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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Andrea Tempestini
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Di sicuro c'è solo che il governo ha fatto una manovra. Quali misure preveda la suddetta resta invece ancora da capire. Quel che era certo ieri non lo è più oggi, e domani probabilmente sarà già dimenticato. Lunedì, alla conclusione del vertice di Arcore, avevamo appreso che per far quadrare i conti si era deciso di fare un taglietto alle pensioni, prendendosela con chi ha riscattato laurea e naja. Ma dopo le proteste di chi aveva pagato fior di bigliettoni per andare a riposo qualche anno prima, la norma è passata in cavalleria e ora non è noto come sarà tappato il buco apertosi con il ripensamento. A dar retta agli spifferi del ministero dell'Economia, starebbe riprendendo quota l'idea di innalzare di un punto l'Iva sui prodotti di massa, passando dal 20 al 21%, che in principio era spuntata come alternativa alla supertassa sui redditi oltre i 90mila euro.  Non è detto però che sia davvero questa la soluzione: il governo ha a disposizione ancora parecchi giorni per tirar fuori un coniglio dal cappello delle imposte. È possibile dunque che di qui al giorno della presentazione delle proposte definitive ci sia qualche altra sorpresa o - per meglio dire - invenzione. Come si sa, a noi non piace che il centrodestra ficchi le mani in tasca agli italiani. Che lo faccia con un «prelievo forzoso» sul ceto medio o con una stangata a chi, facendo i propri conti, si era comprato a caro prezzo il diritto ad andare in pensione con un certo anticipo, la sostanza non cambia. Per noi i patti che si stringono con i cittadini sono sacri e non li si possono mettere in discussione  ogni fine settimana, pena pagarla cara all'apertura dei seggi. Se si giura che non si metteranno nuove tasse, poi  bisogna mantenere la promessa. La stessa cosa riguarda i riscatti: se a un lavoratore si è garantito di poter ricevere l'assegno di quiescenza previo pagamento di una determinata somma, non si può poi dire che il contratto non è più valido. Si ritiene che gli anni passati a sgobbare sui testi universitari non possano essere equiparati a quelli trascorsi chini sui libri contabili di un'azienda? Benissimo, si cancelli la norma e per il futuro tutti sapranno di non poter godere di quello scivolo. Tutto il resto, furbate comprese, hanno il sapore di una truffa. Anzi, di una rapina a mano armata. Perché usiamo questi toni se il taglio ai riscatti è già stato archiviato nel cestino delle idee bislacche? La risposta è semplice: abbiamo la sensazione che dalle parti del governo - in particolare negli uffici del ministero dell'Economia - in queste ore regni un po' di confusione. Come chi non sa a che santo votarsi, ci pare che i super-esperti di Tremonti siano pronti a inginocchiarsi di fronte a chiunque indichi una strada per raggranellare un po' di quattrini. Dovendo trovare cinque o più miliardi l'operazione non è delle più semplici e dunque c'è il rischio che spunti qualche altra gabella. Addirittura c'è chi ipotizza una retromarcia sul “contributo di solidarietà”, ossia la supertassa sul ceto medio. Altri invece riparlano di aumentare l'Iva o di patrimoniale. Ecco, noi vorremmo essere chiari. Simili misure fanno salire la pressione fiscale e anche quelle che non hanno questo effetto, come l'abolizione del valore dei riscatti, fanno comunque salire il sangue agli occhi degli italiani, rompendo il patto di fiducia con lo Stato.  Dunque non è lavorando su questo fronte che si troveranno i soldi necessari a raggiungere il pareggio di bilancio richiestoci dall'Europa. Non sono le tasse e gli scippi che servono, ma i tagli. L'Italia vive al di sopra delle proprie possibilità, dunque inizi a risparmiare evitando di scialare denaro. Ieri abbiamo indicato dove si possono reperire le risorse. Si vuole risparmiare sulle pensioni pur senza avere il coraggio di arrivare fino in fondo e innalzare l'età pensionabile a 65 anni? Si taglino le finte pensioni di sindacalisti e politici, ovvero quei vitalizi ottenuti senza che sia mai stato versato un euro di contributo. La casta sindacale e quella politica costano milioni a palate e dunque possono pagarsi la pensione con i loro soldi. Ci rivolgiamo a Berlusconi, che togliendo il contributo di solidarietà ha già dimostrato di avere presente chi lo ha votato: non si faccia ingannare compiendo passi falsi. L'unica manovra vera non è quella che pensiona giorno dopo giorno le misure del governo, ma quella che ha il coraggio di pensionare la casta e i suoi privilegi.

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