La verità, sempre ignorata da complottisti e sbufalatori di professione
Ormai il “complottismo” è diventato una categoria difensiva talmente potente che ci si potrebbero contestare le multe: “L’agente Rossi verificava che il veicolo targato XYZ passava col semaforo rosso…”. Presto basterà scrivere “Complotto!” sul ricorso per ottenere l’annullamento della contravvenzione.
Infatti, con la stessa biliosa ossessione con cui i veri “complottisti in servizio permanente effettivo” individuano ovunque un oscuro disegno preorganizzato, (sia esso celato nell’informazione, nella tecnologia, o nella scienza), con altrettanta, greve ottusità i cosiddetti debunker, o "sbufalatori", rifiutano a priori qualsiasi idea nuova che esca per un attimo dal pensierone unico-orwelliano politicamente corretto.
Tra chi deve per forza attaccare il sistema e chi deve a tutti i costi difenderlo, nessuno sembra curarsi realmente della Verità. Forse perché appurarla, metterla davvero a fuoco richiede una certa applicazione mentale. Questo è faticoso e quindi la soluzione più comoda, di solito, da entrambe le parti, è delegittimare l’avversario personalmente, tirando in ballo vecchie questioni, SENZA ENTRARE NEL MERITO.
Probabilmente anche l’umanista Lorenzo Valla, quando nel 1440 scoprì che la Donazione di Costantino era un falso, si sarebbe sentito affibbiare l’epiteto di “complottista”. Del resto l’affare era grosso: l’imperatore romano, con quell’atto, giustificava il potere temporale della Chiesa. Peccato che la forma latina fosse troppo “moderna” per appartenere realmente al IV secolo.
Un secolo e mezzo più tardi, nel 1605, sarebbe stata bollata come complottista anche la lettera che avvertiva il re Giacomo I, sovrano protestante di Inghilterra, della assurda Congiura delle Polveri, con cui un gruppo di cospiratori, tra cui vari gesuiti, voleva addirittura far saltare in aria l’intero parlamento inglese per ripristinare una monarchia cattolica. Era tutto vero: furono trovati 36 barili di polvere nera, pronti per l’attentato.
Per non parlare delle tante operazioni “False flag” acclarate dalla stessa storia ufficiale: l’incendio del Reichstag del 1933, o l’auto-bombardamento sovietico del villaggio russo di Mainila nel 1939, che permise all’Urss di attaccare la confinante Finlandia, tanto per citarne un paio. E vogliamo parlare dell’assassinio di personaggi come Kennedy, Malcom X e Martin Luther King? Per quanto riguarda la storia nazionale, potremmo ricordare i casi Moro, Sindona, Calvi, la faccenda di Ustica etc. Tutti episodi nei quali le versioni ufficiali non si sono sempre rivelate, diciamo, “del tutto precise”.
Scopriamo così una grande novità: l’uomo non è buono. L’essere umano può mentire e organizzarsi per scopi reconditi, o per celare fatti illeciti. Le istituzioni sono formate da uomini e può capitare, qualche volta, che dei gruppi di persone, con interessi comuni, si infiltrino nelle stesse e antepongano il loro bene a quello collettivo. I complotti, le congiure, le cospirazioni si sono, pure, realmente verificati nella storia e ci saranno ancora, perché fanno parte della natura umana.
Questo non significa, ovviamente, che tutto ciò che è ufficiale e istituzionale sia automaticamente “marcio” o mosso da élite amanti di cappucci, grembiuli o tatuaggi nascosti, come piacerebbe ad alcuni sempre in caccia di forti emozioni.
Una cosa è certa, però: uno sguardo critico non fa mai male. Se una voce si leva contro, invece di zittirla e censurarla, la si ascolti, a condizione che possa portare degli elementi probanti o degli indizi ragionevolmente validi. Così come fecero, 20 anni fa, la Nasa e il governo Usa con i complottisti dell’allunaggio: nessuna censura, nessuna legge antinegazionista e il soufflé si sgonfiò da solo. Oggi rimane un piacevole argomento di conversazione tra pochi appassionati.
Se è la Verità quella che davvero interessa, un contestatore dotato di nuovi argomenti non potrà che fornire un’utile cartina al tornasole.
Anche perché poi ci sono la statistica e il calcolo delle probabilità, con cui si devono fare i conti: ad esempio, è curioso che ogni nuovo rimedio curativo, facile, economico, privo di controindicazioni e possibilità di lucro, venga immancabilmente obliterato da taluni organi di informazione come “bufala”. Poi la gente comincia a pensar male e a farsi venire strane idee sui vaccini e le case farmaceutiche.
Dopotutto, nella storia della medicina, ci sono pur state decine di scoperte a buon mercato che hanno salvato la vita di tantissime di persone: pensiamo a tutti i marinai del mondo salvati dallo scorbuto semplicemente imbarcando sulle navi dei limoni, integratori di vitamina C.
O alle donne salvate a milioni dalla febbre puerperale perché il medico ungherese Semmelweiss aveva intuito che, tra il fare l’autopsia a un cadavere e una visita ginecologica, forse, era meglio lavarsi le mani. (Morì in manicomio per la guerra che gli fecero). Insomma, ogni tanto succede che le buone medicine non debbano per forza coinvolgere carrozzoni farmaceutici e flussi torrenziali di danaro. Almeno UNA VOLTA SU CENTO capita. Ma ci vuole il giusto mix fra scetticismo e apertura mentale.
E’ tutto lì: in un certo senso bisognerebbe dire grazie perfino ai sostenitori della terra piatta: con la loro folle idea, per un centesimo di secondo ci hanno fatto mettere in discussione la più granitica delle nostre certezze, ovvero che il mondo sia tondo. Una bella ginnastica mentale. (Chi scrive non è d’accordo con i terrapiattisti, sia detto a scanso di equivoci).
Giusto ieri, abbiamo citato una tesi esplosiva sulla rinuncia al papato di Benedetto XVI: l’atto, infarcito di errori grammaticali, sarebbe stato scritto in modo da attirare l’attenzione sulla sua invalidità canonica e annullare, così, l’usurpazione da parte del clero massonico. I fatti strani e inspiegabili evidenziati dal frate Alexis Bugnolo ci sono e meritano valide risposte alternative alla sua ricostruzione. (Arriveranno o, come per i Dubia espressi dai quattro cardinali, si farà finta di niente?).
Anche perché la questione della rinuncia “sgrammaticata” fa tornare alla memoria un brutto episodio di cronaca del 2004, quando i coniugi Thomas e Jackie Hawks, furono costretti dai sequestratori/killer a firmare l'atto di vendita della loro imbarcazione dalla quale furono poi gettati in mare al largo delle coste Californiane, legati a un’ancora. La signora, prima di morire, firmò il proprio cognome "Hawk", senza la "s" finale, per allertare gli investigatori. Probabilmente anche quei detective che si insospettirono per l’anomalia avrebbero potuto essere denominati complottisti o dietrologi.
Quindi, in tempi di censure e leggi liberticide (anche sulla parola e sul pensiero) vale la pena di lanciare un appello: ognuno dica la sua e porti degli elementi validi a supporto. Viceversa, senza fatti, indizi seri, deduzioni che filano logicamente (perché, ebbene sì, esiste anche il metodo logico induttivo per comprendere le cose, che si tratti di scoprire nuovi pianeti, o di mandare in galera delinquenti) i complottisti fantasiosi si metteranno automaticamente e serenamente fuori gioco, senza che qualcuno li debba punire conferendo loro, peraltro, l’aura dei martiri. Ma se, niente niente, qualcuno di loro avesse ragione … Meglio per tutti, no?
Quindi, piano con quel “gomblotto!” che fa così tanto ridere quelli che fino all’altro ieri erano i fieri alfieri del Dubbio, i nipotini di Voltaire e Cartesio, tutti puntati “contro il sistema” e che oggi invece, si sono inspiegabilmente trasformati nei picchiatori del Verbo istituzionale, nei bodyguard del mainstream, negli adoratori della Vulgata tradizionale.
State tranquilli, rilassatevi: se la versione ufficiale è vera, se gli autori del presunto complotto non hanno nulla da nascondere, basterà che rispondano placidamente punto per punto NEL MERITO e fugare, così, ogni perplessità.