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Benedetto XVI, unico vero Papa e il “Reset cattolico”: 50 domande per capire la tesi

Se le dimissioni fossero riconosciute invalide, la chiesa di Bergoglio sarebbe annullata d'un tratto

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Cari Lettori,

dopo Libero e il quotidiano “La Verità”, altre testate italiane e straniere stanno riprendendo la notizia circa la pubblicazione del testo giuridico dell’avvocatessa Estefania Acosta che afferma con certezza nel libro appena uscito “Benedict XVI: pope emeritus?” come l’unico vero papa sia Benedetto XVI.

Qui l’approfondimento:

Per stimolare un necessario dibattito Vi offriamo una griglia di domande per comporre un quadro di fatti oggettivi e verificare se quanto ricostruito dalla giurista colombiana, come da altri in passato (fra giornalisti, teologi e latinisti), possa essere plausibile o, quantomeno, degno di un’analisi approfondita.   

 

La tesi sostenuta: il  “Reset cattolico” predisposto da Benedetto XVI

Nel 2013, papa Benedetto XVI,  ormai isolato e pressato a dimettersi da fronde interne (Mafia di San Gallo) e da poteri mondialisti esterni, preparò con cura una Declaratio (riportiamo in fondo i testi) in modo che, sulle prime, sembrasse che egli si stesse dimettendo dall'incarico di Pontefice. (Da nostra verifica, il documento si chiama solo “Dichiarazione”, non “Dichiarazione di dimissioni”, o, meglio “Renuntiatio”). Infatti, Ratzinger scrive che, poiché l’”esercizio” del Munus (la carica di origine divina) gli è diventato faticoso, “dichiara di rinunciare” solo ad alcune delle funzioni pratiche (Ministerium), le più gravose.

Ma secondo il diritto canonico - e solo per il papa - Munus e Ministerium sono indivisibili. Per fare un esempio facile, sarebbe come se un uomo sposato affermasse: “Siccome alcune cose da fare che comporta l’ESSERE IL MARITO di Lucia mi sono diventate molto gravose, dichiaro di rinunciare a farle, ergo non SONO più il marito di Lucia”. (Naturalmente, lui resta marito finché non divorzia legalmente rinunciando esplicitamente a ESSERE suo marito).

Siccome il papa può essere uno solo, come certificato da tutti, il papa è quindi, solo Benedetto e Francesco è un antipapa.

Nelle dichiarazioni e nei comportamenti successivi alle “dimissioni”, Ratzinger fornirà vari indizi affinché questa realtà possa essere scoperta attraverso un'attenta analisi della Declaratio, che - non a caso - è piena di errori grammaticali di latino per attirare l’attenzione. Gli ulteriori indizi sono anche il fatto che Benedetto continua a vestire di bianco, a mantenere la residenza in Vaticano,  il nome, la benedizione apostolica – fatti recentemente stigmatizzati dal card. Pell - e continua a ripetere insistentemente che “il papa è uno solo” senza mai dichiarare, in otto anni, quale dei due sia.

Secondo la ricostruzione della giurista, l’unica difesa che Ratzinger, costretto a farsi da parte, poteva mettere in pratica era usare con intelligenza il Diritto canonico. In tal modo avrebbe fornito ai veri cattolici un “bottone rosso” con cui, al momento opportuno, annullare, insieme all’antipapa, tutta la "falsa chiesa", ma non prima che essa si fosse svelata al mondo. Un sistema, dunque, che presupponesse una lenta consapevolizzazione aspettando il conseguente intervento diretto e salvifico dei cattolici e del clero.

Un sistema che sfruttasse a proprio  favore la cieca bramosia dei nemici di Benedetto (che non si sarebbero accorti dell’invalidità di ciò che loro interpretavano come dimissioni) lasciando che si tradissero da soli nel corso degli anni. Una strategia che, allo stesso tempo, consentisse a Ratzinger di non mentire mai, di non peccare, di essere coerente, mite e umile, ma autentico. Un sistema completamente risolutivo che comportasse la “combustione” di tutta la parte modernista della Chiesa. Invalide le dimissioni di Benedetto, infatti, invalido Bergoglio e tutti i suoi cambiamenti dottrinali, tutte le nomine degli 80 cardinali elettori modernisti che, ormai in maggioranza, blinderebbero il prossimo conclave piazzando un altro antipapa sul trono di Pietro. Basterebbe così ai vescovi riconoscere l’invalidità delle dimissioni di papa Benedetto dando il via, appunto, a un grande, purificatorio “Reset cattolico”.

Fantapolitica? Ragioniamo insieme e cerchiamo di capire.

Innanzitutto

1) Pensate che - a prescindere - una tesi di tale gravità meriterebbe di essere smentita pubblicamente dal Vaticano, dopo un’accurata inchiesta presso le sedi ecclesiastiche opportune?

2) Credete che, riordinando logicamente i fatti, in genere, si possa fare luce su questioni intricate e confuse?

3) Come mai i media generalisti non affrontano mai la questione delle dubbie dimissioni e invece danno grande enfasi a presunti endorsement che Benedetto avrebbe espresso verso Francesco? Perché sono sempre gli stessi giornali pro-Bergoglio a poter intervistare Benedetto?

4) Pensate che, se fosse vera l’ipotesi, si potrebbero meglio comprendere e collocare anche altre questioni di politica internazionale e di attualità?

 

Sull’oggettiva ambiguità di Benedetto

5) In otto anni, ci sono mai state dichiarazioni esplicite e “certificate” di Benedetto sul fatto che il solo e unico papa sia Francesco?

6) Se no, (come abbiamo dimostrato qui: ) per quale motivo Benedetto non ha mai concesso a 1.285.000.000 cattolici questa semplicissima dichiarazione, nell’arco di otto anni, per tranquillizzarli?

7) Se Ratzinger fosse stato un “neo-modernista sodale di Bergoglio”, tanto da “avergli preparato il terreno”, come ventilato da alcuni, perché fa desiderare così tanto la parola definitiva “il papa è Francesco”, continuando a gettare ombre sul suo legittimo successore?

8) E’ credibile che Benedetto continui a ripetere “il papa è uno” senza mai specificare quale, solo per il “gusto del dispetto” e che non preveda gli effetti destabilizzanti delle sue dichiarazioni?

9) Se Benedetto non fosse lucido, come avrebbe potuto scrivere libri e rilasciare interviste fino a poco tempo fa e, soprattutto, conservare per otto anni quella che pare una “perfetta, logica ambiguità”?

10) Ad esempio, quando Benedetto, oltre a “il papa è solo uno”, dichiara al Corriere: “Alcuni miei amici un po’ “fanatici” sono ancora arrabbiati, non hanno voluto accettare la mia SCELTA” equivale forse a dire:  “I miei fan sbagliano a dire che io sono il vero papa e/o che ho fatto male a dimettermi”? Se fosse così, perché allora Benedetto non rimprovera esplicitamente i suoi fan per le loro gravi e peccaminose affermazioni? Perché, nonostante il titolo scritto dal Corriere, nel virgolettato di Benedetto non compare mai la parola “rinuncia” o “dimissioni”, ma solo “scelta”? Qui:

11) La prima frase potrebbe, quindi, essere interpretata anche nel senso: “alcuni miei fan sono arrabbiati per la mia SCELTA che è parsa loro come dimissioni, anche se non hanno capito che non mi sono affatto dimesso e stavo preparando il Grande Reset Cattolico”?

12) Benedetto prosegue: “Penso alle teorie cospirative che l’hanno seguita: chi ha detto che è stato per colpa dello scandalo di Vatileaks, chi di un complotto della lobby gay, chi del caso del teologo conservatore lefebvriano Richard Williamson. Non vogliono credere a una SCELTA compiuta consapevolmente”. Come mai riporta questi attori raramente citati, se i commentatori parlano piuttosto, da vari anni e insistentemente, soprattutto di “Mafia di San Gallo” e massoneria internazionale?

13) La sua frase potrebbe essere interpretata, quindi, come una “affermazione attraverso la negazione di un oggetto fuori tema”? (Esempio: la Mamma chiede a Luigino se ha rubato la marmellata. E lui risponde: “Non ho rubato né il pane, né il burro”).

14) Quindi, la frase di Benedetto potrebbe essere letta come “in effetti mi sono dimesso proprio per le pressioni da parte della Mafia di San Gallo e della Massoneria internazionale” (associazione storicamente anticattolica che da varie logge internazionali ha tributato a Bergoglio circa 70 lettere di apprezzamento)?

15) Secondo voi, la frase di Benedetto: “Ho fatto la mia scelta otto anni fa in piena consapevolezza e ho la coscienza a posto” esclude un possibile sottotesto del tipo “sono sereno perché non mi sono mai dimesso e, aspettando la scoperta della verità, ho consapevolmente  preparato il Reset di tutti i nemici della vera Chiesa”?

16) Viceversa, se non ci fosse questo sottotesto, Ratzinger come potrebbe dichiarare candidamente al Corriere: “Ho la coscienza a posto”,  visti tutti i problemi che, con le sue ambiguità, avrebbe procurato all’unico, vero pontefice, Francesco?

17) Quante probabilità matematiche ci sono quindi che, in otto anni, in ogni sua dichiarazione diretta, Benedetto abbia mantenuto sempre una perfetta e coerente reversibilità “double face” del significato delle sue parole, interpretabili, a una più attenta lettura, ancor meglio a tratti, come l”“unico papa sono io”?

18) E se volessimo considerare Ratzinger debole, confuso, o semi-modernista, ha mai fatto, al contrario, una dichiarazione che possa smentire del tutto l’ipotesi circa le sue “dimissioni” appositamente invalide?

19) Tale presunta comunicazione velata e indiretta, sarebbe compatibile anche con il linguaggio giuridico auto-invalidante ravvisato nella Declaratio da alcuni latinisti, giornalisti, teologi e ora anche da giuristi?

20) Forse Benedetto non può, o non vuole per motivi spirituali e/o strategici parlare liberamente?

 

Sulla “Declaratio”

21) Perché l’atto ritenuto di dimissioni, si chiama solo “Declaratio”, “Dichiarazione”, e non “Renuntiatio”, “Rinuncia” come infatti prescrive il canone 332.2 del Codice di diritto canonico“? (Riportiamo in fondo).

22) Vi sembra normale che il documento di abdicazione di un sovrano come il papa contenga due grossolani errori grammaticali (di latino) e varie altre imperfezioni linguistiche? Qui: Soprattutto se il Codice di diritto canonico specifica come l’atto debba essere scritto “rite manifestetur”, ovvero debitamente*?

23) Secondo voi, Ratzinger conosce bene il latino,  lingua ufficiale della Chiesa, considerando che comunicava con porporati stranieri in tale idioma?

24) Perché nessuno dei funzionari gli ha segnalato, nel 2013, quegli errori grammaticali e i possibili empasse giuridici nel testo della Declaratio?

25) E’ plausibile che alcuni abbiano capito e taciuto, mentre gli eventuali nemici di Benedetto, accecati dalla bramosia di raccogliere le sue “dimissioni”, non abbiano controllato se nel sottile dettaglio giuridico se quella Declaratio corrispondesse a effettive, legali dimissioni e che i media abbiano fatto il resto?

26) Perché Benedetto, teologo tedesco da sempre abituato a un linguaggio chiarissimo, non ha scritto nelle presunte dimissioni la cosa più semplice, ovvero che rinunciava al Munus petrino (l’incarico di origine divina), così come pretende il Codice di Diritto canonico per la rinuncia al soglio pontificio?

27) E perché in una “Dichiarazione” ha rinunciato solo all’esercizio pratico, il Ministerium - e nemmeno a tutte le sue funzioni - se Munus e Ministerium per il papa sono assolutamente indivisibili? Viceversa, perché il Vaticano, nelle versioni in italiano e lingue straniere, ha tradotto Munus sempre con la parola Ministerium? (Cfr. in fondo all’articolo).

28) Secondo voi, Ratzinger non conosceva bene il diritto canonico, pur essendo dal 1981 prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede e quindi vicino a Giovanni Paolo II quando lo stesso papa santo, nell’83, inserì nel Canone 332.2 del relativo Codice questa – forse non inutile - distinzione tra Munus e Ministerium? Possibile che il sistema fosse stato messo a punto da anni, magari insieme a Wojtyla, come “piano B di ritirata strategica” per il caso già ventilato dall’art. 675 del Catechismo, circa un possibile “golpe”, con l’avvento di una “falsa chiesa” apostata, prospettiva annunciata anche dal terzo Segreto di Fatima, dalle Scritture, da santi, beati e mistici?

29) Perché Benedetto ripete ancor oggi che “il papa è uno”, ma invece di tornare cardinale si è ritagliato questo ambiguo ruolo da “papa emerito” che non è mai esistito?

30) Vi sembra accettabile che alla domanda del giornalista Tornielli: “Perché non torna a vestirsi da cardinale?” Ratziger abbia risposto: “Perché ho solo vesti bianche nel mio armadio” e che questa sia rimasta l’unica sua risposta ufficiale sulla questione della veste bianca,uso  peraltro stigmatizzato in tempi recenti anche dal card. Pell? Qui:

31) Vi pare plausibile che Benedetto abbia giustificato le proprie dimissioni dicendo che “gli pesava il fuso orario dei viaggi” sapendo benissimo che a un papa non è richiesto per forza viaggiare?

32) Secondo voi, il fatto che il canonista Mons. Sciacca, Segretario della Nunziatura apostolica, su un quotidiano nazionale, abbia ribadito nel 2016 come Munus e Ministerium siano – appunto - indivisibili, (nodo dell’invalidità delle dimissioni secondo la giurista Acosta) potrebbe andare a confermare proprio l’ipotesi delle dimissioni invalide?

33) Vi risulta che ci siano state altre risposte ufficiali dal Vaticano alle contestazioni giuridiche sulla Declaratio, espresse già in libri giornalistici o teologici?

34) E’ vero che il papa ha il potere di cambiare il Diritto canonico (purché rispettando i dogmi), ma se non lo cambia, un atto da lui emanato deve sottostare all’ultima versione ufficiale del Codice?

35) Se sì, in teoria, quindi, un papa potrebbe anche – in seguito a errori o a volontaria intenzionalità - firmare documenti non validi secondo il diritto canonico?

36) Perché Benedetto, pur dopo aver certamente saputo dai media che le sue dimissioni potevano sembrare invalide non ha mai rimediato verbalmente, magari dichiarando a voce quello che molti vogliono sentire, cioè che “il papa è solo Francesco?

37) Se Benedetto ha scritto in modo approssimativo la Declaratio, senza intenzionalità velate, quante probabilità ci sono che il documento, se interpretato come dimissioni offra “casualmente” vari meccanismi giuridici autoinvalidanti individuati chiaramente nell’ultimo libro di diritto della Acosta?

38) E, nella stessa ipotesi, come mai, altrettanto casualmente, non sono state ravvisate frasi nella Declaratio che invece escludono del tutto – almeno finora - l’interpretazione delle false dimissioni?

39) Quali garanzie e certezze abbiamo, dunque, che una Declaratio “zoppicante” sia stata scritta da Benedetto del tutto inconsapevolmente, per ignoranza e/o approssimazione, e non sia stata invece da lui scritta apposta in modo autoinvalidante?

40) Che senso ha per Benedetto dire, oggi, che nel 2013 era pienamente consapevole e con la coscienza a posto  se la Declaratio era giuridicamente ambigua e “mal fatta” causando tante polemiche?

 

Eventuali pressioni subite da Benedetto

41) Perché Ratzinger ha detto anni fa: “Pregate affinché io non fugga davanti ai lupi” e perché ha dichiarato nel libro-intervista  di Peter Seewald che non voleva rinunciare alla parte spirituale del suo incarico?

42) Perché gli Usa di Obama, nel 2013, bloccarono il codice bancario Swift del Vaticano (“strangolandolo” economicamente) e questo fu sbloccato poche ore dopo le dimissioni di papa Benedetto?

43) Perché subito dopo che Ratzinger, da “papa emerito” si pronunciò a favore del celibato dei preti, contro le intenzioni di Bergoglio, venne sradicata la sua vigna di Castelfusano, quella che gli avevano regalato gli agricoltori e alla quale teneva particolarmente in quanto alla sua elezione disse “Sono l’umile servo nella vigna del Signore”?

44) Perché ha dichiarato più di recente: “Non vogliono che io parli”?

45) Perché il cardinale Godfried Danneels, primate del Belgio e “grande elettore” di Bergoglio, (tanto da affacciarsi con lui al balcone alla sua prima apparizione) nella sua autobiografia del 2015 mette nero su bianco date, nomi e fatti sulla “Mafia di San Gallo”, la lobby di porporati modernisti  che, come si riporta nel testo, miravano a far dimettere Ratzinger, puntando su Jorge Mario Bergoglio?

46) Perché il libro di Danneels non è mai ristampato, né tradotto in italiano e perché è  andato a ruba in Francia e Belgio tanto che l’ultima copia (usata) è stata appena venduta su Amazon a 206 euro? Ma soprattutto, perché le dichiarazioni di Danneels non sono mai state smentite dal Vaticano?

47) Perché l’esistenza di un  “team Bergoglio” è stata confermata dal card. Murphy O’Connor e la cosa non ha avuto seguito nonostante la costituzione apostolica Universi Domici Gregis del ‘96 scomunichi all’istante tutti i cardinali autori di manovre preconclave?

48) Perché alcuni tra arcivescovi, vescovi, monsignori, teologi, preti sono stati sanzionati, ostracizzati, costretti all’esilio, sospesi a divinis  o addirittura scomunicati per aver dichiarato che solo Benedetto è il papa? Qui:   Perché, allo stesso modo, giornalisti e docenti sono stati mobbizzati nella loro carriera per posizioni analoghe?

49) Secondo voi, l’attuale direzione presa dalla Chiesa di Bergoglio e il suo oggettivo  allontanamento dalla Tradizione, giustificherebbero la tesi del “golpe” e del Reset cattolico, con un papa Benedetto che ristabilisce la “vera chiesa” in modo pacifico e legale, con la semplice scoperta della verità sulle sue “dimissioni” da parte dei vescovi?

50) In un’eventualità del genere, Benedetto avrebbe forse commesso peccato o mentito per proteggere la vera Chiesa attraverso un linguaggio velato? Si sarebbe comportato in modo incoerente rispetto a quanto da lui dichiarato in un documento che, difatti, si chiama solo “Declaratio”ma non “Renuntiatio”?

 

Domande impegnative, a tratti, ci rendiamo conto, ma se la realtà effettiva è diversa dall’ipotesi, non sarà difficile, con un po’ di pazienza, rispondere a OGNUNA di queste configurando un quadro logico, coerente e del tutto alternativo. Non sarebbe però una valida strategia, per i difensori di Bergoglio, continuare a rispondere a questa serie di fatti oggettivi e quesiti razionali con indifferenza, attacchi ad personam, risposte tipo “il papa è il papa”, o con frettolose accuse di “complottismo” .

Qui:

Buona riflessione e – ci si augura – buon dibattito pubblico, anche su altre testate, in attesa che, sperabilmente, la questione approdi in Vaticano per essere finalmente chiarita. Del resto, fare luce sarebbe un atto d’amore per il popolo cattolico dato che, insegna la Chiesa: “Veritas summa charitas est”.

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*Qui il Canone 332, par. 2 del Codice di Diritto Canonico

« Si contingat ut Romanus Pontifex muneri suo renuntiet, ad validitatem requiritur ut RENUNTIATIO libere fiat et RITE MANIFESTETUR, non vero ut a quopiam acceptetur».

« Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la RINUNCIA sia fatta liberamente e che venga DEBITAMENTE manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti ».

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Copiamo integralmente anche il testo della Declaratio in latino e poi in italiano. Attenzione, come già segnalato nello scorso articolo linkato all’inizio, il Vaticano ha tradotto nelle lingue, compreso l’italiano, la parola Munus sempre con Ministerium. Confrontate con la versione latina. A voler pensare bene, perché per il Papa, Munus e Ministerium sono indivisibili. A pensar male, per tentare di nascondere il meccanismo giuridico innescato da Benedetto. Ma in entrambi i casi “a guadagnarci” sarebbe il Benedetto "stratega".  

Versione originale latina di Benedetto XVI: Qui

DECLARATIO

Fratres carissimi

Non solum propter tres canonizationes ad hoc Consistorium vos convocavi, sed etiam ut vobis decisionem magni momenti pro Ecclesiae vita communicem. Conscientia mea iterum atque iterum coram Deo explorata ad cognitionem certam perveni vires meas ingravescente aetate non iam aptas esse ad MUNUS Petrinum aeque administrandum.

Bene conscius sum hoc MUNUS  secundum suam essentiam spiritualem non solum agendo et loquendo exsequi debere, sed non minus patiendo et orando. Attamen in mundo nostri temporis rapidis mutationibus subiecto et quaestionibus magni ponderis pro vita fidei perturbato ad navem Sancti Petri gubernandam et ad annuntiandum Evangelium etiam vigor quidam corporis et animae necessarius est, qui ultimis mensibus in me modo tali minuitur, ut incapacitatem meam ad ministerium mihi commissum bene administrandum agnoscere debeam. Quapropter bene conscius ponderis huius actus plena libertate declaro me MINISTERIO Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commisso renuntiare ita ut a die 28 februarii MMXIII, hora 20, sedes Romae, sedes Sancti Petri vacet et Conclave ad eligendum novum Summum Pontificem ab his quibus competit convocandum esse.

Fratres carissimi, ex toto corde gratias ago vobis pro omni amore et labore, quo mecum pondus ministerii mei portastis et veniam peto pro omnibus defectibus meis. Nunc autem Sanctam Dei Ecclesiam curae Summi eius Pastoris, Domini nostri Iesu Christi confidimus sanctamque eius Matrem Mariam imploramus, ut patribus Cardinalibus in eligendo novo Summo Pontifice materna sua bonitate assistat. Quod ad me attinet etiam in futuro vita orationi dedicata Sanctae Ecclesiae Dei toto ex corde servire velim.

 

Traduzione italiana, proposta dal sito ufficiale vaticano

DECLARATIO

Carissimi Fratelli,

vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare  in modo adeguato il MINISTERO (Munus!) petrino.  Sono ben consapevole che questo ministero (munus!), per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al MINISTERO di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice.

Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio.

Traduzione inglese proposta dal sito ufficiale vaticano

DECLARATIO

Dear Brothers,

I have convoked you to this Consistory, not only for the three canonizations, but also to communicate to you a decision of great importance for the life of the Church. After having repeatedly examined my conscience before God, I have come to the certainty that my strengths, due to an advanced age, are no longer suited to an adequate exercise of the Petrine MINISTRY (Munus!). I am well aware that this ministry, (munus!) due to its essential spiritual nature, must be carried out not only with words and deeds, but no less with prayer and suffering. However, in today’s world, subject to so many rapid changes and shaken by questions of deep relevance for the life of faith, in order to govern the barque of Saint Peter and proclaim the Gospel, both strength of mind and body are necessary, strength which in the last few months, has deteriorated in me to the extent that I have had to recognize my incapacity to adequately fulfill the MINISTRY   entrusted to me. For this reason, and well aware of the seriousness of this act, with full freedom I declare that I renounce the ministry of Bishop of Rome, Successor of Saint Peter, entrusted to me by the Cardinals on 19 April 2005, in such a way, that as from 28 February 2013, at 20:00 hours, the See of Rome, the See of Saint Peter, will be vacant and a Conclave to elect the new Supreme Pontiff will have to be convoked by those whose competence it is.

Dear Brothers, I thank you most sincerely for all the love and work with which you have supported me in my ministry and I ask pardon for all my defects.  And now, let us entrust the Holy Church to the care of Our Supreme Pastor, Our Lord Jesus Christ, and implore his holy Mother Mary, so that she may assist the Cardinal Fathers with her maternal solicitude, in electing a new Supreme Pontiff. With regard to myself, I wish to also devotedly serve the Holy Church of God in the future through a life dedicated to prayer.

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