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Ma Papa Francesco crede ai dogmi? Le acrobazie verbali per non dire “Vergine” Maria

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Il grande teologo (definizione di Benedetto XVI) Hans Urs von Balthasar, diceva, citando i padri della Chiesa, che “Maria da sola ha vinto tutte le eresie”. In pratica, il culto mariano è una specie di cartina al tornasole per verificare chi è veramente cattolico. Infatti, soprattutto il dogma sulla Sua verginità perpetua, prima, durante e dopo la nascita del Bambin Gesù, non è questione di lana caprina, o un dettaglio trascurabile, è, piuttosto, un fattore dirimente nell’impianto della fede cattolica, in base a un corollario logico:  se Maria non ebbe un parto soprannaturale e miracoloso, Cristo era un uomo come tutti e quindi la Sua parola non viene direttamente da Dio. In tal caso, i Suoi insegnamenti possono essere piegati e adattati alle contingenze del mondo come fa più comodo.

Sulla verginità di Maria si apre quindi un bivio per la Chiesa: o seguire il mondo, o mettersi contro di esso, fedeli fino in fondo alla Parola di Dio e alla Tradizione, anche se tali precetti risultano scomodi e impopolari.

Ecco perché, per secoli, su questo dogma si sono combattute lotte asperrime, culminate con lo scisma protestante, tanto che le chiese evangeliche, ancor oggi, tendenzialmente, rifiutano la devozione mariana.

Viceversa, nella preghiera del Credo, che riassume le basi della fede cattolica, resta scritto: “(Cristo) per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”.

Così, non stupisce che il clero modernista attuale, proiettato sulla via dell’”aprirsi al mondo” indicata dal teologo progressista Karl Rahner, “vincitore” nel Concilio Vaticano II e “avversario” di von Balthasar, tenda a “demistificare” tutti gli elementi soprannaturali della Bibbia esponendosi, però, a un pericoloso cortocircuito.

Credere a quell’evento miracoloso  è questione di fede,  anche se un debole appiglio farebbe ipotizzare una possibile connessione tra i fatti soprannaturali biblici e i più reconditi misteri dell’energia, della fisica quantistica e della materia. Qui l'approfondimento:

 

Ma se ad essere accusato di non credere ai dogmi mariani è proprio il papa, che trae la sua legittima autorità solo in quanto CUSTODE della fede, allora c’è un grosso problema.

A Francesco si attribuisce, infatti, l’aver definito delle “tonterias” - "sciocchezze", i dogmi mariani (accusa gravissima). Siamo andati a controllare e abbiamo ritrovato quest’espressione nell’omelia da lui pronunciata il 12 dicembre 2019 per la ricorrenza della Beata Vergine di Guadalupe. Qui il testo:

 

Ed ecco l’espressione “incriminata” di Francesco, verso la fine dell’omelia: “Quando ci vengono a dire che bisognava dichiararla tale (la Madonna), o fare quest’altro dogma, non perdiamoci in chiacchiere (tonteras nella versione spagnola): Maria è donna, è Nostra Signora, Maria è Madre di suo Figlio e della Santa Madre Chiesa gerarchica e Maria è meticcia, donna dei nostri popoli, ma che ha meticciato Dio”.

Ad essere precisi e onesti, qui Bergoglio definisce “tontera” solo la proposta del nuovo dogma di “Maria Corredentrice”, che è stato da lui negato – legittimamente, s’intende – pur dopo un processo durato molti anni e anche dopo significative aperture di Benedetto XVI.

Quanto ai dogmi che sono già patrimonio basilare della fede, colpisce però che, nell’omelia, Maria Immacolata, nata purissima, priva del peccato originale,  diventi addirittura “meticcia” (perché?) e che Maria Assunta in cielo sia solo una comune “discepola”. A dire il vero, poi, solo una volta in tutto il testo, si intuisce appena, indirettamente, che Maria è anche “Madre di Dio” (dogma sostanziale) quando Francesco dice: “Questo è il grande mistero: Maria Madre “meticcia” Dio, vero Dio e vero uomo, nel suo Figlio”.

Ma la cosa SCONCERTANTE è che nel testo non si riesce a trovare il MINIMO ACCENNO A MARIA COME VERGINE. (Verificabile nel testo riportato in fondo). Oltre a una serie di acrobazie verbali per non citare quella che sembra una vera parola “proibita”, altre frasi, de facto, demistificano - per via logica - il parto miracoloso della Madonna.

Maria, spiega Francesco, è “donna”, “signora” e “discepola”, poi “Madre di suo Figlio” (ovviamente), “Madre della Santa Madre Chiesa gerarchica”, “Donna dei nostri popoli”. Tanti splendidi titoli, ma NON Vergine: proprio il Suo attributo dogmatico più noto, identificativo ed essenziale.

Anzi, continua Bergoglio: “La pietà cristiana nel corso dei tempi ha sempre cercato di lodarla con nuovi titoli: erano titoli filiali, titoli dell’amore del popolo di Dio, ma che NON TOCCAVANO IN NULLA QUESTO ESSERE DONNA-DISCEPOLA”. E ancora: “Maria donna, Maria madre, senza altro titolo essenziale. Gli altri titoli — pensiamo alle litanie lauretane — sono titoli di figli innamorati cantati alla Madre, ma non toccano l’essenzialità dell’essere di Maria: DONNA E MADRE”.

Eppure, le litanie insistono tantissimo sul parto miracoloso: “Santa Vergine delle vergini, Madre purissima, Madre castissima, Madre sempre vergine”… Il titolo essenziale c’è eccome, ovunque, ed è “vergine”.

A questo punto, se quanto riportato dal sito vaticano è corretto, secondo Bergoglio, il dogma della verginità della Madonna va inteso solo come un “complimento” e non una verità di fede intoccabile e basilare.

Insomma, la domanda è legittima, anche se, al solito, nessuno risponderà: ma Francesco ci crede o no ai dogmi mariani? Perché il problema è che “coloro che non ritengono per vere le verità di fede o di morale definite come dogma, si autoescludono dalla comunità ecclesiale e vengono definiti ERETICI, cioè persone che hanno scelto una parte e non il tutto”.

Dato che un papa non può essere eretico (pena il decadere come papa) varrebbe quindi la pena di chiarire. Perché questa ritrosia nel ribadire una delle più banali certezze di fede dei cattolici? Torna in mente quando, a Bari, il 23 febbraio scorso, Bergoglio si fece allontanare il microfono proprio poco prima di citare le “fatali” parole del Credo relative all’argomento.

La “Madonna meticcia” non si era mai sentita, anzi, secondo qualcuno sarebbe  uno spot immigrazionista “subliminale”. Ai cattolici suona invece molto più familiare, da un paio di millenni, la “Beata sempre Vergine Maria”, verità assoluta di fede in una realtà soprannaturale che profuma di purezza e di miracolo.

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OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica Vaticana
Giovedì, 12 dicembre 2019

 

La celebrazione di oggi, i testi biblici che abbiamo ascoltato, e l’immagine di Nostra Signora di Guadalupe che ci ricorda il Nican mopohua, mi suggeriscono tre aggettivi per lei: signora-donna, madre e meticcia.

Maria è donna. È donna, è signora, come dice il Nican mapohua. Donna con la signoria di donna. Si presenta come donna, e si presenta con un messaggio di un altro ancora, ossia è donna, signora e discepola. A sant’Ignazio piaceva chiamarla Nostra Signora. Ed è così semplice, non pretende altro: è donna, discepola.

La pietà cristiana nel corso dei tempi ha sempre cercato di lodarla con nuovi titoli: erano titoli filiali, titoli dell’amore del popolo di Dio, ma che non toccavano in nulla questo essere donna-discepola.

San Bernardo ci diceva che quando parliamo di Maria non bastano mai la lode, i titoli di lode, ma non toccano per nulla questo suo umile discepolato. Discepola.

Fedele al suo Maestro, che è suo Figlio, l’unico Redentore, non ha mai voluto prendere per sé qualcosa di suo Figlio. Non si è mai presentata come co-redentrice. No, discepola.

E c’è un Santo Padre che dice in giro che è più degno il discepolato della maternità. Questioni di teologi, ma discepola. Non ha mai rubato per sé nulla di suo Figlio, lo ha servito perché è madre, dà la vita nella pienezza dei tempi a questo Figlio nato da una donna.

Maria è Madre nostra, è Madre dei nostri popoli, è Madre di tutti noi, è Madre della Chiesa, ma è anche immagine della Chiesa. Ed è Madre del nostro cuore, della nostra anima. C’è un Santo Padre che dice che ciò che si dice di Maria si può dire, a suo modo, della Chiesa, e, a suo modo, dell’anima nostra. Perché la Chiesa è femminile e la nostra anima ha questa capacità di ricevere da Dio la grazia e, in un certo senso, i Padri la vedevano come femminile. Non possiamo pensare la Chiesa senza questo principio mariano che si estende.

Quando ricerchiamo il ruolo della donna nella Chiesa, possiamo seguire la via della funzionalità, perché la donna ha funzioni da compiere nella Chiesa. Ma ciò ci lascia a metà cammino.

La donna nella Chiesa va oltre, con questo principio mariano, che “maternalizza” la Chiesa, e la trasforma nella Santa Madre Chiesa.

Maria donna, Maria madre, senza altro titolo essenziale. Gli altri titoli — pensiamo alle litanie lauretane — sono titoli di figli innamorati cantati alla Madre, ma non toccano l’essenzialità dell’essere di Maria: donna e madre.

E il terzo aggettivo, che le direi guardandola: si è voluta meticcia per noi, si è meticciata. E non solo con Juan Dieguito, ma con il popolo. Si è meticciata per essere Madre di tutti, si è meticciata con l’umanità. Perché? Perché ha “meticciato” Dio. Ed questo è il grande mistero: Maria Madre “meticcia” Dio, vero Dio e vero uomo, nel suo Figlio.

Quando ci vengono a dire che bisognava dichiararla tale, o fare quest’altro dogma, non perdiamoci in chiacchiere: Maria è donna, è Nostra Signora, Maria è Madre di suo Figlio e della Santa Madre Chiesa gerarchica e Maria è meticcia, donna dei nostri popoli, ma che ha meticciato Dio.

Che ci parli come ha parlato a Juan Diego da questi tre titoli: con tenerezza, con calore femminile e con vicinanza di meticciato. Così sia.

 

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