La “rugiada” massonicheggiante e le strane novità del nuovo messale
Inspiegabili e rischiosi cambiamenti nella liturgia con il nuovo testo di Francesco
Da domenica prossima, nelle chiese si reciterà il nuovo messale voluto da Francesco: i numerosi cambiamenti sembrerebbero solo innocue sfumature, ma, per via logica, producono pesanti ripercussioni sulla dottrina e comportano associazioni – ci si consenta - un poco “imprudenti”.
Innanzitutto, laddove nella Messa ricorre la parola “fratelli”, si aggiungerà “sorelle”: “Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli e sorelle…”. Un inchino al pensiero unico-politicamente corretto (e gli altri 54 sessi?), ma l’aggiunta sembra abbastanza inutile dato che per “fratelli”, ovviamente si intendeva già tutto il genere umano. Non a caso, la stessa ultima enciclica di Bergoglio si chiama “Fratres omnes”, e non “Fratres et sorores omnes”.
Ma questo è il meno. Il nuovo Gloria sarà: “Pace in terra agli uomini, amati dal Signore” invece che “agli uomini di buona volontà”. E qui c’è qualcosa che non torna dal punto di vista teologico, sempre se le parole hanno il loro peso: TUTTI GLI UOMINI, INFATTI SONO AMATI DA DIO, ma in molti non lo ricambiano affatto e, legittimamente, non vogliono beneficiare della Sua pace. Come dire: il sole splende per tutti, ma ci sono persone che scelgono di restare all’ombra. Ecco perché, da 1500 anni, secondo la Vulgata di San Girolamo (non esattamente l’ultimo arrivato) si specificava “uomini di BUONA VOLONTA’”: coloro che accolgono il messaggio di Gesù Cristo, Figlio di Dio.
Perché, infatti, la pace del Signore (cristiano cattolico) dovrebbe scendere su un guerrigliero dell’Isis, senza che lui sia minimamente d’accordo?
Sembra che torni il solito misericordismo, con "tutti in Paradiso", ma per la dottrina, lo ricordiamo, gli uomini sono liberi di rifiutare Dio fino ad auto-collocarsi all’inferno. Dio non può mandare in Paradiso “forzatamente” le anime che Lo rifiutano perché verrebbe meno il libero arbitrio dell'uomo. Almeno, questo dice l'intangibile depositum fidei. Poi, se vogliamo considerare “il Signore” come una specie di Architetto dell’universo buono per tutti, anche per l’Isis, va bene: ma siamo fuori dal Cattolicesimo, non siamo a messa.
Inspiegabile, poi, la sostituzione di «Signore, pietà, Cristo, pietà» con la versione greca «Kyrie, eleison, Christe, eleison». Fino ad oggi è stata fatta guerra aperta alle congregazioni che celebravano la messa in latino e ora si inserisce addirittura il GRECO? Il sospetto sollevato da alcuni è che la scelta non sia stata casuale perché l’invocazione renderà, di fatto, incomprensibile al 90% dei fedeli quella invocazione piena di timor di Dio magari visto come un residuo troppo identitario del Cattolicesimo ed evocatore dell’”ormai impresentabile” dogma dell’inferno.
Ma la cosa che lascia più perplessi è la preghiera eucaristica dove avviene una sostituzione che ha scandalizzato molti credenti. “Santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito” diventa ora: “Santifica questi doni con la RUGIADA del tuo Spirito”. La rugiada? Per molti suonerà come un’assoluta novità, ma, in effetti, andando a scavare, la rugiada è citata alcune volte nella Bibbia, ed è presente anche nell’originale latino del messale postconciliare di Paolo VI risalente al 1968: “Haec ergo dona quaesumus, Spiritus tui rore sanctifica”, dove “rore” sta per “rugiada”, appunto. Ma nel 1969, nella traduzione italiana, questa romantica metafora fu omessa. Perché? Forse perché era troppo “audace” per quei tempi?
Alcuni difensori del nuovo messale evocano il principio di “proporzionalità metaforica”, per cui una metafora varrebbe comunque: Gesù parlava, infatti, del “lievito dei Farisei”, si cita.
Eppure, il lievito potrebbe essere uno dei loro tanti attributi, tale da non definirli completamente. Tanto che quando Gesù li maledice, proclama, indicandoli per bene: ”Guai a voi, scribi e farisei ipocriti!” e non “Guai al vostro lievito!”.
Nella consacrazione del Corpo di Cristo, lo Spirito Santo agisce IN PRIMISSIMA PERSONA, (tramite il sacerdote) e la sua effusione riguarda la Sua stessa sostanza. Perché, allora, usare una metafora quando è tanto chiara, semplice e diretta “l’effusione del Tuo Spirito”?
La questione è molto complessa, e non può essere fatta passare in cavalleria, così, senza un dibattito. San Tommaso d’Aquino, infatti cita e ammonisce: “Nel Deuteronomio [4, 2] si legge: «Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando, e non ne toglierete nulla»; e nell‘Apocalisse [22, 18 s.]: «Dichiaro a chiunque ascolta le parole profetiche di questo libro: a chi vi aggiungerà qualche cosa, Dio farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro; e chi toglierà qualche parola di questo libro profetico, Dio lo priverà dell‘albero della vita». Perciò anche alla forma dei sacramenti non è lecito aggiungere o togliere qualcosa La seconda cosa da tener presente riguarda invece il significato delle parole. […] Bisogna vedere se la mutazione (nel significato delle parole n.d.r.) ne altera il debito significato. Se lo altera, è evidente che il sacramento non è valido. Ora, è chiaro che se si toglie alla forma del sacramento un elemento essenziale, il debito significato delle parole viene alterato, e quindi non si produce il sacramento”.
(Si veda Summa theologiae, Pars III, Quaestio 60, art. 8). Clicca qui
Ma la cosa più disturbante - e assolutamente oggettiva - è che la rugiada è ANCHE un elementale alchemico-esoterico largamente presente nella filosofia MASSONICA.
Si dirà: beh, ma tanti simboli veterotestamentarii sono stati presi in prestito dalla massoneria.
Ciò che colpisce è il tempismo però: perché Bergoglio, che viene accusato a ogni pié sospinto dagli avversari di essere massone (e se fosse tale sarebbe automaticamente scomunicato) si espone a creare questo imbarazzante “link” proprio col mondo massonico? Tutta questa ricerca filologica, tutto questo amore per le metafore erano necessari proprio adesso?
Dopo l’enciclica sulla “Fratellanza”, (che evoca il concetto massonico della Fratellanza universale), dopo gli apprezzamenti entusiastici del Grande Oriente d’Italia, della Massoneria spagnola e di un’altra 60ina di logge; dopo la “Lettera ai cari fratelli massoni” del card. Ravasi... Insomma, dove è finita la virtù della Prudenza?
Ma vediamo un po’ come si colloca questa rugiada nella massoneria che, come spiegheremo, costituisce una “religione civile” del tutto antitetica al Cattolicesimo.
Secondo il teosofo Georg von Welling, l’acqua spirituale, principio di tutte le cose, scende sulla terra ”come rugiada”, raccolta da Sole e Luna. Sulle sue teorie si basò l’oscura società premassonica dei Rosacroce per i quali la rugiada era addirittura il divino “nettare”. Per il filosofo ermetico Anton Kirchweger, amato dai pietisti luterani e dal massone Goehte, il flusso dello spirito cade sul mondo come rugiada e così spiega il moto circolare della natura. Il suo testo “Aurea Catena Homeri” fu pubblicato l’ultima volta su “Lucifer”, rivista della Società Teosofica diretta da M.me Blawatsky, famosa occultista affiliata alla Massoneria.
Scrive, nel 1744, il massone conte di Marsciano: “La rugiada nostra, la materia nostra è insieme celeste spermatica, rugiadosa, elettrica, verginale”. Il conte possedeva la Scarzuola, antico convento di S. Francesco poi trasformato in città ideale massonica nel 1957 dall’architetto massone Tomaso Buzzi.
Che vi fossero pseudo-interpretazioni in chiave ecologista-alchemica del devoto amore per il creato di S. Francesco? Bisognerebbe indagare.
La rugiada, infatti, va raccolta nelle tiepide notti di primavera perché lo “spirito verde” della terra è più potente, come scriveva l’alchimista Heinrich Khunrath. Ancora negli anni ’70, l’ultimo alchimista francese, Armand Barbault, raccoglieva la rugiada con lenzuoli per farne vari intrugli.
Il fatto è che la Massoneria è stata scomunicata da ben tre papi nel 1738, nel 1751 e nel 1884, non solo perché come società segreta si presta ad attività sovversiva, ma per “idee filosofiche e concezioni morali opposte alla dottrina cattolica”.
Paolo VI diceva che il “fumo di Satana” era penetrato nella Chiesa, e con esso intendeva molto probabilmente la massoneria, filosofia rispettabile per gli occhi di un laico, ma assolutamente antitetica al Cattolicesimo.
Leggiamo cosa scrive la Congregazione per la Dottrina della Fede: Qui l’approfondimento
Riporta il sito: “Essenziale per la massoneria sarebbe proprio il fatto di non imporre alcun «principio», nel senso di una posizione filosofica o religiosa vincolante per i suoi aderenti, ma di raccogliere insieme, AL DI LA’ DEI CONFINI DELLE DIVERSE RELIGIONI E VISIONI DEL MONDO, uomini di buona volontà sulla base di valori umanistici comprensibili e accettabili da tutti”.
In pratica, la massoneria, riconoscendo grossomodo per buone tutte le religioni, mira a un minimo comune denominatore di valori condivisibili: Libertà, Uguaglianza, Fratellanza, (si ricordi la Rivoluzione francese, completamente anticattolica) Tolleranza, Solidarietà, Pace Universale, Difesa dei Diritti dell’Uomo.
Per il Cattolicesimo, invece, i valori massonici possono essere solo una naturale CONSEGUENZA, UN EFFETTO dell’aver abbracciato la Verità del Vangelo, causa prima di tutto. Gli uomini si devono riconoscere fratelli IN CRISTO e non in un’entità indistinta.
E infatti, recita lo stesso documento cattolico: “Solo Gesù Cristo è, infatti, il Maestro della Verità e solo in Lui i cristiani possono trovare la luce e la forza per vivere secondo il disegno di Dio, lavorando al vero bene dei loro fratelli”.
Insomma, il Cattolicesimo, in quanto religione rivelata, non può assolutamente accettare qualsiasi altra religione o credenza che non si riferisca unicamente Gesù, che, sacrificatosi sulla croce ha presentato il Creatore con tutti i dettagli.
Meno che mai la massoneria.
*nella foto di testata, stampa tratta dal “Mutus liber”: il Sole e la Luna raccolgono la rugiada alchemica