L'editoriale
di Maurizio Belpietro
Notizie da Milano: dopo la scoperta dell'acqua calda, cioè che il voto per il centrodestra non è un atto di fede e un elettore, se gli girano, può anche mandare a quel paese la Moratti o - peggio - mettere la crocetta sul nome di Pisapia, la maggioranza è in preda al panico. Da tre giorni capi e capetti del Pdl si interrogano sul da farsi ma finora, tranne aver licenziato l'agenzia di pubbliche relazioni che ha impedito alla sindaca di commettere gli errori più gravi, non sono riusciti a partorire nulla di nuovo. I giorni passano e l'ansia cresce. Berlusconi si rassicura dicendo che è impensabile cedere il capoluogo lombardo agli estremisti e Bossi si dice convinto che la partita non sia ancora persa. Ma l'ora della verità si avvicina e purtroppo abbiamo motivo di ritenere che per i moderati non sia una buona ora. Dunque, pur riconoscendo che in questa campagna elettorale la parte cui siamo idealmente vicini non ne ha azzeccata una, vorremmo dare il nostro piccolo contributo affinché sia evitata la consegna di Milano alla sinistra. Lo facciamo senza presunzione e consigliando una condotta semplice, quasi banale: ma a volte le cose facili non sono quelle cui si pensa, preferendole più complicate, con i risultati a tutti noti. Fossimo in Berlusconi e Bossi innanzitutto ci presenteremmo in tv e ammetteremmo che qualcosa non ha funzionato. Non diciamo di indire una conferenza stampa per confessare gli errori: basterebbe rivolgersi agli elettori annunciando di aver capito l'antifona. Inutile insistere con le solite scuse: se in ottantamila hanno scelto di votare altri candidati oppure sono rimasti a casa significa che sono scontenti di come vanno le cose e hanno lanciato un messaggio. Se si vuole rimontare l'onda bisogna dunque dire che il messaggio è arrivato e si è pronti a reagire. Su ottantamila, metà sono persone che hanno manifestato il loro malcontento astenendosi o non scegliendo nessuno. È a quelli che il centrodestra deve rivolgersi cercando di smuoverli e di mandarli ai seggi. Ci vuole un discorso franco e diretto: abbiamo sbagliato a parlare di temi generali, di magistrati e altre questioni. Vi promettiamo che d'ora in poi di tutto ciò ci occuperemo solo con leggi chiare e precise. Siamo pronti a fare di Milano un modello, con due o tre cose importanti riguardo al traffico, l'inquinamento e lo sviluppo economico. Ieri Letizia Moratti ha annunciato che i residenti in città non pagheranno più l'odiato Ecopass: è un buon inizio. Ci vogliono idee imprenditoriali e a Berlusconi certo quelle non mancano. Basterebbe che ne parlasse, lui al fianco di Bossi, e spazzerebbe via in un soffio Pisapia, le sue moschee, i campi rom, i centri multietnici, la segnaletica per stranieri e il caravanserraglio alternativo che si tira dietro. Il Cavaliere deve tornare a rivolgersi al cuore dei milanesi e a farli sognare. E altrettanto dovrebbe fare Umberto, recuperando la schiettezza dei primi tempi. Le scaramucce tipo la mozione libica non sono roba da Lega ma da democristiani. O, peggio, da comunisti che fanno i pacifisti quando gli conviene. Il Cavaliere e il suo più fedele alleato, se vogliono vincere e tenere in piedi il governo, devono quindi cambiar registro: basta beghe e sparate. Rinuncino ai soliti argomenti e puntino su cose pratiche: idee, capitali, agevolazioni che faranno da contrasto alle tasse che vuole imporre Pisapia. E se la faccia della Moratti non basta, o addirittura rischia di far scappare qualche elettore, gliene mettano vicine di più simpatiche. Buona la proposta di Gabriele Albertini vicesindaco: potrebbe indurre un po' di milanesi a votare donna Letizia, dato che la gente lo ricorda con un certo rimpianto. Ma ci vorrebbe pure uno come Umberto Veronesi, il quale - visto come è stato trattato dalla sinistra - potrebbe anche dire di sì. E poi qualche bel nome dell'università, tipo Michele Tiraboschi, il giuslavorista erede di Marco Biagi. Insomma, se per vincere non è sufficiente la First Sciura, le si metta a fianco una buona squadra. L'importante, cari B&B, è fare in fretta perché il ballottaggio è fra dieci giorni e le urne non aspettano. Auguri.