L'editoriale
di Maurizio Belpietro
Il fuoco amico colpisce il presidente del Consiglio: a sparargli sono i professori della sua Bocconi. Sul Corriere della Sera di ieri Francesco Giavazzi e Alberto Alesina, con il garbo di docenti abituati a far lezione con i numeri, hanno spiegato quanto sia sbagliata la manovra di Mario Monti. Troppe tasse, il succo del lungo articolo: così la fiducia dei risparmiatori e dunque dei consumatori cade a picco. Purtroppo in Italia il verbo tagliare non è molto in uso fra la classe politica, soprattutto se le forbici servono a dare un colpo alle spese dello Stato. Negli anni Novanta si scoprì che le bidelle erano troppo impegnate per trovare il tempo di versare un mestolo di minestra nei piatti degli scolari. Per ovviare al problema furono ingaggiate altre persone, con un aggravio delle casse pubbliche. Quando la storia venne fuori, la notizia fece il giro dei giornali e tali furono le critiche che arrivarono promesse di modifiche al mansionario delle «collaboratrici scolastiche» (questo il nome con cui la burocrazia statale ha ribattezzato le bidelle). Risultato? Quindici anni dopo le scodellatrici erano ancora a libro paga delle amministrazioni locali, perché le signore collaboratrici scolastiche non volevano assolutamente dare da mangiare ai bambini e i politici per tener buoni i sindacati e le clientele le avevano assecondate. Se dal 1992 non si è trovata la soluzione su chi debba servire un piatto di minestra in una mensa scolastica, poteva essere possibile secondo voi che in sei mesi si riuscisse, se non a tagliare le indennità dei parlamentari, almeno a stabilire quanto percepissero in più i nostri onorevoli rispetto a quelli dei Paesi vicini? Ovvio che no. E infatti ieri la Commissione che doveva confrontare i redditi di deputati e senatori con la media europea ha gettato la spugna. Troppo difficile, le nostre ambasciate non collaborano, i termini tecnici sono diversi e poi c'è pure di mezzo la lingua: inglese, francese, tedesco, olandese, spagnolo. Come si fa in pochi mesi a fare un raffronto con un simile guazzabuglio? C'è pericolo di sbagliare, di prendere fischi per soldi. Così niente. Se il premier sperava di poter annunciare ufficialmente al Paese che lui oltre a tassare aveva un po' iniziato a tagliare, purtroppo dovrà pazientare. Forse altri sei mesi, forse un anno o più. Chissà. Nel frattempo è probabile che Monti sia già stato mandato a casa, oppure che gli italiani si dimentichino del proposito di dare una limatina ai compensi della Casta. Qualcuno obietterà che trovare i dati paragonabili non è poi così difficile: basterebbe collegarsi a Internet e navigare su una mezza dozzina di siti. Lavoro più o meno di mezza giornata, cui aggiungerne un'altra mezza per l'elaborazione dei dati. Abbondando, in una settimana si potrebbe dunque rispondere alla curiosità di Mario Monti, il quale non ha ancora capito che tipo di taglietto si possa dare agli assegni dei rappresentanti del popolo, tra cui ovviamente c'è anche il suo di senatore a vita. No. Troppo facile: ci potrebbe essere un errore. Infatti molti siti non sono certificati e si rischia di sbagliare. Dunque non resta che attendere: campa onorevole che la paga cresce. Del resto, quello allo stipendio dei parlamentari non è l'unico taglio che si è perso per strada. Di cancellare le Province non si parla più: tutto rinviato a un altro anno. La riduzione dei fondi alle Regioni, entrata dalla porta con una sforbiciata ai trasferimenti dello Stato, è uscita dalla finestra in quanto si è data ai governatori la possibilità di alzare le imposte. Risultato: nonostante gli sprechi del nostro mai nato federalismo, consigli e giunte potranno continuare a spendere e spandere come prima, in quanto alla fine pagheranno i contribuenti. E a proposito di spese pazze delle Regioni, nonostante l'invito alla sobrietà rivolto dal premier a tutte le amministrazioni pubbliche, governatori, assessori e consiglieri continuano a girare il mondo in lungo e in largo. Passando in rassegna - come ha fatto Libero - l'elenco dei voli compiuti dai rappresentanti delle istituzioni territoriali, c'è da rimanere a bocca aperta. Neanche un tour operator professionista viaggia tanto. E ovviamente la motivazione delle missioni è sempre nobilissima: si tratta di esportare il buon nome italiano. Non importa che questo costi centinaia di migliaia di euro alla collettività. Rinunciarvi sarebbe una gran perdita. Ovviamente per loro: per i globetrotter della Casta. di Maurizio Belpietro