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Ior: monsignor Scarano, ho agito in buona fede

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Roma, 1 lug. (Adnkronos) - Ha sostenuto di avere agito in buona fede il nunzio Scarano durante l'interrogatorio di garanzia davanti al gip Barbara Callari. Il religioso, detenuto a Regina Coeli, ha ribadito di essersi impegnato nella vicenda come intermediario per fare un favore ai cugini Paolo e Cesare D'Amico entrambi armatori, avendo avuto in passato rapporti di amicizia con il capostipite della famiglia Giuseppe D'Amico. Da questa vicenda non ha tratto alcun beneficio personale, pero' e' stato travolto dagli eventi soprattutto a causa degli atteggiamenti assunti dagli altri due coindagati e cioe' l'ex 007 Giovanni Maria Zito e il broker Giovanni Carenzio. Nel colloquio con il magistrato monsignor Scarano ha ribadito che sono stati i cugini D'Amico ad affidargli l'incarico di concordare con Carenzio gli sviluppi della vicenda poiche' a lui erano stati affidati i soldi che dovevano rientrare in Italia. Il deposito bancario in Svizzera era di 40 mln ma il rientro si riferiva soltanto a 20 mln. Ad agevolare il rientro doveva essere Zito il quale aveva detto di essere in grado di riportare la somma in Italia evitando i controlli aeroportuali. A un certo punto pero' l'affare ando' a monte e nulla e' stato fatto. Nell'interrogatorio si e' parlato anche del denaro che doveva essere dato a Zito a copertura delle spese per agevolare il rientro. Si tratta di 600 mila euro. 400 mila furono incassati con un primo assegno mentre per quanto riguarda il resto della somma, cioe' un assegno da 200 mila euro, monsignor Scarano denuncio' lo smarrimento. Per quest'ultimo episodio al religioso e' stata contestata l'accusa di calunnia. La decisione di presentare una denuncia secondo il religioso fu una scelta imprevista e dettata dal timore di subire una ritorsione.

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