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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Andrea Tempestini
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Gli italiani si sono affidati a Mario Monti e compagni con la stessa fiducia con cui un paziente affetto da grave malattia si affida ai medici. Non essendo esperti della materia, presi dall'emergenza si sono convinti che gli specialisti avrebbero saputo cavarli dai guai con la sola applicazione della scienza economica. Purtroppo, più passano i giorni e più la certezza nelle capacità dei professori viene meno in quanto le doti salvifiche della squadra di governo si scontrano con la realtà. La quale non è né bella né brutta: ha solo bisogno di soluzioni che non siano  puramente accademiche ma concrete. E queste ahimè tardano ad arrivare. Se n'è avuta prova anche ieri, durante la conferenza di fine anno del presidente del Consiglio. Il quale è riuscito in un'opera non facile, cioè parlare molto senza dire nulla. Il premier ha risposto con pazienza alle domande dei cronisti, evitando però di fornire una sola notizia utile, ossia una misura concreta capace di risollevare le sorti del Paese. Concorrenza, liberalizzazioni, crescita. Tante promesse, nessun fatto concreto. Anche sul mercato del lavoro Monti ha usato belle parole, facendo riferimento alla necessità di una modernizzazione delle norme che regolano assunzioni e licenziamenti. Ma poi ha ammorbidito ogni aspettativa assicurando ai cronisti che nulla sarà fatto senza consultare i sindacati.  Quasi che i signori di Cgil, Cisl e Uil  siano gli unici titolati a dare il benestare. La sensazione è che anche qui, come sul fronte del taglio agli sprechi, il nuovo governo non sappia bene cosa fare. O meglio: il ministro del Welfare probabilmente sa ciò di cui ha bisogno il Paese, ma poi non trova il coraggio di tradurre la certezza in atti concreti. Del resto, appena Elsa Fornero si è fatta scappare una parola sull'articolo 18, c'è mancato poco che fosse indotta a dimettersi. Al punto che per evitare problemi, la ministra è stata costretta a rimangiarsi tutto. Lo stesso premier ha dovuto vestire i panni del pompiere, dichiarando che l'esecutivo non ha alcuna intenzione di porre rimedio alla legge che rende un'assunzione più indissolubile di un matrimonio. Eppure, più di tante chiacchiere e di fumose e poco probabili liberalizzazioni, le norme che impediscono di mandare a casa i fannulloni saprebbero rilanciare l'economia. Non solo perché attirerebbero investimenti dall'estero che oggi sono scoraggiati dalla rigidità contrattuale, ma pure in quanto consentirebbero alle aziende di alleggerirsi di costose zavorre, sostituendole con risorse fresche ed efficienti.  Altrettanto utile sarebbe la riforma della giustizia civile, la cui farraginosità oggi rende impossibile ottenere una sentenza in tempi rapidi. Per le imprese sarebbe un toccasana, per i farabutti e gli evasori un capestro. Ma metter mano all'inefficienza dei tribunali significherebbe inimicarsi i giudici e questo il governo dei secchioni e dei furboni non ha nessuna intenzione di farlo. Avendo ben presenti i guai in cui è incappato Berlusconi, preferiscono non svegliare la toga che dorme. Per cui, meglio prendersela con tassisti e farmacisti, sostenendo che se non c'è la crescita è colpa loro. Alla fin fine le liberalizzazioni e le misure a favore della concorrenza rischiano di limitarsi a questo  e forse è proprio a causa della pochezza delle decisioni che il premier ha evitato di entrare nel dettaglio, facendo riferimento a norme da definirsi nel prossimo futuro. L'unico dato certo emerso dalla conferenza di fine anno è che i soldi raccolti con la brutale stangata di dicembre almeno non saranno spesi in inutili quanto dannosi incentivi all'economia. Il nostro Paese ha una storia pluriennale di sostegni alle imprese che in realtà hanno sostenuto solo chi sta dietro alle imprese, ingrassando affaristi e speculatori. Dunque non avremmo voluto vedere ripetute tali esperienze. Ma  per ora questo ci è stato risparmiato. Non è molto ma almeno non è male. Speriamo che il futuro ci riservi qualche altra nota positiva. Anche se anche noi, come dei pazienti malati che non vedono chiaro nella cura che vien loro somministrata, in questi medici abbiamo sempre meno fiducia.

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