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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Giulio Bucchi
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Per consolarsi dopo la botta del 14 dicembre, alcuni esponenti di Futuro e Libertà a Natale devono aver esagerato con lo spumante. Non si spiega altrimenti la reazione al mio articolo di ieri, in cui raccontavo un paio di episodi riferitimi nei giorni scorsi che avevano come protagonista Gianfranco Fini. Infatti, solo a causa di una sbornia Bocchino e i suoi compari possono non aver capito ciò che ho scritto. Diversamente dovrei dubitare della loro facoltà di intendere: quella di volere è già esclusa, lo dimostra il fatto che progettavano di fare un ribaltone e si sa come è andata a finire. In attesa che i finiani, passati i fumi dell'alcol, tornino a ragionare, riassumo i termini della questione. Qualche giorno prima di Natale, un signore si è rivolto a me raccontandomi di un presunto attentato che qualcuno voleva organizzare in Puglia ai danni del presidente della Camera. Il tizio, che non conoscevo prima e non mi è parso né matto né truffatore, ha aggiunto che all'uomo pronto a premere il grilletto i mandanti avrebbero promesso 200 mila euro, a patto però che facesse ricedere le colpe dell'agguato sul presidente del Consiglio. Nel riportare i fatti, così come mi erano stati narrati, ovviamente avvisavo di non poter mettere la mano sul fuoco per lo sconosciuto, spiegando che la mia fonte avrebbe potuto anche essersi inventata tutto, ma non essendo io in grado di accertarlo affidavo il racconto a chi ha il compito di indagare. In più, informavo anche dell'esistenza di una signorina che da qualche tempo gira le redazioni raccontando di convegni amorosi a pagamento con la terza carica dello Stato. Anche qui avvertivo lettori e autorità, precisando che la "testimone" avrebbe potuto essere una mitomane o una ricattatrice, sta di fatto che a richiesta forniva le generalità e acconsentiva a videoregistrare il suo racconto. Aggiungo che, a quanto pare, la donna non avrebbe contattato solo Libero, ma anche altri quotidiani. Di fronte a tutto ciò, cosa avrei dovuto fare?  Fingere che nulla fosse accaduto e girare la testa dall'altra parte? Ammettiamo che sia tutto falso, l'attentato e pure le sedute con la escort. Il presidente della Camera dovrebbe essermi grato, per averlo avvisato di un paio di mestatori e calunniatori che vanno in giro per l'Italia a spargere veleni sul suo conto. Ma se al contrario ci fosse qualcosa di vero? Lasciamo perdere per un attimo la prostituta e concentriamoci sull'agguato. Ammettiamo che il piano per colpire Fini esista. Io sono in possesso di una notizia e sto zitto? Oppure taccio su Libero ma corro dal magistrato e gli spiffero tutto, aspettando poi che qualche collega mi dia il buco il giorno dopo facendomi fare pure la figura del fesso? Come capirebbe anche un finiano che non avesse preso la sbronza, l'unica possibilità era di raccontare tutto e di lasciare poi che se ne occupassero i magistrati. Ed è esattamente ciò che ho fatto, riferendo dopo che ai lettori anche al dottor Armando Spataro della Procura di Milano. Lui e i suoi colleghi di altri uffici giudiziari verificheranno cosa ci sia di vero nella storia pugliese (per quella modenese serve una denuncia per calunnia, perché ciò che Fini fa o non fa in Camera da letto riguarda al massimo i giornali e non i tribunali). Nel frattempo speriamo che a Bocchino e compari sia passata l'ubriacatura da sconfitta.

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