L'inchiesta Penati-Serravalle inguaia gli uomini di D'Alema
I pm controllano gli incarichi esterni della società indagate per l'ex vice di Bersani. Spuntano professionisti vicini a Max
Son lì con i pacchi di documenti da spulciare, i magistrati di Monza che accusano Filippo Penati di corruzione e concussione e finanziamento illecito del partito. E i diversi fronti d'inchiesta si conoscono: da una parte i maneggiamenti intorno all'ex Falck, l'area dismessa (ormai da più d'un decennio) di Sesto San Giovanni ancora da edificare e intorno alla quale sarebbero svolazzate mazzette e quant'altro. E poi c'è la questione Milano Serravalle, società tra le altre cose proprietaria dell'autostrada Milano-Genova e controllata dalla Provincia di Milano: com'è noto, nel 2005 proprio la Provincia - con Penati presidente - acquistò dal gruppo Gavio il 15 per cento di azioni della Serravalle pagandole uno sproposito, e poi subito dopo proprio il gruppo Gavio aiutò la Unipol di Consorte - ai tempi del tutto organico al partito che allora si chiamava Ds - nella fallita scalata alla Banca Antonveneta. E insomma, i pm sospettano che anche questa faccenda nasconda tangenti e accordi illeciti. Tanto che da settimane stanno analizzando bilanci e scandagliando consulenze più o meno sospette. E questo per inquadrare la situazione. Consulenze Ecco, le consulenze della Milano Serravalle. Capitolo interessante. Proprio Libero ha raccontato i tanti incarichi professionali che la società in questione assegnò a Renato Sarno, l'architetto pugliese molto vicino allo stesso Penati e anch'egli indagato nell'inchiesta di Monza: addirittura due milioni di euro dal 2005 al 2009, fra “progetti speciali” e “valorizzazione aree di servizio” e “innovazione e servizi” e così via. E ancora Libero rivelò l'interesse dei pm brianzoli per l'inchiesta di Bari - quella su Tarantini, escort e via dicendo -, poiché lo stesso Sarno risultava collegato, come socio in una società immobiliare, ad alcuni personaggi che compaiono negli atti dell'inchiesta pugliese: l'imprenditore Enrico Intini - la cui amicizia con D'Alema veniva rimarcata nel gennaio 2009 dal Corriere della Sera; e poi Roberto De Santis - anch'egli amico nonché compagno di partito di D'Alema, cui nel '94 vendette la famosa barca Ikarus; e anche Salvatore Castellaneta - si ventilava fosse il proprietario della masseria da cui D'Alema annunciò la «scossa» al governo Berlusconi poco prima dell'esplosione del caso D'Addario, ma la notizia è stata smentita. E comunque, Sarno e Intini e De Santis e Castellaneta: tutti insieme nella società “Milano Pace”, che realizzò un complesso immobiliare a Sesto San Giovanni anche questo citato negli atti dell'inchiesta di Monza. la fondazione La fondazione Tornando alle consulenze della Milano Serravalle: i pm di Monza hanno notato un'impennata di spese per “incarichi professionali esterni”, dai 2 milioni e 33mila euro del 2005 (anno dell'operazione Serravalle) ai 3 milioni e 162mila del 2009 (ultimo con Penati alla guida della Provincia). Poi uno scorre l'elenco e insomma, quell'uomo lì - D'Alema, intendiamo - è anche sfortunato, ché dove ti giri ti giri e vien fuori il suo baffetto. Niente d'illecito, vediamo di scriverlo chiaramente. E non è nemmeno che si scopra oggi la concessione di incarichi agli amici degli amici - figuriamoci, siamo uomini di mondo, peraltro trattasi di valenti professionisti, sia detto senz'alcuna ironia. In ogni caso, dando un'occhiata proprio alle consulenze del 2009, compare fra gli altri il nome di Carlo Cerami. Il quale, oltre che esperto avvocato amministrativista, è stato coordinatore provinciale dei Ds, e anche responsabile della sede milanese di Italianieuropei, la fondazione presieduta proprio da D'Alema. Per Cerami tre incarichi in un anno, per complessivi 90mila euro. E, come detto, si parla solo del 2009. Proseguendo nella lettura, ci s'imbatte in un altro avvocato d'affari: Luigi Arturo Bianchi, che nel 2009 per “attività segretario organi sociali e assistenza” viene remunerato con euro 30mila. Bianchi è pure ordinario di diritto commerciale alla Bocconi, consigliere del calibro di Generali e Benetton - un fior di professionista, insomma. Peraltro, per usare ancora le parole del Corriere della Sera, «è anche animatore di Futura, il pensatoio fondato da Giuliano Amato e Massimo D'Alema», quello fondato nel 2003 e poi di fatto rimpiazzato da Italianieuropei, di cui lo stesso Bianchi è infatti collaboratore. Pensa te. Ruoli bipartisan In ogni caso, quello della Milano Serravalle appare quasi un caso di scuola, emblema di come una società pubblica possa diventare punto d'incontro di cotante professionalità certo eccellenti, e però spesso - come dire - riconducibili a personalità politiche (in senso bipartisan). Sempre nell'elenco di consulenze del 2009, 110mila euro vengono assegnati - “progetto internalizzazione e realizzazione call center” - all'ICT Consulting spa. Società molto quotata il cui presidente è Salvatore Randi, negli anni Ottanta direttore generale della Stet (sempre il Corriere: «...il manager voluto da Graziosi e Prodi...») e poi amministratore delegato di Italtel - in questo ruolo coinvolto nell'inchiesta Mani Pulite, lui si dichiarò vittima di concussione. Altro capitolo: la realizzazione del sito web e una consulenza di comunicazione - sempre nel 2009 - affidate all'agenzia Sa.Sa., il cui patron Giorgio Cioni è anche un esperto di campagne elettorali - ha organizzato l'ultima del governatore lombardo Formigoni, di cui già nei primi anni Novanta era stretto collaboratore. E poi le consulenze fiscali, curate da uno dei migliori studi milanesi, il Vitali-Romagnoli-Piccardi, che fino al 2008 era presieduto da Giulio Tremonti. Fino alla polemica sugli incarichi alla società di un manager ch'era stato in affari con la moglie di Guido Podestà, nel 2009 succeduto proprio a Penati alla presidenza della Provincia - Podestà ha poi rimarcato come non ci fosse più alcun collegamento, e che con la nomina la Provincia nulla c'entrava. E comunque niente, tutto regolare, tutto così. di Andrea Scaglia