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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Andrea Tempestini
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Sì, lo so: c'è sempre qualche pirla dalla bomboletta facile che per passare il tempo disegna stelle a cinque punte sui muri, aggiungendo magari anche un corredo di minacce contro l'antipatico del momento. Se però alla scritta si aggiunge un clima dei più incanagliti, con qualche scontro in piazza, qualche bombetta qua e là, capirete che non c'è da stare allegri. Sarà pur vero che non c'è il rischio di un ritorno agli anni di piombo, come si affannano a sostenere alcuni dei pompieri di professione in servizio permanente nei giornali della sinistra, ma a mettere in fila tutto quel che sta accadendo c'è da temere almeno qualche anno di fuoco. Gli avvertimenti a Sergio Marchionne per quel che mi riguarda sono tutt'altro che da sottovalutare. L'amministratore delegato della Fiat ormai è diventato il pericolo  pubblico numero uno di un certo mondo sindacale, il quale se non ha un nemico non ha nemmeno una ragione per esistere. Per cui mi aspetto che  nel futuro i toni si facciano tutt'altro che più bassi. C'è chi ha interesse ad eccitare gli animi e a descrivere il contratto di Mirafiori come una specie di condanna a morte dei diritti dei lavoratori. C'è chi ha bisogno di far passare il sindacato riformista come una congrega di venduti, i quali non badano agli interessi di operai e impiegati ma solo a quelli della propria carriera politica e del padrone. Che l'aria fosse questa lo si era già capito mesi fa, quando il segretario della Cisl era stato aggredito durante la Festa dell'Unità e un petardo aveva rischiato di cavargli un occhio. Una parte del mondo sindacale non vuole che le cose cambino, che le fabbriche evolvano e si adeguino alla nuove sfide, garantendo il posto di lavoro e il futuro a chi vi è occupato. Una parte del mondo sindacale preferisce che il lavoro lo si perda e che questo dia luogo a nuovi conflitti, giustificando così la propria esistenza e la propria ansia di protagonismo. Questa realtà si salda a spezzoni della politica. Non è un caso che ieri, sotto a un'iniziativa di dubbio gusto che invita a fotografare i poliziotti in borghese e a pubblicarne le immagini su un sito, ci fosse la firma di un parlamentare dell'Italia dei valori. Guarda caso in questo clima di scontro, l'altro giorno il partito di Di Pietro si è schierato al fianco della Fiom nella lotta contro Marchionne. Sorprendente: il movimento fondato da un ex pm che dice di ispirarsi alla legalità e all'ordine, prima sta dalla parte dell'organizzazione più dura, poi invita a mettere nel mirino gli agenti che fanno il loro dovere durante le manifestazioni di ordine pubblico. Capisco che alcuni esponenti politici e sindacali siano alla canna del gas e guardino con preoccupazione al proprio immediato futuro, ma non è un buon motivo per infiammare gli animi. Così non cureranno la loro disperazione né eviteranno il loro fallimento, ma c'è il rischio che facciano danni collaterale. Il passato dovrebbe insegnare qualcosa.  La lotta dura non è una buona cura, ma deve far solo paura.

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