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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Giulio Bucchi
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Ieri, in prima pagina, la Repubblica annunciava l'offensiva delle lobby contro il decreto del governo che liberalizza alcune attività e servizi. «Assalto con 2400 emendamenti. Monti pronto alla fiducia». Secondo quanto riferito dal quotidiano diretto da Ezio Mauro, il pressing dei partiti per stravolgere i provvedimenti sarebbe fortissimo. Al punto che, sotto al titolo  “Frankenstein in Parlamento”, il vicedirettore Massimo Giannini  scriveva di «sonno della ragione che genera mostri», di un'offesa al buon gusto e di intangibilità del sistema corporativo. Probabilmente l'editorialista del quotidiano romano ha ragione. Fra le migliaia di emendamenti presentati ce ne sono un certo numero che tentano di reintrodurre norme a difesa delle categorie toccate da Monti e dalla sua squadra. Però, a leggerle si scopre invece che le proposte presentate in Parlamento rafforzano il decreto e se approvate darebbero un duro colpo ai potentati economici. Dalle liberalizzazioni all'acqua di rose varate dal governo si passerebbe a una vera apertura in mercati oggi iperprotetti. Pensate per esempio alle compagnie di assicurazioni. Mentre con notai e farmacisti l'esecutivo è stato inflessibile e ne ha aumentato il numero per decreto, ai padroni delle polizze ha fatto solletico, introducendo il solo obbligo di presentare oltre al proprio contratto anche un paio di quelli della concorrenza. Un piccolo fastidio subito compensato però da un generoso sconto: chi, avendo subito un incidente, non accetta di far riparare la propria auto in un'officina convenzionata con la compagnia, dovrà rassegnarsi a un indennizzo inferiore del 30%. Un regalo vero e proprio, altro che liberalizzazione: semmai il suo contrario. Ma tra gli emendamenti che tanto allarmano Repubblica ve ne sono alcuni che eliminano il favore alle assicurazioni e in più cancellano la ridicola norma che obbliga l'agente a proporre polizze alternative, introducendo invece una vera concorrenza. Basta con il mono-mandato: se la modifica divenisse legge, alle compagnie sarebbero vietate le clausole che impediscono all'agente di lavorare anche per altri. Di fatto, il venditore di polizze si trasformerebbe in consulente del cliente e non dovrebbe più proporre il solo contratto della compagnia che rappresenta, ma potrebbe offrire la polizza che meglio si adatta alle esigenze dell'assicurato. Altri emendamenti presentati in questi giorni cercano di introdurre una concorrenza vera anche allo sportello. Con il decreto, Monti ha praticamente abolito il contante, costringendo centinaia di migliaia di pensionati a farsi il conto corrente e a usare la carta di credito, con le inevitabili commissioni. Più che una liberalizzazione, un favore. Ma spulciando gli emendamenti se ne trovano alcuni che cancellano le commissioni sui rifornimenti di benzina  e introducono la portabilità dei mutui da una banca all'altra, obbligando gli istituti di credito ad adeguarsi in quindici giorni. Via anche l'obbligo di sottoscrivere una polizza a favore della banca quando si ottiene un prestito: se approvato, il consumatore potrà stipularla con qualsiasi assicurazione, non necessariamente con quella suggerita dall'istituto di credito. Dispiaceri in vista anche per la lobby dei petrolieri, i quali in fondo sono stati appena sfiorati dal provvedimento del governo. Tra le proposte depositate in Parlamento anche la possibilità di aprire pompe di benzina self service in città (cosa esclusa dal decreto) e di rifornirsi liberamente di carburante, senza cioè approvvigionarsi da una sola compagnia, anche se non si è proprietari dell'impianto. La lista degli emendamenti è lunga e tocca molti settori, distribuzione del gas compresa, che con l'approvazione dei suggerimenti diverrebbe più netta e rapida. Ma la parte più interessante è la norma che si occupa dei crediti dello Stato nei confronti delle imprese. Una delle proposte depositate introduce lo scambio tra credito e tasse: se lo Stato deve soldi a un'azienda, questa può compensare le imposte dovute, scalando il credito dal versamento a favore del Fisco, una misura che risolverebbe immediatamente i problemi di liquidità di moltissimi imprenditori. Dunque: la pioggia di emendamenti che ha inondato la Commissione industria del Senato è così devastante come lasciava intendere Repubblica? È proprio l'assalto delle lobby come titolava ieri il quotidiano di Largo Fochetti o non piuttosto il suo contrario? Ci saranno certo anche iniziative protezionistiche a favore di tassisti e farmacisti. Ma viste da vicino le modifiche proposte dai senatori sembrano essere le vere liberalizzazioni che ci saremmo aspettate da Monti. Quei tagli alle rendite di posizione di banche, assicurazioni, compagnie petrolifere e inefficienze statali che ci attendevamo e che invece non ci sono stati. Come detto, c'è chi sta cercando di ammorbidire il decreto, salvando qualche privilegio. Ma gli emendamenti che abbiamo citato paiono un sussulto di dignità della Casta, decisa a far valere il proprio ruolo in Parlamento pur di abolire le altre Caste di questo Paese. Forse ci illudiamo, ma alcuni amichetti del governo alla fine potrebbero non essere contenti. di Maurizio Belpietro

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