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Il Colonnello Cadorna sfida il Professore Barbero sul nonno Generalissimo

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Sono diversi i luoghi comuni sulla Grande Guerra ancor oggi sedimentati nella coscienza collettiva.

Tra questi, la leggenda nera del Comandante Supremo Luigi Cadorna “incompetente, insensibile macellaio che mandava a morire i nostri soldati seguendo tattiche ottocentesche”.

Negli ultimi anni, questa visione oleografica, figlia di romanzi e film totalmente ideologizzati, è in fase di radicale revisione grazie a un’analisi attenta dei dati e dei documenti, come già avemmo modo di scrivere qui: https://www.liberoquotidiano.it/news/libero-pensiero/13566088/cadorna-generale-stratega.html

Due anni fa si è ricordato il conflitto ’15-’18 appena come celebrazione della “fine della Grande Guerra”, come se questa fosse terminata “causa pioggia” e non per il sacrificio dei nostri 600.000 soldati, o per la sapiente fortificazione della linea del Piave predisposta con grande anticipo dal Generale Cadorna, o per la decisiva vittoria di Vittorio Veneto del Gen. Diaz  (4 novembre 1918) che costrinse la Germania alla resa pochi giorni dopo (11 novembre 1918). (Gli accordi armistiziali prevedevano infatti che gli italiani potessero passare in armi attraverso l’Austria per invadere la Baviera).

Ne abbiamo scritto qui: https://www.liberoquotidiano.it/news/spettacoli/13562338/1917-kolossal-grande-guerra.html

Nel 2021 ricorrerà il centenario del Milite Ignoto e quindi, quale migliore occasione per riaprire un serio dibattito storico, su base TECNICA e non ideologica?

Offre l’occasione Carlo Cadorna, Colonnello di Cavalleria in congedo, nipote del Generalissimo, che per tutta la vita ha studiato a fondo, con la consapevolezza tecnico-militare propria di un “addetto ai lavori”, la storia di suo nonno. Non a caso, l’anno scorso ha presentato, insieme ad altri autorevoli relatori, presso la Biblioteca del Senato, la sua revisione delle memorie del Generale Cadorna, corredate di nuovi documenti.

Oggi, attraverso la lettera aperta che pubblichiamo, il Colonnello Cadorna lancia una “cordiale sfida” al notissimo storico torinese Alessandro Barbero per un pubblico dibattito:

"Gentile Prof. Barbero,

sono un Suo ammiratore per la grande capacità comunicativa con la quale trasmette ai Suoi ascoltatori la Sua enorme passione per la Storia ed anche per l'indubbia capacità storica con la quale ha saputo affrontare, nel Parlamento Italiano, il centenario della Grande Guerra.                                                                                           In quella circostanza storica, Lei ha saputo individuare in una frase di Prezzolini, celebre per la sua acutezza storica, il vero nocciolo di quei fatti lontani ma ancora tanto vicini per le conseguenze storiche ancora oggi presenti.

Mi dispiace sinceramente perciò sentire da Lei, in occasioni minori, le espressioni di vecchi pregiudizi, contraddetti dalla documentazione storica, vecchia e nuova, nonché da una conoscenza professionale degli argomenti tecnico-militari che riguardano la guerra. Ne è un esempio particolarmente diffuso quello delle critiche alle offensive di Cadorna che “avrebbero mandato i soldati a morire contro i reticolati nemici”.  La Relazione della Commissione d’inchiesta (vol. II, pag. 189) ne fa giustizia rilevando che le morti sono avvenute per “l’errata applicazione dei giusti criteri della circolare (attacco frontale ed ammaestramento tattico) da parte di taluni comandanti”.            

Tale affermazione trova riscontro in un episodio rilevante ma ignorato dalla storiografia:  il figlio di Cadorna, Ten. Raffaele (padre di Carlo n.d.r.) era nel 1915 ufficiale di collegamento presso la IX divisione della III armata.   Rilevò nelle sue considerazioni per il Comando Supremo che le prescrizioni della circolare tattica venivano ignorate:  ne derivò una vera e propria rivolta della gerarchia militare che indusse il Duca d’Aosta a rivolgersi direttamente a Cadorna che fu costretto a riprendere il figlio davanti alla gerarchia.  L’episodio è stato documentato da una fotografia e dimostra come la tattica (impiego delle forze) esulasse dai poteri/responsabilità di Cadorna.

Le segnalo infatti che l'argomento è stato completamente rivisto, avvalendosi di una documentazione storica primaria che è stata in parte ignorata ed in parte nascosta oltre che da un esame tecnico dei principali documenti che sono stati artatamente manipolati da una parte rilevante della storiografia.      

Il risultato è stato pubblicato sul libro "Caporetto? Risponde Luigi Cadorna", Bastogi Libri, 2020:  su di esso La invito ad un pubblico dibattito lasciandoLe volentieri, oltre ai vantaggi della comunicazione e dell'età, anche quello del luogo.

                       Suo aff.mo

                                                            Col. Carlo Cadorna"

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