunione con papa Benedetto e disconoscono Francesco come papa. QUI i dettagli.

Temo però che i Tuoi lettori facciano un discorso legittimo invocando il fatto che anche il papa è sottoposto all’autorità del Diritto canonico (se non lo cambia preventivamente) e che egli non possa esattamente fare “quello che gli pare” in quanto trae la sua autorità dal fatto di essere CUSTODE del bimillenario depositum fidei.

A tal proposito, permettimi di sottoporre a Te e al bravissimo collega Matteo Matzuzzi – che stimo e apprezzo - una questione che riscuote un certo interesse fra i lettori (come vedrai dall’indicizzazione delle notizie principali di Google valida per molti utenti) che però ancora non viene discussa da altri giornali italiani. Eppure, il cosiddetto “Piano B” è stato ospitato dagli autorevoli vaticanisti Aldo Maria Valli e Marco Tosatti e, ad oggi, è stato tradotto in sette lingue per iniziativa di siti stranieri.

La prospettiva sarebbe la quadratura del cerchio più semplice per i Tuoi lettori, anche se choccante, mi rendo conto. Quindi è assolutamente necessario partire dall’esame di fatti oggettivi e incontestabili. Avevo già indirizzato a Massimo Franco del Corriere buona parte di questi interrogativi: speravo potesse darci lumi, ma mi ha invitato a scrivere un libro, senza fornire risposte nel merito. Spero con Voi di essere più fortunato.

Orbene, come sappiamo, la Declaratio di rinuncia di papa Ratzinger viene contestata fin dal 2013: è stata scritta così “maldestramente” da  consentire di chiamare in causa tutti gli articoli possibili del Codice di Diritto canonico: 124, 332 § 2, 188, 41, 17.

Pochi giorni fa, grazie alle stesse affermazioni di due famosi canonisti pro-Bergoglio, i giuristi Sànchez e Acosta hanno messo a fuoco - senza essere smentiti - che la Declaratio  è una vera bomba di invalidità giuridica.

QUI  potrai leggere come per stessa ammissione dei citati Mons. Scaccia e prof. Boni:

1)  non esistono due papi, né il “papato allargato”

2)  il papa è uno solo,

3)  il papa emerito non esiste,

4)  munus e ministerium non sono sinonimi in senso giuridico.

5)  Ratzinger ha citato il munus in senso giuridico, senza mai aver rinunciato a questo, come richiesto dal canone 332 § 2

6) ha separato i due enti che però, nel caso del Papa, sono indivisibili

7) ha rinunciato pure all’ente sbagliato, cioè il ministerium.

Per un’altra stranezza, Ratzinger decide di differire l’entrata in vigore della sua rinuncia alle ore 29.00 (poi corretto in 20.00) del 28 febbraio 2013. Saluta il mondo alle 17.30 di quel giorno, da Castel Gandolfo, ma pur potendo cambiare idea fino alle 20.00, dopo quell’ora non ratifica niente. La mancata simultaneità dell’atto e la mancata conferma della Declaratio pare rendano, ancora una volta, invalida la rinuncia.  QUI  e QUI

La Declaratio annovera, inoltre, due grossolani errori di latino, e altre 20 imperfezioni linguistiche che furono   denunciate, “a caldo” dai latinisti Luciano Canfora  (sul Corriere) e da Wilfried Stroh sulla stampa tedesca: secondo alcune interpretazioni, tali errori sarebbero stati inseriti per attirare l’attenzione su un atto giuridicamente invalido. QUI

Tre anni dopo, nel 2016, sul Corriere, Ratzinger ripete quanto appena pubblicato in “Ultime conversazioni”: “Il testo della rinuncia l'ho scritto io. Non posso dire con precisione quando, ma al massimo due settimane prima. L’ho scritto in latino perché una cosa così importante si fa in latino. Inoltre il latino è una lingua che conosco  così bene da poter scrivere in modo decoroso. Avrei potuto scriverlo anche in italiano, naturalmente, ma c’era il pericolo che facessi qualche errore”. QUI

Non è un po’ strano? Considera che lo stesso Ratzinger ammette in “Ein Leben di Seewald che la Declaratio (di appena 1700 battute) venne da lui scritta in ben due settimane, passando poi al vaglio della Segreteria di Stato (sotto il sigillo del segreto pontificio) per correggere errori giuridici e formali. QUI

Non è anche molto curioso come Benedetto ripeta da otto anni che “IL PAPA E' UNO SOLOsenza mai spiegare esplicitamente chi sia dei due? Lo conferma involontariamente lo stesso Mons. Gaenswein QUI  Nemmeno una volta, in otto anni, casualmente, gli è scappato: “Il papa è uno ed è Francesco”.

Ratzinger è  ritenuto un grande intellettuale, eppure, sembra che, oltre a non conoscere bene la lingua latina e il diritto canonico, abbia anche grosse lacune in storia della Chiesa. Nel libro di Seewald dice, in merito alle proprie dimissioni: “Nessun papa si è dimesso per mille anni e anche nell’ultimo millennio è stata un’eccezione”. Dato che nel I millennio si sono dimessi sei papi e quattro nel II, Ratzinger, o non ricorda bene, oppure, come conferma lo storico della Chiesa dell’Università di Milano Francesco Mores, si riferisce al papa Benedetto VIII che nel I millennio fu costretto a rinunciare al ministerium, (proprio come ha fatto Ratzinger), in quanto cacciato da un antipapa. In sostanza, Benedetto ci  sta dicendo che si è “dimesso” rinunciando alle funzioni pratiche come quei pochissimi papi che nel I millennio non hanno mai abdicato e sono rimasti papi. QUI

Infatti in “Ein Leben”, afferma che la rinuncia di Celestino V, l’abdicatario per eccellenza, non poteva essere in alcun modo associata alla sua,  come precedente. QUI  . Inoltre, non dà da pensare come nello stesso volume si parli sempre e solo di “dimissioni” (Ruecktritt) per Benedetto XVI e di abdicazione (Abdankung) solo per i papi che rinunciarono davvero, come Celestino V?

Non è strano, dunque, che Ratzinger continui a vestirsi da papa, a impartire la benedizione apostolica, a firmarsi P.P. - Pater Patrum e a godere di prerogative tipicamente papali tanto da frastornare milioni di fedeli e da sollevare le critiche del card. Pell? QUI e QUI

E che dire del fatto che prima del conclave, Benedetto XVI promise di giurare obbedienza “al suo successore”, ma poi non lo ha mai fatto per Francesco? Infatti nel 2016 risponde così al collega Peter Seewald:   “Nel prendere congedo dalla curia, come poté allora giurare obbedienza assoluta al suo futuro successore?

Risposta di Benedetto XVI: “Il papa è il papa, non importa chi sia”.      QUI

Inoltre, abbiamo da poco riscoperto un’efficace contesto descritto nel 2010 da Paolo Flores d’Arcais QUI che fa supporre come la questione della rinuncia possa celare un’altra realtà possibile rispetto all’ormai stantia narrativa ufficiale.

IN SINTESI: possibile che il grande latinista Joseph Ratzinger QUI  , tra gli intellettuali ecclesiastici più colti e significativi del ‘900, teologo adamantino, scrupoloso e teutonicamente razionale, dal 2013 in poi, nonostante la lucidità delle sue successive pubblicazioni, si sia trasformato di colpo e a tratti in un anziano stravagante, impreparato in latino, diritto canonico, storia della Chiesa, “dispettoso” e ambiguo al punto da gettare nell’angoscia e nell’incertezza milioni di fedeli?

Ecco, noi abbiamo provato a riordinare i pezzi di questo difficile puzzle in una ricostruzione generale QUI , detta "Piano B", che risponde a tutti questi interrogativi componendoli in un quadro unitario e confermando quanto ventilato, in termini astrattamente generali, dal più importante filosofo italiano, Giorgio Agamben. Recentemente, tale ricostruzione è stata confermata anche dal docente Antonio Sànchez Saez, ordinario di Diritto presso l’Università di Siviglia QUI

Pertanto sarei davvero lieto se Tu avessi la curiosità di esaminare questo materiale insieme a Matteo Matzuzzi, inclusi i link agli approfondimenti, e di fornirci il Vs. autorevole commento per contribuire a fare luce su una questione che, oltre a coinvolgere un miliardo e 285 milioni di cattolici, se non chiarita, potrebbe avere conseguenze catastrofiche per la Chiesa. QUI

UNA SOLA PREGHIERA: prima di fare considerazioni, partiamo da ciò che è reale, dai fatti, e cerchiamo di dare loro una risposta. E’ indispensabile: in qualsiasi indagine, che sia scientifica o giudiziaria, si parte dalla realtà dei dati oggettivi. In molti, invece, usano il trucco dialettico di partire dall’analisi del “movente”, affermando che “Papa Benedetto non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere perché etc. etc.”.

Quindi, l’unica strada percorribile è ricostruire e collegare tutti i fatti sopra citati secondo una logica diversa e alternativa al Piano B, ma ugualmente coerente. Per ora, l’unica chance, è in ottica spirituale  e dovrebbe interessare anche gli ambienti tradizionalisti ostili al presunto “modernista” Ratzinger. Può essere, infatti, solo che questo “disegno intelligente” abbia travalicato la stessa volontà di Benedetto, e che egli possa essere stato in qualche modo “teleguidato” dallo Spirito Santo.

Mi rendo conto che affrontare la questione sia un lavoraccio, tuttavia, ci troviamo di fronte al caso giornalistico probabilmente più interessante degli ultimi 700 anni. Penso ne valga la pena.

Sperando in una Vs. risposta, Vi porgo i più cordiali saluti e i sensi della mia più sentita stima professionale.

 

Andrea Cionci

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