L'editoriale
di Maurizio Belpietro
Forse qualche lettore avrà tirato un sospiro di sollievo alla notizia della chiusura della campagna elettorale. Da tempo non se ne vedeva una così brutta e confusa, con prevalenza di insulti più che di idee. Non vorrei deludere gli acquirenti di Libero, ma temo che il conforto sarà breve, giusto il tempo dell'apertura delle urne. Dopo di che, se, come tutto lascia pensare, Milano e Napoli saranno conquistate da un ex parlamentare di Rifondazione comunista e da un ex pm, il clima sarà peggiore di quello alla vigilia del voto. Nelle pagine interne trovate un breve campionario di ciò che è accaduto nelle ultime ore. La sede del comitato pro Lettieri incendiata, le minacce a Gigi D'Alessio che l'hanno indotto a rinunciare al concerto pro Moratti, un attivista leghista picchiato, la portavoce di Alemanno che ha subìto la stessa sorte, un editorialista cui è stato fatto firmare ciò che non pensava. Un clima di scontro che non credo si esaurirà con i risultati, ma piuttosto peggiorerà, soprattutto se il governo darà prova di voler serrare i ranghi per tirare alla scadenza naturale. Nel corso delle ultime settimane, cioè dalla data del 16 maggio quando a sorpresa Letizia Moratti si è scoperta sotto di quasi sette punti rispetto al suo avversario, tra le file della sinistra tira una gran voglia di resa dei conti. Tramortiti da una serie infinita di batoste elettorali e quasi rassegnati all'estinzione per assenza di leader, appena hanno annusato aria di vittoria i progressisti si sono risvegliati manco fossero zombie. E come morti viventi paiono intenzionati a consumare le vendette del caso. Il clima che si respira è da 25 aprile, con quanto ne consegue. Lo si capisce frequentando certi ambienti a forte tasso di infiltrazione rossa: i sinistri sono diventati più aggressivi e sprezzanti, quasi non vedessero l'ora di poter iniziare le dovute rappresaglie. Mentre prima si limitavano a un'aria di sufficienza, manifestando tutto il loro complesso di superiorità, ora danno mostra di impazienza. La tracotanza con cui trattano chi non la pensa in un certo modo ed è classificato come berlusconiano tracima senza più alcun argine. Altri, più opportunisti, fiutato il vento dell'est si apprestano a soccorrere il vincitore, prendendo le distanze da chi è in odore di premier. Lo si è visto pure l'altra mattina nella grande sala di Viale dell'Astronomia, dove la capa degli industriali ha tenuto il suo discorso. Imprenditori un tempo scodinzolanti attorno a quelli che giudicavano in buoni rapporti con il Cavaliere, da ieri hanno preso a girarvi al largo. Il peggioramento sarà più rapido, tanto più sarà lento l'arrivo alla meta. Se, cioè, Berlusconi riuscirà a resistere nonostante l'azzoppamento di Milano e Napoli, l'incanaglimento sarà assicurato. Niente sarà fatto mancare. Manifestazioni, contestazioni organizzate, forse anche qualche tafferuglio. Del resto, una settimana fa, Michele Santoro si augurava che, nel caso non bastasse il risultato elettorale di due grandi città, a spazzar via Berlusconi fosse la gente. Come al Cairo o a Tunisi. Il telepredicatore di Rai 2 era eccitato alla sola idea di piazza Colonna, dove ha sede il governo, occupata come piazza Puerta del Sol, a Madrid. Non fossimo stati alla fine della puntata, probabilmente gli sarebbe scappato anche un appello in prima serata: indignati di tutto il mondo unitevi. A lui la piazza fa sempre un certo effetto. Ma la piazza che piace ai compagni non è spagnola, la quale si arrende al primo sgombero di polizia. Come vaticinò mesi fa Giampaolo Pansa, la loro ambizione è quella di un nuovo piazzale Loreto. Se ne ricordino gli elettori quando andranno a votare e, come scriveva Montanelli, si turino il naso.