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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Andrea Tempestini
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Non so chi abbia detto che i giornali durano poche ore, poi servono per incartare l'insalata. Di certo aveva ragione e i quotidiani di questa settimana lo dimostrano, in particolare il Fatto e la Repubblica. Le suddette testate negli ultimi giorni sono uscite con titoli a tutta pagina sui segreti svelati da Wikileaks, il sito-spione che ha messo in rete i dispacci dei diplomatici americani. Manco a dirlo, l'attenzione era  tutta concentrata su un paio di giudizi al vetriolo riguardanti il Cavaliere e le sue feste, e la stampa di sinistra si è lanciata sulla faccenda, scrivendo che, causa Berlusconi, ormai i nostri rapporti con gli Usa sono irrimediabilmente compromessi. Per l'occasione, ieri, anche il fotocopista delle procure, Marco Travaglio, ha provato ad avventurarsi sul terreno delle analisi geopolitiche, rimediando una smentita in diretta proprio dalla segreteria di Stato. Già, perché mentre il Fatto, Repubblica, la sinistra e i futuristi utilizzavano le rivelazioni di Wikileaks per attaccare il premier, Hillary Clinton lo lodava. La capa della diplomazia a stelle e strisce, ad Astana, in Kazakhstan, ha infatti definito Berlusconi il miglior amico degli Stati Uniti, spiegando che «nessuno ha sostenuto l'amministrazione americana con la stessa coerenza con cui in questi anni Berlusconi ha sostenuto Bush, Clinton e Obama». Per i progressisti di casa nostra è stato peggio di una bomba atomica. L'elogio del Caimano da parte della moglie del progressista numero uno, quel Bill Clinton che era il faro dell'Ulivo mondiale, li ha lasciati tramortiti. Come spiegare ai compagni che la compagna Clinton fa i complimenti a Berlusconi? Come rivelare che, al posto di dargli il calcio definitivo, quel traditore di Obama dà la mano al Cav? Poveri cari radical chic e anche un po' scioc, nessuno di loro poteva immaginare che di quel che scrive Elizabeth Dibble alla Casa Bianca importa meno di niente. Come Berlusconi passa le sue serate è affare da Novella 2000, non certo di Stato e all'America, come abbiamo scritto, semmai interessano le relazioni commerciali e gli equilibri dei Paesi. Dunque i dispacci inviati dall'ambasciata Usa servono ai funzionari per far finta di essere informati e pure spioni, ma poi quando c'è da decidere i rapporti fra le nazioni, si va al sodo. E la sostanza è che nonostante i pettegolezzi, quelli tra Italia e Stati Uniti restano buonissimi, come ha spiegato la Clinton. Del resto, chi si stupisce per le relazioni che il Cavaliere ha instaurato con Putin e Gheddafi, dimentica che gli americani hanno fatto altrettanto. O almeno vorrebbero farlo e non sempre ci riescono. Con la Libia ci hanno provato, sperando di soffiare gli affari petroliferi all'Italia, ma gli è andata male. Con la Russia invece Obama ha appena raggiunto un accordo di cooperazione sulla difesa missilistica: intesa favorita, tra l'altro, dalle buone intese che il nostro Paese ha instaurato proprio con il presidente russo. Ma come farlo capire al Fatto e a Repubblica? A loro basta incartare Berlusconi ogni mattina. Fa niente se poi il giorno dopo con le loro pagine si incarta la verdura.

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