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Non vuole il velo e guida l'auto: il marito la picchia e la violenta

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Perseguitava la moglie che voleva integrarsi. L'imam marocchino residente nel Trevigiano è indagato dalla procura di Vicenza

Costanza Signorelli
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Può essere una colpa voler guidare un'auto, imparare l'italiano o andare in giro con il volto scoperto? Può essere una colpa il tentativo di integrarsi nel paese in cui vivi? Può essere una colpa il desiderio di essere una donna libera? Purtroppo non sono domande retoriche queste. E anche se di casi simili se ne sentono a ripetizione, non ci si abitua mai a certe ingiustizie. Perchè Nabila (nome di fantasia) è stata picchiata, violentata e perseguitata dal suo stesso marito, proprio perchè desiderava una vita fatta di cose normali ma per lui intollerabili. Richieste inaccettabili per un imam - il marito - che guida una moschea del Trevigiano. Ora Nabila è scappata portando con sé i bambini e si è rifugiata a casa della sorella. L'uomo, invece, è stato iscritto nel registro degli indagati dal pm Cristina Gava, dopo le segnalazioni dei carabinieri della locale stazione che si stanno occupando del caso, per maltrattamenti in famiglia, per violenza sessuale e stalking. La storia - La coppia di origine marocchina si era sposata nel paese nativo. Poi il 32enne aveva trovato lavoro in un'azienda del Trevigiano come operaio specializzato. Così appena possibile la moglie, laureata in giurisprudenza, l'aveva raggiunto dal Marocco, riunendo così la famiglia. Il marito nel frattempo aveva invece rafforzato il suo attaccamento alla religione arrivando a guidare un centro di preghiera. E così l'uomo ha iniziato a punire con le botte le disobbedienze della moglie. Di recente la donna portava il braccio ingessato, segno dei pestaggi subiti. Fino a quando, non potendone più, aveva raccolto poche cose ed era scappata di casa. Da quel momento il 32enne non le ha più dato pace.  Dopo i numerosi interventi dei carabinieri davanti alle scuole perché il marito si presentava con l'inutile intento di prelevare i figli prima dell'arrivo della moglie, il maresciallo Donato Summa aveva consigliato alla donna di presentare denuncia per stalking. Nabila aveva acconsentito ma poco dopo l'aveva però ritirata, per paura di ritorsioni. E sarebbe sempre di quel periodo di pressioni che l'uomo l'avrebbe trascinata in una zona boschiva e violentata. Ora la procura di Vicenza vuole accertare le eventuali responsabilità.

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