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Per Benedetto XVI, la data delle sue "dimissioni" ha un nesso anche col primo lunedì di Carnevale

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Pensate che sia un titolo ad effetto? No. E’ esattamente così: testuale. E’ solo una delle tante frasi di papa Ratzinger sottili, umoristiche, ma di logica implacabile, contenute in “Ultime conversazioni”, libro intervista di Peter Seewald, uscito nel 2016.

Copiamo integralmente:

Seewald: “Originariamente lei voleva dimettersi già in dicembre, poi però ha deciso per l’11 febbraio, lunedì di Carnevale, festa della Madonna di Lourdes. HA un significato simbolico?”

Benedetto XVI: “Che fosse il lunedì di carnevale non ne ERO consapevole. In Germania mi ha causato anche qualche problema. Era il giorno della Madonna di Lourdes. La festa di Bernadette di Lourdes, a sua volta, coincide con il giorno del mio compleanno. Per questo mi SEMBRAVA giusto scegliere proprio quel giorno”.

Seewald: “La data dunque HA... “

Benedetto XVI: “...un nesso interiore, sì”.

Ha: presente indicativo (in tedesco “hat”). Perché non “aveva”?

Visto che papa Ratzinger non ha corretto il giornalista, logicamente, se l’italiano non è un’opinione, la data da lui scelta HA (nel 2016) un nesso interiore con:

1) la Madonna di Lourdes,

 2) la festa di S. Bernadette,

3) il suo compleanno

4) e anche il primo lunedi di Carnevale.

Della festa tedesca – dice lui stesso - si era infatti consapevolizzato SUBITO DOPO la Declaratio dell’11 febbraio, a causa dei problemi nati in Germania: qualcuno aveva infatti pensato a uno scherzo.

Per escludere il Carnevale, la domanda doveva essere posta così: “La data dunque AVEVA…”.

La data poteva avere un nesso interiore fra i soli primi tre fattori solo SE posta all’imperfetto, cioè prima che lui si consapevolizzasse della coincidenza col Carnevale.

Quasi incredibile, peraltro, che Benedetto non sapesse che l’11 febbraio 2013 sarebbe stato il primo lunedi di Carnevale, il famosissimo “ROSENMONTAG” tedesco che cade sempre il lunedi precedente a quello di Quaresima.

Lo scambio col giornalista, pare dunque essere costruito attentamente per mandare un messaggio sottile, velato, ma molto preciso. Lo stesso Benedetto non manca di farci sapere che, siccome in Germania qualcuno aveva pensato a uno scherzo alla notizia delle sue “dimissioni” (come abbiamo verificato dalle cronache), egli si era consapevolizzato subito dopo di aver scelto – inopportunamente - quel giorno carnevalizio. Così, a livello logico, la data HA oggi, cioè tre anni dopo, quando scrive col senno di poi, un nesso ANCHE col primo lunedi di Carnevale. Non ci sono santi.

In molti sorrideranno: “Ma sì… sono sottigliezze… Solo un caso, una distrazione…”. Sicuro: una delle tante di sbadataggini di questo strano papa che prima era ritenuto un teologo adamantino e teutonicamente scrupoloso nel linguaggio e che, invece, dal 2013 in poi, divenuto “modernista” come dicono alcuni, si è lasciato andare a tante distrazioni che, per pura coincidenza, conducono tutte verso l’invalidità della sua rinuncia al papato.

Una distrazione, come quando Ratzinger ha CASUALMENTE confuso nella Declaratio per sbaglio munus e ministerium, invertendoli e coinvolgendo così – alla grande -  i canoni 124, 332 § 2, 188, 17 del Diritto canonico che, stando a vari canonisti, rendono nulla la sua rinuncia; una distrazione come quando ha salutato il mondo da Castel Gandolfo alle 17.30 “dimenticandosi” di confermare alle 20.00 la sua rinuncia, rendendola nulla, secondo altri studiosi; così come si è dimenticato di aver commesso due grossi errori di latino nella Declaratio tanto da dichiarare tre anni dopo al Corriere di aver scritto le dimissioni in latino perché è un ottimo latinista. Così come per dimenticanza non ricorda di aver visitato nel 2009 la tomba di Celestino V (che abdicò nel 1294) dicendo che “nessun papa si è dimesso negli ultimi mille anni e anche nel primo millennio è stata un’”eccezione” (6 papi dimessi nel I millennio e 4 nel II)  e lasciando inequivocabilmente intendere che si è dimesso solo dalle funzioni pratiche, ma non ha affatto abdicato da papa.

Tutte distrazioni di cui abbiamo scritto diffusamente QUI 

Che senso avrebbe questo ennesimo messaggio “criptico”, come ce ne sono tantissimi in “Ultime conversazioni”? Diversi studiosi ripetono, sulla base di contingenze MOLTO PIU’ ESPLICITE di questo messaggio, che la sua rinuncia è del tutto nulla, un gigantesco “scherzo”, e con ottima probabilità papa Ratzinger l’ha costruita appositamente invalida per difendersi dai modernisti che lo costrinsero a dimettersi, dato che non aveva più alcun potere. Questo è dimostrato dal fatto, ripreso dai media, che il Segretario di Stato aveva silurato il Presidente dello IOR Gotti Tedeschi senza che Benedetto ne sapesse niente. La Declaratio invalida – secondi tali studiosi - ormai definitivamente consegnata alla storia e al diritto canonico, sarebbe dunque una trappola per lasciare tempo alla Chiesa modernista di svelarsi, finché un giorno non si scoprirà che il conclave del 2013 era del tutto invalido.

Ne abbiamo parlato sul blog di Aldo Maria Valli QUI

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