Crisi: referendum inutile
Mattias Mainiero risponde a Emma Cheroni Scotti
Monti: l'alternativa è tra sacrifici o Stato insolvente. Se queste sono le uniche soluzioni, allora non permettiamo che a scegliere sia un euroburocrate nominato senatore a vita ma diamo la parola alla gente. L'Islanda lo ha fatto e il referendum ha avuto successo, l'isola prospera e nessuno si è pentito della scelta. A questo punto l'aut aut non è più tra sacrifici e insolvenza ma tra popolo sovrano e dittatura conclamata. Qui o si fa la democrazia o si muore. Emma Cheroni Scotti e.mail Ma certo: facciamo un bel referendum. Immagino il quesito: volete sacrificarvi oppure volete che lo Stato italiano non paghi più i suoi debiti? Se gli elettori dovessero votare per il sacrificio, ovviamente non cambierebbe nulla rispetto ad oggi. Se invece, come è abbastanza presumibile, dovessero scegliere per l'insolvenza o l'uscita dall'euro o cose del genere, si prepari a dire addio ai suoi risparmi. Poi, tempo qualche mesetto, si prepari (sempre facendo gli scongiuri) ad essere ricoverata non in un ospedale pubblico ma in una clinica privata. In città ci saranno pochi autobus, i treni circoleranno con il contagocce eccetera eccetera. Perché l'insolvenza, cara signora, significa fallimento. E fallimento significa perdere ogni credibilità. E perdere credibilità significa che l'Italia non potrebbe più finanziarsi sui mercati. I nostri titoli rimarrebbero invenduti, nessuno straniero aprirebbe le sue fabbriche o le sue società in Italia e il nostro Paese finirebbe ai margini del mondo civile. Purtroppo, l'Italia non è l'Islanda. Qui non si tratta di non rimborsare tre o quattro miliardi di euro al Regno Unito e all'Olanda e di nazionalizzare un paio di banche. Si tratta di far fronte ad un debito di 1.900 miliardi di euro. Un mancata pagamento, anche parziale, avrebbe effetti devastanti a livello mondiale. Meglio non pensarci. E la democrazia che lei invoca c'entra, ma non per il motivo che pensa lei. La verità è che la democrazia è una gran bella cosa, ma bisogna saperla usare. Bisogna saper scegliere, democraticamente, chi ci comanda. E se per decenni e decenni gli italiani hanno saputo esprimere una classe politica preoccupata solo della propria autoconservazione e a volte chiaramente inetta (se non peggio), la colpa non è della democrazia. E' degli italiani, oggi chiamati a pagare il conto anche in modo abbastanza antidemocratico. [email protected]