Antwort auf die Tagespost: arrivano in Germania le stranezze sulle "dimissioni" di Benedetto XVI
DER TEXT IN DEUTSCH FOLGT DEM ARTIKEL IN ITALIENISCH
Il più importante quotidiano cattolico tedesco, il Die Tagespost, ha ripreso alcuni nostri articoli circa le problematiche giuridiche della rinuncia di papa Benedetto XVI e le strane incongruenze degli otto anni successivi. Abbiamo così fornito loro un resoconto dei fatti e una ricostruzione che li collega (il cosiddetto “Piano B”), tradotti in tedesco. Finora nessuno è riuscito a proporre un’alternativa.
Cari Colleghi del Die Tagespost,
il giorno 28 maggio avete ripreso sulle vostre pagine un articolo pubblicato dal blog del sottoscritto sul quotidiano italiano Libero. Il Vostro titolo parlava di “strane speculzioni" a Roma. Se avrete la bontà di leggere, vi dimostreremo che ad essere molto strani sono, piuttosto, alcuni fatti oggettivi. Quanto alla nostra ricostruzione chiamata “Piano B”, essa tenta di offrire una possibile spiegazione logica riordinando fatti e documenti. E’ stata ripresa dai più autorevoli vaticanisti italiani e tradotta in quattro lingue da siti e blog internazionali (oggi anche in tedesco, per Voi). Saremmo lieti se qualcuno si dimostrasse capace di metterla in discussione in modo coerente e completo dopo aver verificato tutti gli approfondimenti.
Ed ecco i fatti.
La Declaratio di dimissioni nasconde una serie di problematiche giuridiche che coinvolgono i canoni 124, 332 § 2, 188, 17 del Codice di Diritto canonico.
Dall’inversione fra munus e ministerium, al differimento della data e dell’ora della rinuncia, alla dubbiosità generale: a detta di vari canonisti la rinuncia è un atto completamente nullo. Il solo fatto che possano fiorire tali querelle, rende l’atto dubbio e come tale, ancora una volta, nullo.
Per non parlare dell’istituto del cosiddetto “papa emerito”, radicalmente contestato - all’unanimità - da studiosi di fama internazionale (Boni, Fantappié, Margiotta-Broglio, de Mattei…).
Benedetto XVI ripete da otto anni che “il papa è uno” senza mai spiegare quale. Ho dimostrato che Vatican News ha attribuito il virgolettato “il papa è uno ed è Francesco” a Benedetto XVI mentre le parole erano del giornalista Massimo Franco del Corriere della Sera.
Benedetto XVI mantiene la veste bianca e si è giustificato nel libro di Seewald Ultime conversazioni dicendo che era “una soluzione pratica perché non aveva altri abiti”. Mantiene altre prerogative pontificie come il P.P. dopo il nome pontificio (Pater Patrum, o Pontifex Pontificum) e la possibilità di impartire la benedizione apostolica. Usa nei suoi libri-intervista il plurale maiestatico. Vive in Vaticano ed interviene su gravi questioni dottrinali.
Ho evidenziato come nelle sue dichiarazioni degli ultimi otto anni vi sia un’ambiguità scientifica e studiata: ogni sua frase può essere interpretata in due modi diversi e speculari. Come quando dice: “I miei fan sono dispiaciuti per la mia scelta, ma io sono sereno e in pace con me stesso”.
Una frase che può essere interpretata in due modi diversi, anche secondo l’ipotesi di cui scriverò di seguito.
Nella Declaratio di dimissioni figurano due gravi errori di latino e altre circa 20 imperfezioni che vennero subito denunciati sulla stampa da illustri latinisti come Luciano Canfora e Wilfried Stroh.
Nel 2016, papa Ratzinger dichiara al Corriere della Sera quanto già scritto in Ultime conversazioni di Peter Seewald, ovvero che lui stesso ha scritto in due settimane la Declaratio in latino perché egli è “conosce molto bene il latino e non voleva fare errori scrivendo in italiano”. Il documento è passato attraverso la Segreteria di Stato sotto segreto pontificio – scrive Ratzinger - che ha anche “perfezionato lo stile”.
L’ultima scoperta è quella citata anche dal Vostro giornale, sempre in “Ultime conversazioni” di Peter Seewald:
Domanda.“C’è stato un conflitto interiore per la sua decisione (di dimettersi)?”.
Risposta di papa Ratzinger: “Non è così semplice, naturalmente. Nessun papa si è dimesso per mille anni e anche nel primo millennio ciò ha costituito un’eccezione: perciò una decisione simile la si deve ponderare a lungo. Per me, tuttavia, è apparsa talmente evidente che non c’è stato un doloroso conflitto interiore”.
Ora, nel I millennio hanno abdicato sei papi, e quattro nel II millennio. Come è possibile? Benedetto XVI non può quindi che riferirsi con la parola “dimissioni” solo a quei pochi papi che nel I millennio furono costretti a rinunciare non al munus petrino, ma al solo ministerium, l’esercizio pratico del potere, per essere stati cacciati dagli antipapi. Nella fattispecie, uno di questi potrebbe essere Benedetto VIII, scacciato dall’antipapa Gregorio VI e pertanto temporaneamente costretto a rinunciare al ministerium prima di essere reinsediato sul trono come legittimo papa. Infatti papa Ratzinger nella Declaratio rinuncia solo al ministerium, e non al munus, come sarebbe richiesto dal canone 332.2. Quindi, lui ci starebbe dicendo che è ancora il papa, per quanto privo dell’esercizio pratico del potere. Non sono emerse spiegazioni alternative.
Questi sono solo alcuni fatti, e avreste ragione a ben definirli strani. Come spiegarli?
Ci sono solo due ipotesi:
1) Papa Ratzinger non conosce bene il latino, non ricorda nulla della Storia della Chiesa ed è pressoché digiuno di Diritto canonico, nonostante fosse certamente a conoscenza del fatto che nel 1983 Giovanni Paolo II avesse inserito la dicotomia tra munus e ministerium nel Diritto canonico. Per pura vanità personale, Benedetto si ostina a indossare la veste bianca e ad atteggiarsi da papa, non essendolo più, rimanendo del tutto indifferente all’angoscia e al dubbio che attanagliano tantissimi fedeli su chi sia il papa. Bisogna ammettere anche che papa Ratzinger sia anche un poco dispettoso e si “diverta” a lasciare un’ombra di dubbio su chi sia il papa, intralciando il suo successore.
2) Come già ventilato dalla giurista Estefania Acosta nel suo trattato “Benedict XVI: pope emeritus?“ e dal frate Alexis Bugnolo, lo strano e illogico comportamento di Benedetto XVI nell’arco dei successivi otto anni è da lui tenuto appositamente per farci capire che il papa è uno ed è solo lui, dato che lui stesso ha predisposto volontariamente la sua rinuncia come giuridicamente invalida. Questo per consentire alla Chiesa modernista di rivelarsi, di farsi conoscere, ma poi di essere annullata di un soffio, non appena scoperta l’invalidità della sua rinuncia. E’ noto come egli nel 2012 fosse ormai esautorato (tanto che il presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi fu cacciato all’insaputa del papa), è noto dalla biografia del card. Danneels che i suoi nemici fossero i cardinali della Mafia di San Gallo di cui il card. Bergoglio era il campione. Secondo la teoria del cosiddetto “Piano B”, Benedetto XVI ha consegnato alla storia e al diritto canonico una rinuncia invalida per separare “il grano dal loglio” e condurre a uno scisma purificatorio per la Chiesa. Il filosofo italiano Giorgio Agamben si dice convinto del fatto che la vera ragione delle sue dimissioni sia stata la volontà di risvegliare la coscienza escatologica . Le dimissioni sarebbero una prefigurazione della separazione tra «Babilonia» e «Gerusalemme» nella Chiesa. Invece di impegnarsi nella logica del mantenimento del potere, con la sua rinuncia all’incarico, Ratzinger ne avrebbe enfatizzato l’autorità spirituale, contribuendo in tal modo al suo rafforzamento. Ora bisogna solo vedere chi uscirà dalla sede.
Una tesi choc, ci rendiamo conto. Di seguito abbiamo ordinato tutti i pezzi del puzzle fin dal principio. Ogni paragrafo ha un articolo di approfondimento per verificare ogni questione. Aspettiamo che qualcuno sappia riordinarli in un modo diverso, ma i pezzi dovranno incastrarsi per bene. E’ infatti molto difficile sostenere che tutte le apparenti goffaggini, sbadataggini, incongruenze di Ratzinger, che - guarda caso - conducono tutte verso lo stesso punto, (cioè che lui sia rimasto ancora papa a tutti gli effetti) siano solo frutto del caso. E’ una questione di calcolo delle probabilità.
Noi non abbiamo posizioni preconcette, ci limitiamo a riordinare i fatti secondo logica. A voi giudicare e, in caso, a contestare utilmente.
Tuttavia, non si può continuare a far finta che la questione non esista. Se fosse verificato che Benedetto non ha rinunciato validamente, il conclave del 2013 sarebbe invalido, Francesco sarebbe un antipapa e tutta la sua linea successoria sarebbe di antipapi, così come all’antipapa Anacleto II succedette un altro antipapa, Vittore IV, finché non giunse san Bernardo di Chiaravalle a rimettere le cose a posto. Quindi la Chiesa cattolica sarebbe finita per sempre, almeno per come la conosciamo. La questione è scomoda, ci rendiamo conto, infatti tutti scappano appena se ne accenna, ma quale giornalista serio può prendersi la responsabilità di tacere davanti a tali clamorose, inspiegabili evidenze? I cattolici ancora meno, e gli ecclesiastici sono tenuti da un esplicito canone a ricercare la verità e a dichiararla.
Riteniamo che valga la pena affrontare il discorso e fare chiarezza, anche per tutelare la legittimità di Francesco e dei suoi successori. Del resto, cosa c’è da temere se tutto è in regola?
Per leggere in italiano il “Piano B” QUI
Antwort auf die Tagespost
Liebe Kolleginnen und Kollegen von der Tagespost,
Am 28. Mai haben Sie auf Ihren Seiten einen Artikel aufgegriffen, der im Blog des Unterzeichners in der italienischen Zeitung Libero veröffentlicht wurde. Ihr Titel HIER sprach von "seltsamen Spekulationen" in Rom, und der Text neigte dazu, die Angelegenheit fast als Verschwörungstheorie zu behandeln (eine defensive Kategorie, die jetzt für fast alles verwendet wird). Wenn Sie die Güte haben, es zu lesen, werden wir Ihnen zeigen, dass das, was sehr seltsam ist, eher einige objektive Fakten sind. Was unsere Rekonstruktion, genannt "Plan B", betrifft, so versucht sie, eine mögliche logische Erklärung anzubieten, indem sie Fakten und Dokumente neu anordnet. Sie wurde von den maßgeblichen italienischen Vatikanisten aufgegriffen und von internationalen Websites und Blogs in vier Sprachen übersetzt (heute auch auf Deutsch, für Sie). Wir würden uns freuen, wenn jemand in der Lage wäre, sie nach Überprüfung aller eingehenden Studien in einer kohärenten und vollständigen Weise in Frage zu stellen.
Die Declaratio des Rücktritts verbirgt eine Reihe von juristischen Problemen, die die Canones 124, 332 § 2, 188, 17 des Codex des kanonischen Rechts betreffen.
Von der Umkehrung zwischen munus und ministerium, über die Verschiebung des Datums und der Uhrzeit des Verzichts, bis hin zum allgemeinen Zweifel: Nach Ansicht verschiedener Kanonisten ist der Verzicht ein völlig nichtiger Akt. Die bloße Tatsache, dass eine solche Querelle gedeihen könnte, würde das Gesetz zweifelhaft und als solches wiederum nichtig machen.
Ganz zu schweigen von der Institution des so genannten "Papst Emeritus", die von Gelehrten von internationalem Ruf (Boni, Fantappié, Margiotta-Broglio, de Mattei...) radikal angefochten wird - einstimmig.
Benedikt XVI. wiederholt seit acht Jahren, dass "es einen Papst gibt", ohne jemals zu erklären, welchen. Ich habe gezeigt, dass Vatican News das Anführungszeichen "der Papst ist einer und es ist Franziskus" Benedikt XVI. zugeschrieben hat, während die Worte die des Journalisten Massimo Franco vom Corriere della Sera waren.
Benedikt XVI. behält das weiße Gewand bei und rechtfertigt sich in Seewalds Buch “Leszte Gespraeche” damit, dass es "eine praktische Lösung war, weil er keine anderen Kleider hatte". Er behält andere päpstliche Vorrechte wie das P.P. nach dem Pontifikalnamen (Pater Patrum) und die Möglichkeit, den apostolischen Segen zu erteilen. In seinen Bücher-Interviews verwendet er den majestätischen Plural. Er lebt im Vatikan und spricht über ernste Lehrfragen.
Ich habe darauf hingewiesen, dass in seinen Äußerungen der letzten acht Jahre eine wissenschaftliche und studierte Zweideutigkeit herrscht: Jeder Satz von ihm kann auf zwei verschiedene und spekulative Arten interpretiert werden. Wie wenn er sagt: "Meine Fans bedauern meine Entscheidung, aber ich bin gelassen und mit mir im Reinen".
Ein Satz, der auf zwei verschiedene Arten interpretiert werden kann, sogar gemäß der Hypothese, über die ich weiter unten schreiben werde.
In der Declaratio des Rücktritts finden sich zwei schwere lateinische Fehler und etwa 20 weitere Unvollkommenheiten, die sofort von angesehenen Latinisten wie Luciano Canfora und Wilfried Stroh in der Presse angeprangert wurden.
Im Jahr 2016 erklärte Papst Ratzinger gegenüber dem Corriere della Sera, was er bereits in Peter Seewalds Ultime conversazioni geschrieben hatte, nämlich dass er selbst die Declaratio in zwei Wochen auf Latein geschrieben habe, weil er "mit dem Lateinischen sehr vertraut ist und keine Fehler beim Schreiben auf Italienisch machen wollte." Das Dokument durchlief das Staatssekretariat unter päpstlicher Geheimhaltung - Ratzinger schreibt -, das auch "den Stil perfektionierte".
Die letzte Entdeckung ist die, die in Ihrer Zeitung erwähnt wird, wiederum in "Last Conversations":
Frage: " Gab es dennoch ein heftiges inneres Ringen um diese Entscheidung? (zurückzutreten)?".
Die Antwort von Papst Ratzinger: "(Tiefes Luftholen.) Das ist natürlich nicht ganz leicht. Nachdem tausend Jahre kein Papst zurückgetreten ist und es auch im ersten Jahrtausend eine Ausnahme war, ist es eine Entscheidung, die man nicht leicht fällt und die man immer wieder herumwälzen muss. Andererseits war für mich die Evidenz dann doch so groß, dass kein ganz schweres inneres Ringen da war”.
Nun, im ersten Jahrtausend haben sechs Päpste abgedankt, und vier im zweiten Jahrtausend. Wie ist das möglich? Benedikt XVI. kann sich also mit dem Wort "Rücktritt" nur auf jene wenigen Päpste beziehen, die im ersten Jahrtausend nicht auf das munus petrinum, sondern nur auf das ministerium, die praktische Machtausübung, verzichten mussten, weil sie von den Gegenpäpsten vertrieben wurden. Im vorliegenden Fall könnte es sich um Benedikt VIII. handeln, der vom Gegenpapst Gregor VI. vertrieben wurde und deshalb vorübergehend auf das Ministeramt verzichten musste, bevor er wieder als legitimer Papst auf den Thron gesetzt wurde. Tatsächlich verzichtet Papst Ratzinger in der Declaratio nur auf das ministerium, nicht aber auf das munus, wie es nach can. 332.2 erforderlich wäre. Er würde uns also sagen, dass er immer noch der Papst ist, wenn auch ohne die praktische Ausübung der Macht. Es haben sich keine alternativen Erklärungen ergeben.
Dies sind nur ein paar Fakten, und Sie hätten Recht, wenn Sie sie als seltsam bezeichnen würden. Wie kann man sie erklären?
Es gibt nur zwei Hypothesen:
1) Papst Ratzinger kann nicht gut Latein, erinnert sich an nichts aus der Kirchengeschichte und ist fast ein absoluter Ignorant des Kirchenrechts, obwohl ihm sicher bewusst war, dass Johannes Paul II. 1983 die Dichotomie zwischen munus und ministerium in das Kirchenrecht einführte. Aus reiner persönlicher Eitelkeit besteht Benedikt darauf, das weiße Gewand zu tragen und sich als Papst auszugeben, ohne selbst Papst zu sein, und bleibt völlig gleichgültig gegenüber der Angst und den Zweifeln, die so viele der Gläubigen darüber ergreifen, wer der Papst ist. Man muss auch zugeben, dass Papst Ratzinger auch ein wenig gehässig ist und es "genießt", einen Schatten des Zweifels zu hinterlassen, wer der Papst ist, indem er seinen Nachfolger behindert.
2) Wie bereits die Juristin Estefania Acosta in ihrer Abhandlung "Benedikt XVI.: Papst Emeritus? " und von Fr. Alexis Bugnolo wird das seltsame und unlogische Verhalten von Benedikt XVI. in den folgenden acht Jahren absichtlich von ihm festgehalten, um uns zu verstehen zu geben, dass der Papst ein und derselbe ist, da er selbst freiwillig dafür gesorgt hat, dass seine Verzichtserklärung rechtlich ungültig ist. Das heißt, der modernistischen Kirche zu erlauben, sich zu offenbaren, sich bekannt zu machen, aber dann um ein Haar annulliert zu werden, sobald die Ungültigkeit seines Verzichts entdeckt wurde. Es ist bekannt, dass er bereits 2012 entmachtet wurde (so sehr, dass der Präsident des IOR, Gotti Tedeschi, ohne das Wissen des Papstes rausgeschmissen wurde). Danneels, dass seine Feinde die Kardinäle der St. Galler Mafia waren, von denen Card. Bergoglio war der Meister. Nach der Theorie des sogenannten "Plan B" hat Benedikt XVI. der Geschichte und dem Kirchenrecht einen ungültigen Verzicht übergeben, um "die Spreu vom Weizen" zu trennen und ein reinigendes Schisma für die Kirche herbeizuführen. Der italienische Philosoph Giorgio Agamben ist überzeugt, dass der wahre Grund für seinen Rücktritt der Wunsch war, das eschatologische Bewusstsein zu wecken . “Der Austritt wäre ein Vorzeichen für die Trennung von "Babylon" und "Jerusalem" in der Kirche. Statt sich auf die Logik des Machterhalts einzulassen, hätte Ratzingers Rücktritt die geistliche Autorität der Kirche betont und damit zu ihrer Stärkung beigetragen”. Jetzt bleibt nur noch abzuwarten, wer den See verlassen wird.
Eine schockierende These, wie wir feststellen. Nachfolgend haben wir alle Teile des Puzzles von Anfang an geordnet. Zu jedem Absatz gibt es einen Folgeartikel, der den jeweiligen Sachverhalt verifiziert. Wir warten darauf, dass jemand in der Lage ist, sie anders anzuordnen, aber die Teile müssen gut zusammenpassen. In der Tat ist es sehr schwierig zu argumentieren, dass all die offensichtlichen Ungeschicklichkeiten, Nachlässigkeiten und Ungereimtheiten Ratzingers, die - wie es der Zufall will - alle auf denselben Punkt hinauslaufen (dass er im Grunde immer noch Papst war...), lediglich das Ergebnis eines Zufalls sind. Es ist eine Frage der Berechnung von Wahrscheinlichkeiten.
Wir haben keine vorgefassten Meinungen, wir beschränken uns darauf, die Fakten nach der Logik neu zu ordnen. Für Sie zu beurteilen und, wenn ja, sinnvoll zu hinterfragen.
Man kann jedoch nicht weiterhin so tun, als gäbe es das Problem nicht. Wenn sich herausstellen sollte, dass Benedikt nicht gültig verzichtet hat, wäre das Konklave von 2013 ungültig, Franziskus wäre ein Anti-Papst und seine gesamte Nachfolge würde aus Anti-Päpsten bestehen, so wie der Anti-Papst Anacletus II. nach acht Jahren von einem anderen Anti-Papst, Victor IV., abgelöst wurde, bis der Heilige Bernhard von Clairvaux kam, um die Dinge richtig zu stellen.
Das Thema ist unbequem, das ist uns klar, in der Tat rennt jeder weg, sobald es erwähnt wird, aber welcher seriöse Journalist kann die Verantwortung auf sich nehmen, angesichts solch sensationeller, unerklärlicher Beweise zu schweigen? Katholiken noch weniger, und die Geistlichen sind durch einen ausdrücklichen Kanon verpflichtet, die Wahrheit zu suchen und sie zu verkünden.
Wir glauben, es lohnt sich, diese Frage anzusprechen und zu klären, auch um die Glaubwürdigkeit von Franziskus und seinen Nachfolgern zu schützen. Denn was gibt es zu befürchten, wenn alles in Ordnung ist?
Die mögliche Rekonstruktion des "Plan B" von Papst Benedikt XVI.
Ungültiger Rücktritt mit Absicht. Ist das Argument von Estefania Acosta plausibel?
1. Ein unbequemer Papst
"Betet, dass ich nicht vor den Wölfen fliehe", so ermahnte Benedikt XVI. das katholische Volk zu Beginn seines schwierigen Pontifikats im Jahr 2005. Tatsächlich wandte sich die Welt sofort gegen ihn: Die katholische Kirche von vor 16 Jahren, mit ihrem bimillennialen Glauben, ihrer Identität und ihren moralischen Regeln, stellte das letzte Hindernis für die Verwirklichung einer Reihe von globalistisch-progressiven Forderungen dar.
Nach der heftig umstrittenen Regensburger Rede (2006), die die Tür zu jeglichem religiösen Synkretismus schloss, und nach dem Motu proprio Summorum Pontificum (2007), mit dem Ratzinger die lateinische Messe "wiederherstellte" und der Tradition einen lebenswichtigen frischen Wind verlieh, war die interne Opposition des modernistischen Klerus - geronnen um die Lobby der Kardinäle, die als "Mafia von St. Gallen" bekannt ist - nun wütend und entschlossen, ihn zu behindern, bis er zurücktrat, wie Card ausführlich beschreiben wird. Danneels (eines der Mitglieder der "Mafia") in seiner Autobiografie von 2015.
2. Das Annus Horribilis
Im Jahr 2012 wird die Situation unhaltbar: Inzwischen boykottieren zu viele Leute im Vatikan den Papst, ohne ihm zu gehorchen, der milde Papst-Theologe kann niemandem so sehr vertrauen, dass sogar der Butler Dokumente in seinen Schubladen stiehlt, mit dem berühmten Vatileaks-Skandal, der die übermäßige Macht des Staatssekretärs aufzeigt, einem heftigen Krieg zwischen den Fraktionen innerhalb der Kirche und sogar einem Plan, ihn physisch zu beseitigen, wird ventiliert. Der Präsident des IOR, Gotti Tedeschi, wird ohne Razingers Wissen abgesetzt, wie aus der Presse zu erfahren war. Aber diese Enthüllungen werden Ratzinger in die Hände spielen, wie wir sehen werden, indem sie den Kontext deutlich machen, in dem er sich für seine extreme Ratio entscheiden muss.
Die Medien sind schließlich alle gegen ihn, stellen ihn als mürrischen Obskurantisten dar und massakrieren ihn, indem sie echte oder angebliche Pädophilie-Skandale aufdecken (die jetzt auf magische Weise verschwunden sind).
3. Die Zeit für "Plan B" ist gekommen
Angesichts einer vom globalistischen Modernismus völlig metastasierten Kirche, die unter internationalem Druck steht, entschied sich Benedikt zu einem endgültigen Schritt, der darauf abzielte, "nicht nur in der kleinen Welt der Kurie aufzuräumen, sondern in der Kirche als Ganzes", wie er selbst dem Journalisten Peter Seewald erklärte.
Ein seit vielen Jahren geplanter "Plan B" gerade im Hinblick auf einen Angriff auf das Papsttum aus dem Inneren der Kirche, angekündigt durch viele Prophezeiungen und durch das dritte Geheimnis von Fatima, über das Ratzinger als einer der wenigen informiert war.
Der Papst organisiert also das, was man strategisch als "Plan der Täuschung" bezeichnen könnte, mit einem "falschen Ziel" und einem "falschen Rückzug", um den Motivationsimpuls des authentisch katholischen Volkes zurückzugewinnen und die feindlichen Kräfte innerhalb der Kirche endgültig auszulöschen. HIER
4. Das "falsche Ziel": das Ministerium
Der Plan basiert auf einer Maßnahme aus dem Jahr 1983, als das päpstliche Amt von Johannes Paul II. und Card geteilt wurde. Ratzinger in Behälter und Inhalt, munus und ministerium, also göttlicher Titel und praktische Machtausübung.
Und gerade letzteres ist die wahre juristische "falsche Zielscheibe", die man seinen Feinden anbietet: auf das ministerium zu verzichten und nicht auf den munus, wäre so, als würde man glauben machen, dass ein Adliger, ein Graf, seinen Titel nur deshalb verwirkt, weil er auf die Verwaltung seiner Güter verzichtet. Keineswegs: Ein Graf bleibt immer ein Graf, auch ohne Ländereien, und umgekehrt kann ein Verwalter nicht nur durch die Verwaltung von Ländereien ein Graf werden. Munus und Ministerium sind nicht gleichwertig, auch wenn der Vatikan es in Fremdsprachen mit einem Wort übersetzt.
Also verfasste Ratzinger nach zwei Wochen Arbeit im Januar 2013 eine Declaratio, eine nur 1.700 Zeichen umfassende Erklärung in Latein, in der er diese Faktoren nach einer "Spiegeltechnik" umkehrte: Statt auf das munus, das Papstamt, zu verzichten, weil ihm das ministerium (die praktische Ausübung) ermüdend geworden war, verkündete er, dass er das Gegenteil tun wolle: auf das ministerium verzichten, weil ihm die Ausübung des munus ermüdend geworden war. Ein echtes Wortspiel, aber rechtlich könnte ihm das höchstens erlauben, einen Bischofsvikar zu ernennen, aber sicher nicht, als Papst zurückzutreten, eine Rolle, von der er den fundamentalen munus behält. (Es gibt mindestens 5 Veröffentlichungen zu diesem Thema). HIER
6. Der emeritierte Papst ist der Papst
Wird er wieder Kardinal werden? Nein: er wird später präzisieren, dass er "Papst emeritus" werden wird, was sich auf die Tatsache bezieht, dass das Kirchenrecht seit den 1970er Jahren den pensionierten Bischöfen erlaubt, Bischöfe zu bleiben - auf sakramentaler Ebene - indem sie "emeriti" werden, das heißt, indem sie nur ihre praktischen Funktionen verlassen. Im Fall des Papstes gibt es jedoch keine sakramentale Dimension, sondern eine supra-sakramentale Dimension, die ein Amt betrifft, das niemand auf Erden verändern oder teilen kann. So kann einer, der vom päpstlichen Amt zurücktritt, in keiner Weise Papst bleiben, und ein Papst, der nur teilweise zurücktritt, bleibt tatsächlich Papst für alle Belange. Benedikt weiß das, aber seine Gegner nicht. Ratzinger hat also absichtlich diesen Trick des "Papst Emeritus", ein Ausdruck, der im Kirchenrecht nie erwähnt wird, benutzt, um sich selbst als Papst zu behalten und in der Zwischenzeit seinen Gegnern das Feld zu überlassen. HIER
7. Er behält das weiße Gewand
Deshalb behält Benedikt konsequenterweise das weiße Gewand bei, wenn auch beraubt von Mozzetta und Zingulum, dem Symbol der beiden praktischen Funktionen, auf die er nur faktisch verzichtet hat: die Verwaltung des Petrusbootes und die Verkündigung des Evangeliums. Dem Vatikan-Journalisten Tornielli, der ihn fragte, warum er als Kardinal nicht die schwarze Soutane trage, antwortete er rechtfertigend, dass dies "eine eminent praktische Lösung sei, da er keine andere Kleidung zur Verfügung habe". Diese Tatsache wird auch in jüngster Zeit die öffentliche Stigmatisierung von Card hervorrufen. George Pell: "Ein Papst, der zurückgetreten ist, sollte kein Weiß tragen und nicht öffentlich lehren. Vielleicht ist er nicht resigniert? HIER und HIER
8. Die Gier der St. Galler Mafia
Ratzinger kennt seine Gegner gut, er weiß, dass sie machtgierig sind, seit sie in den 90er Jahren in der Stadt St. Gallen in der Schweiz ihre geheimen Treffen abhielten. Es ist kein Zufall, dass Papst Wojtyla genau in diesen Jahren die apostolische Konstitution Universi dominici gregis erließ, die automatisch jeden Kardinal exkommunizierte, der sich eines Manövers vor dem Konklave schuldig machte. Ratzinger weiß, dass die Latein- und Kirchenrechtskenntnisse seiner Gegner den seinen unterlegen sind und dass sie angesichts seiner offensichtlichen Kapitulation nicht zu weit gegangen wären. Sie hätten jedes Dokument, in dem von Rücktritt die Rede war, für bare Münze genommen.
Tatsächlich hat die St. Galler Mafia nach der Declaratio einen Lauf und lässt die vatikanische Pressestelle sofort verkünden, "der Papst ist zurückgetreten". Ratzinger begann zu realisieren, was er am Ende der Declaratio "prophezeit" hatte, wo er erklärte, dass er auf das Amt verzichte, WEIL ("ut") "ab dem 28. Februar der Stuhl des heiligen Petrus vakant sein wird und ein Konklave zur Wahl des neuen Papstes von denen einberufen werden muss, in deren Zuständigkeit es liegt.
9. Lateinische Fehler
Das Spiel ist jedoch raffiniert: Es besteht die Gefahr, dass die juristische Frage, an der der ganze Plan B hängt, bald vergessen wird. Deshalb hat Benedikt in der Declaratio einige Ungereimtheiten eingebaut, die mit der Zeit die Aufmerksamkeit auf die Ungültigkeit des Dokuments lenken werden: erstens zwei grobe Fehler im Lateinischen: "pro ecclesiae vitae" (dann vom Vatikan korrigiert) und ein sogar verbal ausgesprochenes Schlüsselwort: "ministerio" in Verbindung mit "commissum", während es der Dativ "commisso" hätte sein müssen. Nochmals der Tippfehler bei der Uhrzeit: 29.00 Uhr statt 20.00 Uhr. Absichtlich gemachte Fehler sowie die weitere Ungültigkeit des Rücktritts als nicht "rite manifestetur", also "ordnungsgemäß", wie es der Codex des kanonischen Rechts will (Can. 332, § 2), lenken die Aufmerksamkeit vor allem auf die beiden wichtigsten Rechtsfragen des falschen Rücktritts: den Verzicht auf das Amt und den Aufschub des Verzichts.
Der Plan gelingt: Die Fehler in der Syntax werden von Latinisten wie Luciano Canfora und Wilfried Stroh, aber auch von Card sofort als "untragbar" beurteilt. Ravasi, und wird ein gewisses Echo in der Presse haben, zusammen mit dem Tippfehler bei der Uhrzeit. HERE https://www.liberoquotidiano.it/articolo_blog/blog/andrea-cionci/26637606/ratzinger-benedetto-xvi-errori-latino-dimissioni-corriere-esperto-latinista-ennesimo-indizi.html Fehler durch Eile? Unmöglich: Ratzinger brauchte zwei Wochen, um die Declaratio zu verfassen, die zudem vom Staatssekretariat unter dem Siegel der päpstlichen Verschwiegenheit mit großer Leichtigkeit verifiziert wurde. HIER
10. Die Verabschiedung um 17.30 Uhr
So kam der 28. Februar, Benedikt machte einen theatralischen Flug in einem Hubschrauber (er sollte Seewald sagen, dass dies Teil des "Drehbuchs" war), damit jeder sehen konnte, wie er den Vatikan verließ, und um 17.30 Uhr erschien er vom Balkon des Castel Gandolfo, um sich von der Welt zu verabschieden. Es war kein Zufall, dass er 20 Uhr gewählt hatte, die Zeit, in der alle zu Abend aßen, was ihm die Motivation gab, seinen Abschied um 17:30 Uhr vorwegzunehmen. Von Castel Gandolfo aus legt er nämlich fest: "Bis 20.00 Uhr bin ich noch Pontifex, dann nicht mehr".
Dann zog er sich zurück, es war 20:00 Uhr, aber er unterschrieb kein Dokument und gab auch sonst keine öffentliche Erklärung ab. Er rechtfertigt sich damit, dass er seit 17.30 Uhr nicht mehr Papst ist, und beginnt mit seiner öffentlichen Verabschiedung. Falsch: da er von 17:30 Uhr bis 20:00 Uhr immer noch Papst ist, könnte er es sich sehr wohl anders überlegt haben, ergo hätte sein Verzicht auf das Ministeramt, der ohnehin für den Zweck des Rücktritts als Papst nutzlos ist, notwendigerweise entweder durch eine Unterschrift oder durch eine andere öffentliche Erklärung ratifiziert werden müssen. Aber das passiert nicht. HIER
11. Ein Konzentrat der Rechtsunwirksamkeit
Zusammenfassend ist seine Verzichtserklärung als Rücktritt absolut nichts wert, denn man kann nicht auf den Titel göttlichen Ursprungs verzichten, indem man auf die Verwaltung verzichtet, und außerdem wird ein solcher Verzicht, nicht ordnungsgemäß geschrieben, nicht einmal ratifiziert. Einigen Kanonisten zufolge muss die Entsagung ebenso gleichzeitig erfolgen wie die Erwählung. Ein gigantischer Scherz. In der Tat wird Benedikt mit Seewald zugeben, dass die Wahl des 11. Februar für die Declaratio in einem "inneren Zusammenhang" mit dem Fest Unserer Lieben Frau von Lourdes, dem Fest der heiligen Bernadette, ihrem Geburtstag und... dem ersten Montag des Karnevals steht. HIER
12. Die St. Galler Mafia wählt den Anti-Papst
Nur wenige bemerken die Ungereimtheiten und die St. Galler Mafia fährt weiter wie ein Zug. Schließlich, am 13. März, gelang es ihnen durch Drängeln, mit einer fünften irregulären Stimme, ihren Champion, den Jesuiten Kardinal Bergoglio, wählen zu lassen. Bergoglio, der in Argentinien wegen seiner Methoden und lehrmäßigen Extravaganzen bereits sehr unbeliebt ist. So wird der neue Papst der Welt verkündet. Francis kam heraus, ohne eine rote Mozzetta, begleitet von Card. Danneels: Sein Stil ist sehr lässig und in kürzester Zeit erobert er dank der von den bekannten Mächten gesponserten Medien sofort die begeisterte Gunst der Massen. HIER
13. Die Transformation des Katholizismus beginnt
Es beginnt sofort die schrittweise Demontage der katholischen Lehre, um sie an den Container einer neuen Universalreligion für die Neue Weltordnung anzupassen, ein Projekt, das Bergoglio in einem La Stampa-Interview am 15. März 2021 offen befürwortet. "Wir würden die Krise vergeuden, indem wir uns selbst einschließen. Stattdessen, indem wir eine neue Weltordnung aufbauen, die auf Solidarität basiert...".
Schließlich muss man sich nicht wundern: Wenn Ratzinger nicht zurückgetreten ist, ist Bergoglio ein Gegenpapst. HIER
14. Benedikt ist weiterhin Papst
Während ein Teil der gewöhnlichen Katholiken (vom Mainstream verächtlich als "Traditionalisten" bezeichnet) beginnt, gegen Bergoglio zu reagieren (und einige sogar Ratzinger verfluchen), verhält sich Papst Benedikt XVI. weiterhin wie ein Papst in seinem eigenen Recht, wenn auch ohne einige der praktischen Funktionen seiner Macht. Neben der Beibehaltung des weißen Gewandes lebt er weiterhin im Vatikan, verwendet den majestätischen Plural, unterschreibt als Pontifex Pontificum und erteilt den apostolischen Segen. In der Tat, obwohl Ratzinger effektiv aufgegeben hat, das Boot des Petrus zu verwalten, taucht er hin und wieder auf, signiert ein paar Bücher, schreibt, betet, gibt Interviews, korrigiert Bergoglio in Bezug auf den Zölibat der Priester (auch wenn sie bald darauf seinen Lieblingsweinberg entwurzeln werden). HIER
15. Die "wissenschaftliche" Zweideutigkeit
In allen Interviews hält sich Ratzinger bedeckt und bewahrt vor allem eine absolute, wissenschaftliche Ambivalenz in seinen Worten. Er sagt nie, dass er als Papst zurückgetreten ist, er sagt auch nicht, dass der Papst Franziskus ist, aber er wiederholt acht Jahre lang granitisch, dass es nur einen Papst gibt. HIER
16. Der Zwang der Mainstream-Presse
Das Mainstream-Denken will um jeden Preis behaupten, dass dieser eine existierende Papst, von dem Benedikt spricht, Franziskus ist, also drängeln sich die gleichgeschalteten Zeitungen, um eine Erzählung auf seinen Zitaten aufzubauen, und versuchen, sie zu manipulieren. Vatican News vom 27. Juni 2019 titelt sogar: "Benedikt XVI: Der Papst ist einer, Franziskus" und berichtet stattdessen nur über einen persönlichen Gedanken von Massimo Franco vom Corriere della Sera. HIER
17. Die St. Galler Mafia entlarvt sich selbst
Während Bergoglio sich mit seiner neuen ultramodernistisch-weltlichen Kirche ausbreitet, macht die "deep Church", wie Bischof Viganò sie nennen würde, 2015 einen großen Fehltritt: Kardinal Godfried Danneels, Primas von Belgien und Stütze der St. Galler Mafia (so sehr, dass er am Tag der Wahl mit Bergoglio auftrat), bekennt in einer Autobiographie freimütig, wie die modernistische Lobby darauf abzielte, Benedikt zum Rücktritt zu bewegen und als Ersatz Kardinal Bergoglio vorzuschlagen. Die Aussagen bestätigen, was der Journalist Austen Ivereigh bereits behauptet hatte, sorgen für enorme Verlegenheit, werden aber nicht dementiert. Danneels' Buch verkaufte sich wie warme Semmeln (das letzte gebrauchte Exemplar wurde auf Amazon für 206 Euro verkauft), aber es wurde weder nachgedruckt noch ins Italienische übersetzt. Der belgische Kardinal verschwand von der Bildfläche und starb vier Jahre später. HIER
18. Die Verteidigung von Bischof Sciacca
Im August 2016 argumentierte Msgr. Giuseppe Sciacca, der oberste Kanonist des Vatikans, im Interview mit Andrea Tornielli, dass Ratzingers Rücktritt gültig sei, weil munus und ministerium für den Papst unteilbar seien. Nach Ansicht anderer Kanonisten ist dies nicht wahr und wenn überhaupt, dann ist es ein Eigentor, das genau zeigt, dass Ratzinger nicht abgedankt haben kann, indem er nur auf das Ministeramt verzichtete. Tatsächlich zeigt die Geschichte der Päpste im ersten Jahrtausend, dass sie manchmal auf ihre Macht verzichten können, indem sie Päpste bleiben, besonders wegen eines Gegenpapstes.
19. Benedikts Antwort an Il Corriere
Drei Wochen später veröffentlichte Ratzinger in einer verschleierten Antwort einen Brief im Corriere, eine Zusammenfassung eines kürzlich erschienenen Buchinterviews mit Peter Seewald, "Last Conversations", in dem er damit begann, dass er selbst ein ausgezeichneter Latinist sei und die Declaratio in seiner eigenen Handschrift auf Latein geschrieben habe, um keine Fehler zu machen.
Absurd, denn die Fehler wurden unmittelbar nach der Declaratio von berühmten Latinisten öffentlich korrigiert. Es ist eines der vielen Zeichen scheinbarer Inkonsequenz, die Benedikt absichtlich aussendet, um auf die rechtlichen Knoten des "Rücktritts" aufmerksam zu machen. Aber das gesamte Corriere-Interview kann auch umgekehrt interpretiert werden. HIER
20. Erste Ergebnisse von “Plan B”
Doch nur drei Jahre später, im Jahr 2019, ernten die subtilen Eingaben von Benedikt XVI. ein erstes Ergebnis: Der italienisch-amerikanische Franziskanermönch Alexis Bugnolo, angesehener Latinist und Experte für Kirchenrecht, versteht, dass die lateinischen Fehler in der Declaratio absichtlich eingefügt wurden, um auf ein kanonisch ungültiges Dokument aufmerksam zu machen. HIER
Libero bietet exklusiv diese Interpretation an, die um die Welt geht, aber als Antwort kommen nur Schweigen und Beleidigungen aus dem Vatikan und der Tageszeitung der italienischen Bischöfe Avvenire, die uns "Schwachköpfe" nennt. HIER
21. Bergoglio zieht das Seil zu sehr
In der Zwischenzeit entlarvt sich Franziskus immer mehr: er inthronisiert die Pachamama im Petersdom, er weiht die neuen Loreto-Litaneien mit Maria "Erleichterung der Migranten" ein, er spricht sich für die zivile Ehe aus, er ändert das Vaterunser, er fügt das von der esoterisch-freimaurerischen Kultur geteilte Tau in das Messbuch ein, er stellt eine seltsame esoterische Krippe auf dem Petersplatz auf, mit einer gehörnten Figur mit einem Totenkopf auf seinem Helm. Petersplatz eine seltsame esoterische Krippe, mit einer gehörnten Figur mit einem Totenkopf auf dem Helm, kurzum, er schleppt sich zu sehr, so sehr, dass der bekannte Vatikanist Aldo Maria Valli einen schockierenden Artikel mit dem Titel "Rom ist ohne Papst" veröffentlichte. HIER HIER
22. Der Corriere della Sera wird aktiv
Panik in Santa Marta: Massimo Franco von Il Corriere della Sera eilt herbei, um Ratzinger zu interviewen und das Leck zu stopfen. Benedikt XVI. bietet eine Reihe weiterer perfekt doppelzüngiger Antworten: Er sagt, dass "seine etwas fanatischen Freunde seine Wahl, die er aus freien Stücken getroffen hat, nicht akzeptiert haben, er mit sich im Reinen ist und es nur einen Papst gibt". Franco interpretiert seine Aussagen so: "Ich bin freiwillig als Papst zurückgetreten; meine Fans irren sich, wenn sie mich für den Pontifex halten; der Papst ist nur einer und der ist Franziskus". HIER
23. Benedikts expliziter Subtext
In Wirklichkeit könnte die Bedeutung von Ratzingers Worten auch lauten: "Meine Freunde haben nicht verstanden, dass ich die Modernisten einlullen will, und ich habe es in vollem Bewusstsein getan, so dass ich mit meinem Gewissen im Reinen bin. Der Papst ist einer und ich bin es". Diese Geschichte, dass der Papst nur einer ist, aber man nie weiß, welcher, wird jetzt zu repetitiv und veranlasst uns, vergangene Interviews zu überprüfen. Die akribische und "wissenschaftliche" Zweideutigkeit, die jahrelang anhielt, kommt zum Vorschein. HIER
24. Die Ernennung des "Botschafters”
Um also auf die üblichen Missverständnisse des Corriere zu reagieren und diejenigen zu ermutigen, die den richtigen Weg gehen, empfängt Papst Benedikt ein paar Tage später den Präsidenten eines Hilfswerks und ernennt ihn zum "Botschafter" (wenn auch in geistlicher Hinsicht). Obwohl auf symbolischer Ebene, ist es immer noch ein Akt eines regierenden Papstes. Ein weiteres klares Signal an "sein". HIER
25. Sie verstehen das Spiel des Spiegels
Von den Corriere-Interviews ausgehend, lesen wir weiter die Interviewbücher von Peter Seewald und entdecken, dass sie alle von einem gegensätzlichen und konsistenten Subtext durchzogen sind. Jeder Satz ist mit wissenschaftlichem Geschick konstruiert, um - oft mit köstlicher Ironie - die Realität der ungültigen Resignation für diejenigen zu enthüllen, die sie verstehen wollen. HIER und HIER
26. Man entdeckt den ganz klaren historischen Bezug: Benedikt VIII.
Ein wesentliches Detail wird deutlich, wenn Benedikt XVI. 2016 in den "Letzten Gesprächen" hinter einem verschleierten, aber sehr präzisen historischen Verweis erklärt, dass er als Papst Benedikt VIII. Theophilatus von den Grafen von Tusculum abgesetzt hat, der 1012 wegen des Gegenpapstes Gregor VI. auf das Ministeramt verzichten musste: ein unmissverständliches Signal. Nach und nach tauchen weitere Details aus seinen Buch-Interviews auf und auf Libero wird auch beleuchtet, wo sich Ratzinger für seine "Spiegel"-Strategie inspirieren lassen könnte. HIER
27. Die erwartete Dynamik
Benedict weiß, dass sein Spiel extrem subtil ist, aber er hat einige sehr offensichtliche Warnglocken hinterlassen. Er wusste, dass sich die Teile des Puzzles langsam zusammenfügen würden und dass die Tiefe Kirche sich auflösen würde, sich selbst ruinieren, in Skandalen, lehrmäßigen Widersprüchen und heftigen internen Konflikten ertrinken würde. In dieser Hypothese wusste Ratzinger im Voraus, dass der modernistische Anti-Papst mit seinen globalistischen und nicht mehr katholischen Reformen das katholische Volk mit Bestürzung erfüllen würde. Er wusste, dass er weder vom Heiligen Geist noch von der Logik des Logos unterstützt werden würde. HIER
28. Worauf Benedikt wartet
Benedikt wartet, still, leise, in Gebet und Kontemplation, und kommuniziert mit der Außenwelt durch seine sehr präzisen und chirurgischen Worte: Er wartet darauf, dass die Kardinäle und Bischöfe ihre Augen öffnen.
Er spricht nicht offen: Selbst wenn es ihm gelänge, die Wahrheit öffentlich zu sagen, würde man ihn heute mit der Ausrede des senilen Deliriums bald zum Schweigen bringen. Er hat nicht einmal das Recht zu sagen, ob der Verzicht gültig ist oder nicht, das müssen die Kardinäle und Kanonisten prüfen. Er hat lediglich ein ungültiges Dokument in die Geschichte eingehen lassen. Es ist das katholische Volk, das sich bekehren muss, das VERSTEHEN und HANDELN muss. Es ist der Klerus, der die Trägheit abschütteln und den Mut, die Tapferkeit, den Heroismus des Glaubens wiederentdecken muss. Aus diesem Grund wird es niemals direkt sprechen. Es ist sinnlos, dies zu hoffen. HIER
29. Die mögliche Lösung: eine klärende Synode
Die Lösung liegt also nur in den Händen der Bischöfe. In der Geschichte sind schon Synoden einberufen worden (Sutri, Melfi V), um zwischen zwei oder mehreren Päpsten mit Sicherheit festzustellen, welcher der wahre war.
Ratzinger weiß, dass bei einem solchen Treffen die Realität ans Licht kommen wird: der Gegenpapst und alle seine Handlungen, Ernennungen, lehrmäßigen und liturgischen Veränderungen werden sich in Luft auflösen. Es wird so sein, als hätte es sie nie gegeben. Der Tod beunruhigt ihn nicht: Sein Rücktritt wird für immer ungültig bleiben und eine historische Zäsur in der päpstlichen Nachfolge schaffen.
Bergoglio seinerseits hat die Zukunft der neuen Kirche bereits vorgezeichnet, indem er eine Lawine von "seinen" 80 Kardinälen ernannte, die das nächste Konklave größtenteils ausrüsten werden. Nach dem Anti-Papst Franziskus würde es sicher keinen weiteren Papst geben, wie sich manche Traditionalisten einbilden. Vielmehr würde ein ungültiges Konklave, bestehend aus ungültigen Kardinälen, einen weiteren Gegenpapst wählen. In der Geschichte wird der Gegenpapst Anacletus II. erwähnt, der in der Tat von einem anderen Gegenpapst, Victor IV. Bis der heilige Bernhard von Clairvaux kam, um die Dinge richtig zu stellen.
Wenn also kein Licht auf Benedikts Verzicht geworfen wird, wäre die katholische Kirche, wie wir sie kennen, für immer erledigt.
Die Synode hingegen wird der große katholische Gegenentwurf sein, der rote Knopf, der es erlaubt, die Kirche zu reinigen - in Ratzingers Absicht -, indem er den katholischen Modernismus von der Kirche trennt und Europa und den Westen mit ihren christlichen Wurzeln versöhnt. Es ist der Übergang zwischen zwei Epochen, und wie er selbst zu Seewald sagen wird: "Ich gehöre nicht mehr zur alten Welt, aber die neue hat in Wirklichkeit noch nicht begonnen". HIER
30. Die "Kleinen" werden die Protagonisten sein
Benedikt XVI, der einzige Stellvertreter Christi (Bergoglio hat auf den Titel verzichtet), weiß, dass das Heil, viel eher als von Prälaten und großen Medien, von den Kleinen, den Reinen in Herz, Geist und Körper, kommen wird: kleine Brüder und mutige Priester, die sich exkommunizieren lassen, um ihm treu zu bleiben, kleine Journalisten, kleine Juristen und Theologen, die auf eigene Faust publizieren, kleine Youtuber und Blogger, kleine Übersetzer, Grafiker und Typographen, einfache Leser, die Artikel in den sozialen Netzwerken teilen, jeder bringt in seiner winzigen Kleinheit seinen Beitrag: alle Menschen ohne Mittel und ohne Unterstützung, die sich aufopfern und persönlich verlieren, um die Wahrheit wie ein Feuer zu verbreiten. Ein letzter "Kreuzzug der Armen", um die Kirche selbst zu retten.
Nein. Benedikt XVI. ist nicht vor den Wölfen geflohen. Nicht einmal vor denen, die sich als Lämmer verkleidet haben.
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Dies ist eine mögliche Rekonstruktion. Ob es plausibel ist oder nicht, müssen Sie selbst beurteilen. Bisher hat noch niemand einen anderen Faden für all diese Fakten finden können. Hoffentlich ist jemand dazu in der Lage. Gute Arbeit.
Can. 748 - §1. Alle Menschen sind verpflichtet, die Wahrheit über Gott und seine Kirche zu suchen, und, nachdem sie sie erkannt haben, sind sie durch das göttliche Gesetz gebunden und haben das Recht, sie anzunehmen und zu beachten.