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Il “S. Giuseppe dormiente” di Francesco e il dormiente esoterico del "Mutus Liber", raccoglitore di rugiada alchemica

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Qualche giorno fa abbiamo individuato le inequivocabili aderenze esoterico-alchemico-protomassoniche che possono intravedersi dietro il culto, promosso in prima persona da Francesco, della cosiddetta “Maria che scioglie i nodi”. QUI 

Diversi lettori hanno commentato sui social dicendo che si erano trovati male (oppressi o angosciati) recitando la Novena dedicata a questo insolito ex-voto tedesco dove la Madonna viene stranamente ritratta senza velo, senza Gesù Bambino e un poco scollata. Peraltro, la preghiera a lei dedicata, da recitare una strofa al giorno per nove giorni, ricorda da vicino il RITO MAGICO “dei Nove Nodi” in cui bisogna stringere ogni giorno, per nove giorni un nodo a una cordicella per poi scioglierli alla fine.

Un sacerdote ci ha chiesto di indagare su un'altra inconsueta iconografia alla quale, in ideale pendant, è particolarmente devoto Bergoglio: il “San José dormido”; ovvero il San Giuseppe dormiente di cui Francesco tiene una statuetta proprio sulla scrivania fin da quando la conobbe nel gesuitico Collegio Maximo di San Miguel di cui fu rettore. E le sorprese non mancano.

A parte alcune opere pittoriche che ritraggono la scena biblica, l’immagine votiva di San Giuseppe dormiente è pressoché estranea in Europa: il suo culto è fiorito, invece, in Sudamerica e nelle Filippine aree dove – guarda caso - molto forte era la presenza dei Gesuiti. Al San José dormido è collegato  il rito di mettere sotto la sua statuetta dei biglietti con delle richieste. Il Santo, sognando tali richieste, dovrebbe ottenere il loro esaudimento da Dio. Così come per la Madonna che scioglie i nodi, ci troviamo in presenza di icone che, più che essere venerate per la loro santità, elargiscono grazie e doni molto concreti. Santi dall’”indole pratica”, diciamo.

Il riferimento biblico del San Giuseppe dormiente è a quattro episodi del Vangelo in cui il padre adottivo di Gesù viene avvertito in sogno da un angelo: prima di prendere in sposa Maria, poi di fuggire in Egitto per salvare il Bambino da Erode, poi di lasciare l’Egitto e infine di stabilirsi a Nazareth.

Ora, la figura di San Giuseppe, figlio di GIACOBBE, è in stretto collegamento con quella dell’altro Giacobbe, nel Vecchio Testamento, sognatore lui stesso e padre del patriarca Giuseppe, grande interprete di sogni.

 “Presentando San Giuseppe come un eccellente utilizzatore dei propri sogni – si legge sul sito di Radio Maria -  il Vangelo di Matteo persegue due obiettivi. Il primo è quello di creare un ponte con il penultimo dei figli di Giacobbe: l’omonimo Giuseppe, indiscusso signore dei sogni del libro della Genesi. Il ponte creato tra i due sognatori consente all’evangelista di ribadire che la salvezza per Israele viene dall’Egitto, come era già avvenuto con Giuseppe figlio Giacobbe, successivamente con Mosè, e ora con Gesù”.

Ciò che abbiamo scoperto è che Giacobbe dormiente, al quale appaiono in sogno gli angeli, è il principale protagonista del “MUTUS LIBER”, un fondamentale TESTO ESOTERICO del 1677 opera di uno sconosciuto alchimista che si faceva chiamare col nome di ALTUS.

“Il libro è “muto” – spiega il ricercatore Christian Giudice, dottore in sociologia delle religioni ed esoterismo occidentale presso l’università di Goteborg (Svezia) - perché contiene solo figure, per l’esattezza 15 tavole che, interpretate con il cuore e con l’intuito dovrebbero condurre alla “Grande Opera”, ovvero a tramutare i metalli vili in oro. La figura del frontespizio è, inequivocabilmente, Giacobbe dormiente  visto che accanto sono riportati, scritti al contrario, alcuni versetti della Genesi e del Deuteronomio (Gen. 28.12-12, Gen. 27.28-39, Deut. 33.13-28). La prima citazione descrive, appunto, il sogno di Giacobbe; la seconda e la terza citazione fanno riferimento alla “RUGIADA celeste”, la cui raccolta è illustrata nella tavola 4, ingrediente fondamentale per ottenere la trasmutazione dei metalli in oro”.

Per una strana coincidenza, questa rugiada, poi divenuta ELEMENTALE MASSONICO di primo piano, è stata da poco inserita nel NUOVO MESSALE approvato da Bergoglio, destando parecchio scalpore. Ne abbiamo parlato QUI 

La rugiada veniva nominata dai primi cristiani nel III secolo come prefigurazione di quello che, un secolo dopo, sarebbe stato codificato come Spirito Santo. Quindi, che senso ha oggi recuperare nella II preghiera eucaristica una METAFORA ORMAI OBSOLETA della Terza Persona trinitaria? L'operazione fu tentata anche nella editio tipica del messale degli anni '70, ma infatti nessun ecclesiastico citò mai la rugiada nella messa fino a poco tempo fa, proprio perché non aveva senso.

L’unica spiegazione di questo ripristino è che si tenda a cercare una “AMBIVALENZA”, uno doppio significato di simboli e liturgie: da un lato a mala pena appartenenti alla tradizione cristiana, (tanto da figurare “inconsueti”, ma cattolicamente corretti), ma dall’altro, più nascostamente, importanti elementi esoterico-alchemici confluiti nella cultura della Massoneria.

Da notare che uno stretto legame tra mondo gesuitico e mondo alchemico è comprovato dallo scrittore ed editore massone Jean-Marie Ragon de Bettignies (1781- 1862) il quale sosteneva, insieme ad altri autori, che i Gesuiti, tra ‘600 e ‘700, tendessero ad accaparrarsi i migliori alchimisti che erano confluiti nel movimento rosacrociano in modo che, trovando il sistema per produrre l’oro, potessero assicurare all’Ordine infinita potenza.

Ed ecco, infine, l’importanza che riveste il SOGNO nella Massoneria. Scrive Gustavo Raffi, già Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia: “I Liberi Muratori sono, anche, i custodi di un altro – e non meno importante segreto – quello di “essere sognatori". […] Essere esoteristi non significa nascondere la testa nella sabbia. Significa lavorare per progresso e il benessere dell’umanità. È, quindi, indispensabile impegnarsi a fondo per la solidarietà, per i diritti umani, per la CULTURA DEL DIALOGO e per una intelligente MULTICULTURALITA'. […] Sono questi i sogni che i Liberi Muratori vogliono sognare’”.

Notevole che il Gran Maestro Raffi, all’elezione di Bergoglio al soglio pontificio si fosse felicitato con le seguenti parole: «Con Francesco nulla sarà più come prima». Domande: come faceva a saperlo fin dal primo giorno della sua elezione? Lo conosceva da prima? E perché?

La concezione del sogno massonica, però, è del tutto antitetica a quella evangelica, dove il sogno è obbedienza all’ispirazione divina, non un’iniziativa di origine umana. Non a caso la Massoneria è considerata completamente all’opposto del Cattolicesimo, nonostante gli ammiccamenti del Card. Ravasi (lettera ai “Cari fratelli massoni” sul Sole 24 ore) e del tutto incompatibile. E’ stata scomunicata da tre papi e bandita in 586 pronunciamenti della Chiesa.

C’è quindi, evidentemente, un filo che lega Ordine Gesuita, alchimia, esoterismo, rosacrocianesimo, Massoneria e quindi non bisogna stupirsi se il gesuita Francesco introduce simbologie e immagini estranee alla fede tradizionale occidentale che poi rivelano tratti in comune con la Massoneria. Né bisogna stupirsi se 67 logge di tutto il mondo hanno, di converso, espresso grande apprezzamento per Francesco, in particolare per la sua recente enciclica “Fratelli tutti”.

Possibile però che un papa flirti con l’”antimateria” del Cattolicesimo? A questo punto, non bisogna stupirsi nemmeno se in molti dicono che Francesco non è il vero papa poiché Benedetto XVI non ha mai rinunciato al trono pontificio. QUI

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