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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Lucia Esposito
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Nei talk show e sui giornali è un fiorire di appelli.  Tutti rivolti a lui, a Silvio Berlusconi. Fatti da parte, cedi il passo a un tecnico o a un sostituto. Fallo nell'interesse del Paese:  te lo chiedono gli italiani.  Le suppliche sono rivolte dall'opposizione, ma anche da esponenti della maggioranza che hanno fatto il salto della quaglia o si preparano a farlo. Nel mazzo, ovviamente, non mancano i giornalisti, i quali in diretta tv o in prima pagina sono pronti a spiegare che il Cavaliere non ha a cuore il bene dell'Italia, ma solo il suo, e quindi non si decide a mollare la poltrona. A sentirli, questi signori, pare che 60 milioni di persone siano ostaggio di un satrapo asserragliato nel bunker. Un Gheddafi brianzolo il quale, invece che nella tenda beduina, soggiorna ad Arcore. La realtà, come spesso accade, è molto diversa da quella raccontata in video e dalla carta stampata che fa capo a banche e finanzieri. E per rendercene conto è bastato dare la parola a voi lettori, consentendo di esprimervi.  L'invito che vi abbiamo rivolto su Libero di ieri è stato raccolto fin dalle prime ore del mattino e il nostro fax è stato intasato dalle vostre lettere. Migliaia di messaggi  giunti da ogni angolo d'Italia e firmati da professionisti, artigiani, commercianti, lavoratori dipendenti e casalinghe. La stima non è facile, ma diciamo che oltre l'80 per cento di chi ci ha scritto ritiene che Silvio Berlusconi non debba fare proprio nessun passo indietro.  Altro che dimettersi per passare la mano a un professore nominato dall'alto. Macché valigie o sostituti. La maggioranza dei lettori che sta partecipando al nostro referendum sul premier  non ha nessuna intenzione di abrogarlo, ma lo invita a tener duro, a respingere tutti gli assalti e a schivare i trabocchetti. Certo, qualche centinaio di lettori ritiene che il Cavaliere abbia fatto il suo tempo e ora debba alzare i tacchi per lasciare il posto a gente nuova. Ma si tratta, come detto, di una minoranza. Il grosso di chi ci ha scritto invece, pur non tacendo gli errori commessi dal presidente del Consiglio e dal suo governo, ritiene che le somme siano da tirare alla fine del mandato. E nel caso questo non possa essere concluso, l'unica via d'uscita ammessa  siano le elezioni. Ma il voto a quanto pare è la sola mossa che i paladini dell'interesse nazionale non vogliono sentirsi dire. Già, di restituire la parola agli italiani affinché decidano del proprio futuro, i difensori del bene comune non ne vogliono sapere. Pretendono di dare il benservito a Berlusconi, di mettere al suo posto qualcuno che sia da loro gradito, ma di lasciar decidere a chi avrebbe titolo per farlo non ci pensano nemmeno un istante. Eppure gli elettori proprio questo desiderano. E per capirlo è sufficiente non solo leggersi le lettere che pubblichiamo, ma anche dare uno sguardo all'ultimo sondaggio Ipsos. Renato Mannheimer l'ha presentato giovedì sera a Porta a porta e da esso risulta chiaro che la gente, indipendentemente dal gradimento nei confronti del Cavaliere, di governi tecnici non ne vuole sentire nemmeno parlare e meno ancora di unità nazionale. Il giudizio è netto: se questo esecutivo non ce la fa più e bisogna trovarne un altro, esiste un solo modo per farlo, vale a dire tornare alle urne. A pensarla così è il 51 per cento degli italiani e c'è da giurare che non si tratti per intero di falchi berlusconiani. Tra di loro ci sarà chi ama il Cavaliere e pure chi lo detesta. Tuttavia a destra come a sinistra ritengono che se il Cavaliere facesse un passo indietro, quello in avanti lo dovrebbero fare gli elettori e nessun altro. Tutto ciò dovrebbe smontare le molte manovre di Palazzo messe in campo negli ultimi giorni. O almeno così dovrebbe essere se chi si è autonominato  guardiano degli interessi collettivi avesse intenzione di rispettare le regole della democrazia. Ma come abbiamo spiegato ieri, molti di questi signori trattano gli elettori  alla stregua di poveri idioti, gente incapace di scegliere e di decidere per sé e per gli altri. Secondo loro gli italiani vanno messi sotto tutela, privati del voto ed educati affinché decidano ciò che loro hanno stabilito essere conveniente e utile per il Paese. Di fronte all'esproprio dei diritti politici dei cittadini, per respingere l'attacco alla volontà popolare, sarà dunque bene che siano gli stessi italiani a far sentire la propria voce. Come promesso, noi di Libero ci limiteremo a riportare i pareri  dei lettori. Che siate favorevoli o contrari al presidente del Consiglio,  pro o contro il governo tecnico, disponibili o meno a nuove elezioni, ne riferiremo senza filtri. Inviateci lettere e fax, dite la vostra senza esitare. Almeno fino a che qualcuno non cambierà le regole del gioco, l'unico parere che conta quando si tratta di decidere il futuro dell'Italia è quello degli elettori. Cioè il vostro. di Maurizio Belpietro

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