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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Andrea Tempestini
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Più lo mandi giù e più Berlusconi si tira su. Per una volta ha ragione Maurizio Crozza, il comico di Ballarò, il quale ha paragonato il premier a Ercolino sempre in piedi, il pupazzo gonfiabile che la Galbani regalava con i punti a chi acquistava formaggini. Gli davi una botta, Ercolino cadeva, ma subito dopo si rialzava come se niente fosse. Erano gli anni Sessanta, tempo di Caroselli e boom economico, più o meno il periodo in cui Silvio ha cominciato a fare fortuna. Sarà forse per questo che ha le stesse caratteristiche del bambolotto. Sta di fatto che il Cavaliere acciaccato pare avercela fatta anche stavolta. Le amministrative sono state una brutta botta e il referendum è stato anche peggio. Il presidente del consiglio arriva per giunta da mesi difficili, tra l'inchiesta Bunga bunga e brutte battaglie giudiziarie. La Lega pareva pronta a dargli lo spintone decisivo per farlo cadere da cavallo. E invece ecco lì, durante la diretta dal Senato, che fa il suo discorso al Parlamento e incassa una maggioranza alla Camera che negli ultimi mesi non ha mai avuto. Trecentodiciassette voti, più di quanto ci si aspettasse. L'armata invisibile dei responsabili che avrebbe dovuto sciogliersi con il caldo dell'estate ha votato insieme con Pdl e Lega. Il centrodestra è rimasto compatto, senza cedimenti nonostante le polemiche dei giorni scorsi tra il Carroccio e l'ala romana della maggioranza. Qualche strascico sui ministeri da trasferire, che si somma ai tentativi di mettere i bastoni tra le ruote al governo. Operazioni bizantine che annoiano perfino chi le fa. Nella sostanza è un'altra vittoria di Berlusconi: l'esecutivo tiene e va avanti. Ecco, è proprio questo il punto. Chiarito che il presidente del Consiglio l'ha spuntata contro i suoi avversari, resta da vedere a che serve questo successo. In pratica vorremmo capire in quale direzione sta andando il governo. Va avanti, sì, ma dove? Per fare che cosa?  Il Cavaliere con il voto di ieri ha riaffermato di avere i numeri per continuare a governare. Nessuno dunque può inventarsi una coalizione diversa da quella che uscì dalle urne. La strada per un esecutivo tecnico o una grande ammucchiata senza Silvio è sbarrata. Capito ciò - per altro gli italiani lo avevano già inteso il 14 dicembre quando la spallata di Fini contro Berlusconi si risolse solo con una brutta slogatura per il presidente della Camera - che si fa? Cioè: cosa può portare a termine l'esecutivo da qui alla sua naturale scadenza? Tremonti continua ripetere che non ci sono i soldi per abbassare le tasse. La riforma della giustizia è bloccata dalla guerra strisciante dichiarata dai magistrati. Il federalismo senza tagli agli sprechi delle Regioni del Mezzogiorno è inutile. La macchina dello Stato non si può spostare perché appena trasferisci due uffici, a Roma, città affossata dai ministeri, scoppia la rivolta. Ditemi dunque a che serve avere 317 voti? Insomma. Noi siamo fan e sostenitori appassionati di questo governo e in particolare del suo premier, in quanto lo riteniamo il solo capace di tener testa alle armate della sinistra. Ciò detto vorremmo che qualcosa si sbloccasse. Vincere per rimanere paralizzati dai veti e dalle liti incrociate non è entusiasmante. Quindi rivolgiamo un appello a Berlusconi e ai suoi alleati. Bravi, avete ottenuto la maggioranza un'altra volta. Ma adesso almeno levateci le ganasce fiscali e tenete a freno gli sceriffi delle imposte. Non diciamo di non far pagare le tasse a chi le evade. Tutt'altro. Chiediamo soltanto di non spremere ancora di più chi le ha sempre pagate. Il popolo sentitamente ringrazierà.   

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