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Mister Ferrari in pista a metàPd e Fli fan gara per vederlo

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Il fondatore di "Italia Futura" non si candida ma presenta la "lista Monti". In platea esponenti del centrosinistra ma nessun azzurro. Il Prof prende tempo

Andrea Tempestini
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di Brunella Bolloli «Lavoro, imprese, cultura, giovani e donne. Questi sono i pilastri su cui si deve ricostruire l'Italia». E Mario Monti è «l'uomo giusto per questa ricostruzione, in Italia e in Europa meglio di chiunque altro». Dopo anni di stop and go e avances dei politici, Luca Cordero di Montezemolo rompe gli indugi ed entra nell'arena politica con il suo movimento Italia Futura. Ieri prima grande kermesse negli Studi cinematografici De Paolis di via Tiburtina a Roma. Titolo “Verso la Terza Repubblica” perché «dalla seconda ereditiamo macerie e mai più firmeremo deleghe in bianco alla classe politica». La sala è strapiena. Apre i lavori lo scrittore pratese Edoardo Nesi, Premio Strega con un libro sulla storia (vera) di fabbriche italiane come la sua costrette a chiudere dalla concorrenza cinese. Sullo schermo vengono proiettate videopillole di gente comune: studenti, professionisti, commercianti delusi dalle scelte del passato, ma fiduciosi nella ricostruzione. Sono tutti iscritti a Italia Futura e sono il popolo che tifa per un Monti bis. Riunito dal capo della Ferrari a un anno esatto dall'investitura di Monti a premier, «scelto dal presidente Napolitano che ringraziamo per la saggezza». Il prof non c'è, ma fa capire di avere gradito questo endorsment.  «Per ora non m'impegno». Domani, chissà.   Un popolo né troppo a sinistra, né troppo a destra, in buona parte del Nord ma molto critico con la Lega, cattolico ma anche laico: il nuovo centro, che rifiuta la parola «moderati». «Se siamo qui è perché siamo rivoluzionari», spiega Stefania Giannini, rettore dell'Università per Stranieri di Perugia. «Gente che lavora e vuole dare il proprio contributo e che viene premiato per il merito», incalza l'economista Irene Tinagli, responsabile per If di Welfare. Senza chiedere niente in cambio, ripete più volte Montezemolo per allontanare da sé l'idea di avere messo in piedi tutta questa operazione, con il ministro per la Cooperazione Andrea Riccardi protagonista, per una sua eventuale candidatura. Lui, assicura, vuole solo contribuire al bene del Paese. Fare squadra per la ricostruzione. Non vuole neppure essere definito il leader del movimento, perché  «la leadership è rappresentata da tutti noi. Da quelli di oggi e da coloro che arriveranno domani». La squadra, la voglia di vincere, la sfida: Mr. Ferrari usa spesso le metafore sportive e carica la platea, migliaia di gente venuta in pullman da tutta Italia. «Siamo qui perché vogliamo che il paese reale, i cittadini e le migliaia di eccellenze che sono il nerbo della nostra nazionale, abbandonino le tribune e riportino l'Italia a giocare in attacco e a vincere», è l'esordio di capitan Montezemolo, «l'Italia che rema, non l'Italia che sta a poppa». Attacca subito con un attacco frontale agli sprechi dei partiti, alla casta, «a quelli che si sono fatti dare il finanziamento pubblico anche se il partito era defunto». Non cita mai, ovviamente, il nome dei politici; ma quando striglia, sistemandosi il ciuffo ribelle, governi precedenti «i cui ministri scendevano in piazza contro i provvedimenti varati dal loro stesso Esecutivo», o «i candidati leader degli attuali partiti che ci raccontano le favole e hanno una credibilità ai minimi storici», non è difficile indovinare a chi si riferisce.  E di rappresentanti della classe politica ce ne sono davvero pochi in sala. Solo quelli invitati all'Assemblea. Più Pd che Pdl, Udc e Fli ben rappresentati, per il governo Riccardi, a cui sono affidate le conclusioni dal palco, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Peluffo. La prima fila è quella dei big e responsabili tematici. Luca al centro, tra Raffaele Bonanni, leader Cisl, e Andrea Olivero, numero uno delle Acli, che potrebbe candidarsi nel 2013. Poi Nicola Rossi, il pm Stefano Dambruoso, Lorenzo Cuocolo, il commercialista e prof veneto Enrico Zanetti, l'unico che parla a braccio dal palco (Montezemolo aveva il gobbo che a un certo punto lo ha abbandonato). In prima fila anche Giustina Destro e Fabio Gava, ex Pdl ora nel Gruppo Misto della Camera. Defilato Gabriele Albertini, che se ne va prima della fine. Più dietro Ernesto Auci, Innocenzo Cipolletta, l'imprenditore Ivan Lo Bello, Ezio Bussoletti, Antonio Puri Purini, i fratelli Vanzina, l'ad di Sky Andrea Zappia, Emilio Carelli. Andrea Romano sovrintende il tutto. Nessun vip, a parte Luca.  Sede scarna, convention sobria, anzi “tecnica”. Sfondo tricolore,   Gli altri parlamentari sono sparsi nello studio immenso. C'era una piccola truppa veltronian-renziana composta da Paolo Gentiloni, Stefano Ceccanti, Giorgio Tonini, i cattolici del Pd tra cui Pierluigi Castagnetti. Ci sono i finiani Giulia Bongiorno, Benedetto Della Vedova, Flavia Perina, Filippo Rossi. Per l'Udc Rocco Buttiglione, Gianluca Galletti e Giampiero D'Alia. Tutti reputano «interessante», l'operazione di Italia Futura e lo stesso Fini (assente) si fa avanti. Pronto a collaborare. Per ora non c'è un nome alla lista, ma tanti aderenti. Il segnale di attenzione che arriva da Monti è il vero evento della giornata, e il politologo D'Alimonte già pronostica, se il montismo resterà la frontiera, un 8,5 per cento dei consensi. L'assemblea finisce tra gli applausi e le foto di gruppo. Gli altoparlanti sparano a tutto volume Futura di Lucio Dalla.

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