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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Giulio Bucchi
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Sulla prima pagina della Stampa di ieri, Massimo Gramellini scriveva chiaro e tondo quello che molti editorialisti progressisti pensano ma non hanno il coraggio di dire. Sotto il titolo «La megliocrazia», il vicedirettore del giornale torinese spiegava che bisognerebbe sospendere la democrazia, anzi vincolarla a un esame preventivo di educazione civica e di conoscenza della Costituzione, senza superare il quale un elettore dovrebbe essere privato del diritto di votare. Per Gramellini una parte non piccola degli elettori è «così immatura da privilegiare i peggiori per stupidità, corruzione e menefreghismo». Il ragionamento conseguente è dunque che devono votare solo gli intelligenti e le persone di comprovata attenzione al bene comune. In poche parole, il diritto a mettere la crocetta e scegliere da chi farci governare dovrebbe essere riservato esclusivamente a chi è di sinistra, che - come chiunque sa - è automaticamente intelligente e sensibile ai problemi universali. Tutti gli altri, destrorsi e dunque stupidi, nisba, niente scheda elettorale perché la userebbero male. Chi lo stabilirebbe? Una commissione suprema di ottimati i quali,  come ti autorizzano a guidare l'auto, decidono pure se puoi votare. Di fronte alla proposta del collega ci sarebbe da ridere, se non fosse che Gramellini non è il solo a pensarla così. Lui esprime il concetto con una certa ruvidezza, senza badare a mascherare le idee con troppe parole, ma da Scalfari ad Asor Rosa sono in molti a ritenere che la democrazia in Italia andrebbe sospesa. Quanto meno per il tempo necessario a far fuori Berlusconi e liberarsi dell'ingombrante presenza di un governo di centrodestra. Del resto questo era il senso delle suppliche rivolte a Giorgio Napolitano, quando, quest'estate, gli fu chiesto di sciogliere il Parlamento nonostante l'esistenza di una maggioranza. Il presidente avrebbe dovuto votare la sfiducia al Cavaliere, sostituendosi ai deputati legittimamente eletti. Un'operazione che sulle pagine del Manifesto il professor Alberto Asor Rosa illustrò nei dettagli, spiegando la necessità di un colpo di Stato che, avvalendosi di Carabinieri e Polizia, «congelasse» le camere, sospendesse le immunità e cambiasse la legge elettorale in modo tale che il Cavaliere e i suoi uomini non potessero più ritornare in Parlamento. In altri tempi il rumor di sciabole avrebbe fatto insorgere l'Espresso e la Repubblica, sempre pronti a parlar di golpe: questa volta invece sono  proprio gli editorialisti cari all'editoria di sinistra ad invocarlo come misura per risolvere i problemi del Paese. Sono loro, gli illuminati, a sostenere l'urgenza di un governo tecnico, cioè fatto di professori e autocrati, cui delegare le decisioni necessarie. Del resto, che il clima sia questo, ossia di una democrazia al lumicino, lo si capisce da tanti altri fattori. A cominciare per esempio dai discorsi dei banchieri, i quali ormai non si limitano ad amministrare i risparmi degli italiani ma si occupano di politica più che dei  correntisti. Il  parere di costoro ormai sembra pesare più di quello degli elettori, quasi che toccasse a loro stabilire chi deve condurre un esecutivo e come. Un vecchio democristiano come Giuseppe Guzzetti, ora presidente della Fondazione Cariplo, ieri ad esempio ha detto che senza Berlusconi lo spread dei titoli di Stato potrebbe scendere anche di cento punti, osservando che sarebbe un bel colpo. Su chi debba guidare l'Italia e come ormai si esprimono tutti: giornalisti, finanzieri, imprenditori. Tutti tranne chi avrebbe il diritto di farlo. Invece degli elettori comandano la finanza, la cultura, l'impresa (quella grande però, cioè quella di Confindustria). Sono loro, i rappresentanti dei poteri forti, a dettare l'agenda e a dire se un governo può andare avanti e in quale direzione, e di quello  uscito dall'urna sembra importare più niente a nessuno. Proprio per questo, in un momento in cui gli italiani sembrano contare zero perché tutto si decide nei grandi istituti di credito e nei giornalini, abbiamo pensato di dare  voce agli elettori. Siccome il tema vero dietro a tutto questo movimento è la permanenza di Berlusconi alla guida del Paese;  siccome questa permanenza viene messa in dubbio anche da qualche fedelissimo del Cav il quale vorrebbe fargli fare un passo indietro; siccome, insomma, qualcuno sta cercando di liquidare una storia politica ormai quasi ventennale, dite la vostra, cari lettori. Scrivete voi se il premier deve rimanere o cedere il passo a un tecnico, se volete le elezioni o l'inciucio. A differenza di Gramellini, di Scalfari e di un prof come Asor Rosa, noi non vi riteniamo incapaci di intendere e volere. Non pensiamo che siate stupidi o corrotti o anche solo menefreghisti. Visto che qualcuno vuole prendere decisioni sopra la vostra testa, alzatela e con un voto sul giornale fate sentire la vostra voce. Noi, come sempre, non solo la riporteremo, ma ci adegueremo. P.S. Per evitare che qualche furbetto giochi sporco e, come col televoto, tarocchi i risultati,  abbiamo deciso di accettare solo lettere e fax, in maniera che né chi sostiene il Cavaliere né chi lo vuole mandare a casa possa inoltrare migliaia di voti. La prima regola della democrazia, a differenza di come la intendono Gramellini, Scalfari e Asor Rosa, è: un voto, una testa.    di Maurizio Belpietro

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