L'editoriale
di Maurizio Belpietro
E se Berlusconi avesse ragione? Se davvero qualcuno avesse messo in piedi una trappola sfruttando la sua passione per le belle e giovani donne? Certo, lui avrebbe fornito la materia prima per la realizzazione del progetto consegnandola imprudentemente ai suoi nemici, ma poi altri avrebbero compiuto l'opera, provvedendo a far scattare la tagliola necessaria alla cattura del presidente del Consiglio. Il dubbio viene naturale se si scopre come si è giunti a una delle fonti di prova più importanti prodotte dall'accusa, ovvero il resoconto di ciò che accadeva alle feste di Arcore fatto da una persona che è stata a lungo fedele servitore dello Stato. Si tratta, come è noto, delle intercettazioni dell'ex prefetto Ferrigno, il quale al telefono riferisce ad alcuni suoi interlocutori che le cene si concludevano con donne seminude, seni al vento, e un Berlusconi arrapatissimo che toccava tutte le signorine presenti per poi portarsene a letto due o tre. Già era parso strano che i pm si fossero affidati ai racconti di un signore che nella casa del premier non c'è mai stato e non avessero sentito il bisogno di interrogare direttamente la fonte di Ferrigno. Poi ci era sembrato incredibile che l'ex prefetto facesse il moralista via cornetta, indignandosi per ciò che gli era stato riferito sugli incontri, quando lui stesso era sotto indagine per molestie sessuali e altri reati. Ma ora lo stupore si rafforza a causa di un paio di elementi scoperti dal nostro Franco Bechis. Il primo riguarda l'inizio dell'indagine a carico di Ferrigno. L'ex commissario del fondo antiusura è nel mirino dei pm da tempo. Ad accusarlo, come è noto, sono diverse ragazze, ma non è questo il punto. Il problema è che Ferrigno sapeva dal febbraio del 2010 di essere indagato dalla Procura di Milano: possibile che un poliziotto esperto come lui, con diversi fronti aperti con la giustizia, pur sapendo di essere nel mirino dei pm, parlasse così liberamente al telefono, descrivendo nei dettagli le serate ad Arcore? Ancor più curioso è il lasso di tempo che intercorre tra la cena descritta da Ferrigno e il momento in cui l'ex funzionario decide di parlarne nella conversazione intercettata: circa due mesi e mezzo. Perché il 22 settembre il prefetto finito nei guai per piazza Fontana e per presunte molestie sceglie di riferire via etere di quel che accade alle feste di Berlusconi? E perché ne riparla più volte alcuni giorni dopo? Ovviamente la risposta non la conosciamo, ma vorremmo saperla. In quanto l'altra testimonianza usata per far conoscere cosa accadeva nel privé del presidente del Consiglio è assai blanda: qualche atteggiamento ammiccante, un po' di balli e dei baci. Nulla di più. È Ferrigno che invece va oltre e racconta di tette al vento e finali di serata nel lettone. Il tempismo in cui le sue frasi cadono nella rete dei pm è solo una coincidenza? È semplicemente la fortuna ad aiutare la Boccassini e gli altri suoi colleghi con i resoconti dell'ex prefetto proprio mentre stanno indagando sul Cavaliere? Forse. O forse no. Ma in ogni caso vorremmo capire perché un verbale secretato, in cui si parla di fatti privati del premier, finisce dentro un'inchiesta per concussione. Così, tanto per sapere e comprendere i misteriosi percorsi delle indagini. Non certo per dire che Berlusconi ad Arcore aveva fatto voto di castità.