Joe Biden: l'inaccettabile ossimoro del "cattolico abortista"
Alcuni pensano che l’aborto sia moralmente lecito e altri no. Un fatto è che la legge 194, in Italia, lo permette fino al 3° mese e fino al 5° in casi particolari. Un altro dato è che la fede cattolica non lo ammette in alcun modo, in quanto sostiene che l'essere umano è tale fin dal concepimento e ha diritto alla vita. La regola è questa. Punto.
Tuttavia, ci sono persone che, pur professandosi cattoliche, affermano: “Come credente sono contrario all’aborto, ma non posso privare gli altri della libertà di praticarlo”. Una di queste è il candidato democratico alla Casa Bianca, Joe Biden.
Eppure, si tratta di una posizione del tutto incoerente: qui non parliamo di un intervento che solo sul proprio corpo, come ad esempio, potrebbe avvenire per un tatuaggio. In quel caso, si potrebbe ben dire: “Io non lo farei, ma non posso impedire ad altri di iniettarsi l’inchiostro con gli aghi”. Chi si tatua, lo fa sulla sua pelle e questo discorso vale per tutte le operazioni alle quali un individuo decide di sottoporsi.
Nel caso dell’aborto è totalmente diverso perché di questa operazione fa le spese un terzo soggetto: il feto che - per i cattolici - è persona umana con inalienabile diritto alla vita.
E allora, se per i cattolici il feto è una persona, dichiarare “non posso vietare agli altri di abortire” equivale a dire: “Io non investirei mai qualcuno con la macchina, ma non posso impedire ai miei concittadini di farlo”. Oppure: “Non darei mai fuoco a un barbone, ma non posso privare gli altri di questo diritto”.
Quindi, un atteggiamento “liberale” su tale questione non ha alcun senso e - per un cattolico - si configura come peccato gravissimo: omissione nella difesa di innocenti e complicità in un genocidio mondiale che coinvolge 50 milioni di bambini all’anno (dati OMS). O di qua, o di là. Tertium non datur. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Anche in questo caso vediamo come il mondo sia oggi diviso in due grandi “squadre”.
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Se si è cattolici non si può essere abortisti e se si è a favore dell’aborto non si può essere cattolici perché si deve negare che il feto sia un essere umano fin dal concepimento. Solo partendo da questo assunto, infatti, è legittimo consentire a una donna di liberarsi di una massa corporea indesiderata senza incorrere nell’infanticidio.
Non è un caso che, in nove Stati americani, l’aborto sia permesso fino al 9° mese, quando il feto ha già assunto la forma e le dimensioni di un neonato.
Anche per molti abortisti nostrani è orrendo fare a pezzi un simil-neonato, ma, al limite, come criterio è molto più chiaro stabilire che il feto è proprietà della donna finché si trova nel suo corpo. Il nostrano limite del “terzo mese” sembra, al confronto, una pezza a colore: un feto a due mesi e mezzo è uno scampolo di carne e dopo due settimane diventa improvvisamente un bambino? Mah.
E infatti Joe Biden, con senso pratico anglosassone, sostiene l’aborto libero fino alla nascita. Per quanto tempo addietro sembrasse un pro-vita, oggi si è “convertito” all’estremismo abortista ed è ben deciso a implementare questa pratica.
Non è un caso che, a messa, il sacerdote Robert Morey, con un gesto ovvio - che, pure, ha fatto scalpore - gli abbia negato la Comunione. Anche il card. Burke ha confermato che Biden non deve accostarsi all’Eucaristia.
Del resto se, per Bergoglio, nemmeno Trump è cristiano perché vuole il muro a difesa dei confini (cosa mai proibita dalla dottrina cattolica, peraltro) figuriamoci uno con la sbandierata bioetica anticristiana di Biden.
Ognuno la pensi come vuole. L’unica cosa inaccettabile, per tutti, è che un politico asserisca di appartenere a una religione portando avanti posizioni ad essa completamente antitetiche pur di fare man bassa di voti, da una parte e dall’altra. Questo si chiama “fare fessi gli elettori”.