Carolina Kostner: "Alex Schwazer dormiva con un macchinario"
Un tempo erano una delle coppie più ammirate dello sport italiano. Oggi, invece, Carolina Kostner ed Alex Schwazer paiono due nemici. Dopo lo scandalo doping che ha travolto il marciatore e la rottura, infatti, i due continuano a scambiarsi colpi bassi. Per primo lui, che in buona sostanza accusò Carolina di averlo coperto per sfuggire ad alcuni controlli antidoping. Ora, invece, a parlare è lei. E quella che tratteggia è una vita d'inferno. Il macchinario - "Lui aveva un macchinario di colore bianco, elettrico, dal quale partiva un tubo flessibile collegato a una maschera facciale che metteva sul viso per l'intera durata della notte e io ero costretta a mettermi i tappi alle orecchie dal rumore". Così Carolina al magistrato di Bolzano che le chiedeva del doping dell'ormai ex fidanzato. La pattinatrice rivela particolari imbarazzanti, grotteschi, scomodi, che allungano un'ulteriore ombra di sospetto sul marciatore oro olimpico a Pechino 2008. Aria e ossigeno - Ed è proprio su quell'oro in Cina che, ora, gli inquirenti vogliono fare chiarezza: il sospetto è che l'altoatesino abbia "barato" fin dal 2008. Schwazer, infatti, avrebbe "fatto uso di una tenda ipossica in grado di abbassare la percentuale di ossigeno nell'aria, vietata in Italia dal ministero della Salute", scrive il pm, ricordando il periodo. Circostanze indirettamente confermate da Carolina, che ricorda: "Quando veniva a trovarmi in Germania portava la tenda per sostituire il soggiorno in altura. Per tenda intendo quel macchinario elettrico. La prima volta che la vidi fu un 2012, anche se sapevo che lui la possedeva da prima". Controllo eluso - Quindi Carolina ricorda la volta in cui, nei fatti, la Kostner aiutò Schwazer ad eludere un controllo antidoping. L'aneddoto risale al 29 luglio del 2012, quando gli ispettori antidoping capitarono a Obersdorf, paesino bavarese di montagna dove Carolina ha una mansarda: "Prima di aprire la porta Alex mi chiese il favore di dire che non era in casa ma che si trovava a Racines (in Alto Adige, ndr) dove aveva dato la reperibilità. Io feci come mi disse e poi mi arrabbiai con lui". Per inciso, il Codice mondiale antidoping impone agli atleti di notificare all'inizio di ogni trimestre l'indirizzo giorno per giorno dove gli uomini dell'agenzia possono effettuare i controlli a sorpresa (pena: squalifica fino a tre mesi). Quale indirizzo - Carolina, inoltre, dà conto di altri due episodi sospetti, nei quali Schwazer "svicolò" rispetto all'indirizzo che aveva fornito all'antidoping. Il primo a Helsinki, nel gennaio 2009. Abbiamo dormito in alberghi diversi. L'ultima notte, dopo la gara, arrivai seconda, Alex è venuto da me per la notte. Ma il suo non fu un trasferimento in piena regola. Decidemmo che si sarebbe fermato lì solo fino alla fine dei festeggiamenti senza informare l'albergo". E, putacaso, proprio quella notte all'indirizzo fornito da Schwazer a Helsinki bussarono i commissari dell'antidoping, che non lo trovarono. Stessa cosa accadde a Torino. "Sì, è possibile" - La Kostner, inoltre, aggiunge davanti al magistrato: "Possibile che si dopasse senza che io me ne accorgessi? Sì, in quanto io mi assentavo da casa per lunghe ore... Ma che io sappia Alex ha preso farmaci solo per curare la depressione, dopo lo scandalo. Prima era una persona sana, usava unicamente vitamine e sali minerali".