"Tutti i miei baby doll e Fedez nudo": intervista (bollente) a Orietta Berti
La critica l'ha sempre guardata con un po' di snobismo. Lei è esplosa negli anni '60 quando le Mine e le Vanoni erano le regine irraggiungibili della musica, e Orietta Berti, con quelle canzoni semplici, le mise eccentriche e l'autoironia è sempre stata l'antidiva della provincia, l' “Usignolo di Cavriago” che vive a Reggio Emilia immersa tra pentole e il fumo dei tortellini con il marito Osvaldo e i figli Omar e Otis (in casa si chiamano tutti con la O). Ma il pubblico è sempre stato con lei: 15 milioni di dischi venduti, serate infaticabili, 11 Sanremo, 10 Dischi per l'Estate; i fan sono cresciuti quando l'ha vista al cinema, con Monicelli, con Corbucci, e ancora di più quando ha fatto tv, prima con Fabio Fazio e poi a Buona Domenica. Dopo 5 anni torna con un disco, che detto così è riduttivo perché è un cofanetto di ben cinque cd, dal titolo Dietro un grande amore, con le sue canzoni più amate, i successi della canzone napoletana e un brano inedito. Non si è risparmiata. “Questo disco mi sta dando tante soddisfazioni. Contiene anche una lettera di Renato Carosone che voleva che cantassi in napoletano. Lo faccio con T'aspetto e nove, una canzone triste, e lui non lo era. I miei fan su Facebook mi chiedono come mai non abbia portato Dietro un grande amore a Sanremo”. Come mai? “E' inedita, ma è già stata cantata in pubblico, tra amici. Se per caso qualcuno l'ha ripresa con il telefonino e io fossi andata a Sanremo? Sarebbe successo uno scandalo come è accaduto l'anno scorso (il caso di Riccardo Sinigallia, ndr). Non volevo sorprese. Sono contenta lo stesso. Questo disco festeggia i miei 50 anni di matrimonio con Osvaldo e i 50 anni di musica. Quando avevo iniziato era più facile per la canzone leggera, oggi c'è solo Sanremo”. E' vero che lo scorso anno doveva partecipare con la canzone de Il Volo? “Verissimo. Lavoro a questo cofanetto da un anno e mezzo. Tra le canzoni c'era Grande amore. Per la tv io e il Volo abbiamo lo stessa manager, Pasquale Mammaro, mi disse che Carlo Conti mi voleva a Sanremo, ma non volevo; mi chiese se gli potevo lasciare la canzone, e quando seppi che l'avrebbero cantata i tre ragazzi ero felicissima: “Vinceranno loro”, gli dissi”. Hanno vinto davvero. Si sarà mangiata le mani. “Per nulla. Mi trovo meglio con questo nuovo brano, è più nelle mie corde”. Insomma mi pare di capire che non muore dalla voglia di tornare all'Ariston. “Infatti. Ci sono stata 11 volte. E poi la votazione coi telefonini è rischiosa, la fanno i ragazzini. Sanremo la fa per guadagnare, non c'è la giuria come una volta. Se ci fossero i cantanti della mia generazione andrei, ma così da sola…” E se la chiamassero come super ospite? “Mah, di solito a febbraio sono a Los Angeles, ci vado due volte l'anno. C'è un clima stupendo, come giugno da noi, ho degli amici fraterni là, i più grossi antiquari della città, e poi mi faccio sempre cinque giorni a Las Vegas a vedere spettacoli che sono solamente là. Una volta andavo coi miei figli, adesso solo con mio marito e gli amici. Quanti anni hanno i suoi figli? “Omar 40, Otis 35”. E' nonna? “No. Non vogliono figli, valli a capire”. Se avesse dei nipoti li chiarebbe anche loro con la O? “Non so, li gestirebbero i miei figli, non farei la nonna invadente. Le spiego la storia della O. Mio marito si chiama Osvaldo, sua mamma Odilla, mia mamma Olga, mio nonno Oreste e mio zio Oliviero. Il mio primo figlio lo volevo chiamare Mafaldo, come mio papà”. E poi? “Non mi sembrava un gran bel nome. Allora l'ho chiamato Omar come Omar Sharif, che conobbi al Lido di Venezia a un torneo di bridge e fu tanto carino. Per i secondo, Otis, decisi il nome il giorno in cui venni a Milano alla Terrazza Martini a ritirare il disco d'oro e in radio sentii Otis Redding, grande bluesman americano”. E poi diciamolo, con tutti questi nomi con la O si risparmia nelle camice con le iniziali. (Ride) “E' vero, ma i miei figli non usano le camice siglate, purtroppo. Mio marito sì, venivamo dalla Pinuccia di Milano che faceva i vestiti anche per tutti i giocatori dell'Inter e per le loro mogli. Che tempi! Facevo 360 date l'anno, il mio manager, Bibi Ballandi, mi faceva fare tre feste dell'Unità in una sera sola”. Anche adesso si difende bene: 40 serate l'anno e due tour internazionali. “Vuol mettere il confronto? Però le dico, io lavoro solo d'estate, d'inverno non faccio serate. Da 35 anni mi produco da sola e lavoro di più”. Un po' di tempo fa disse che la sua pensione è di 900 euro al mese. Mica pochissimo, non crede? “Dissi questa cosa e fui travolta delle polemiche. Non mi volevo lamentare, dicevo solo la verità. Ma in Italia siamo in un regime e bisogna tapparsi la bocca. Io ho versato 40 anni di contributi, tantissimi, molto più di ogni politico. E secondo me 900 euro al mese con quello che ho dato è una cifra ridicola. Meno male che mio marito ha fatto la formichina per tutta la vita e abbiamo risparmiato. Faccio più beneficenza e concerti gratis io dei politici, mi creda”. Ce l'ha coi politici mi pare. Per chi vota? “Voterei per i Cinque Stelle. Dico voterei perché nel passato non ho potuto: ero all'estero. Voterei loro perché non rubano i soldi. Io non ho mai avuto cachet clamorosi perché ho sempre pensato che tutti dovessero guadagnare: ho sempre pagato i musicisti quanto li pagava Gianni Morandi, ma senza i cachet di Gianni Morandi”. La tv le manca? “Rifarei un programma come Buona domenica, cantavo dal vivo con un'orchestra di 22 elementi. Per un cantante è un'emozione bellissima. Con Fabio Fazio ero inviata speciale di Quelli che il calcio, molto divertente, uscii la mia vena ironica e comica. Il giudice di un talent l'ho fatto, tre anni fa, con i bambini di Ti lascio una canzone”. E gli altri talent li guarda? “No. Né Amici né X Factor. Anche se non è bello da dire”. Duetterebbe con un rapper? “Io canto, lui parla, che problema c'è? Fedez è un bel ragazzo. Potrebbe andare in giro nudo tanti tatuaggi ha. Più che i talent mi piacciono i documentari su qualche big del passato o i programmi come Malattie misteriose, o Malattie imbarazzanti, li guardo di notte, dormo al massimo due/tre ore”. Come mai? “E' sempre stato così, da quando avevo 18 anni e mio padre morì in un incidente. Di notte leggo, studio le scalette dei concerti, faccio qualche ragù”. E' vero che colleziona completini intimi? “Sì. Ma mica li metto. Li tengo lì negli scatoloni. Qualche mese fa li ho contati: ne ho 95. Sono camicie da notte un po' particolari. Lunghe, coi pizzi, più belle di un abito da sera”. E perché non le indossa? “Sono troppo scomode, ci vorrebbero i tacchi. Per andare a letto metto il pigiamino d'inverno per tutelare la voce, d'estate un baby doll. Le camicie da notte un po' le compro io, magari quando vedo un negozio che mi colpisce durante i tour, in America, in Australia, tante me le hanno regalate”. Secondo qualcuno, la sua canzone più famosa, Fin che la barca va, ha un sottotesto piccante. Conferma? “Mah, ritornello a parte, la canzone è una metafora del fatto che nella vita non puoi avere tutto: “Il fidanzato a Cantù e uno in Cina”. Dico di farsi la vita serena con l'uomo che si ama, anche io ho avuto parecchi corteggiatori, ma ho sempre fatto quella che cadeva dalle nuvole. Fare la finta tonta serve. Più piccante era Via dei Ciclamini, parlava delle case chiuse”. Crede che esista una sua erede? “No. Ma lo stesso si può dire per la Vanoni, Mina, Patty Pravo. Una volta imitavano tutte Whitney Houston, oggi se accendi la radio cantano tutte come Adele”. Qual è il suo sogno? “Nessuno. Solo stare bene di salute per rispettare tutti gli impegni che ho”. di Alessandra Menzani