Governo, i renziani che possono sostituire Fassina: Taddei, Madia e una sorpresa
Un elettore di centrodestra potrà essere grato a Matteo Renzi di una cosa: aver fatto dimettere il viceministro dell'Economia Stefano Fassina, l'elemento più "comunista" del governo Letta. L'uomo della lotta dura per tenersi, giusto per fare due esempi, tassa sulla casa e articolo 18, l'uomo a cui piacciono Imu e patrimoniale, se n'è andato sbattendo la porta ma con onestà intellettuale: lui renziano non lo sarà mai, e in un governo per forza di cose diventato a trazione Pd (targato Renzi, naturalmente) non ci può più stare. Magari resterà nel Partito democratico, guidando la fronda al neosegretario, ma a co-dirigere i giochi all'Economia dovrà essere qualcun altro. I possibili sostituti - Il premier Enrico Letta dovrà ora porsi il problema di un rimpasto, per settimane evitato con cura per non rompere i già fragili equilibri. All'Economia, accanto a un ministro "tecnico" come l'ex Bankitalia Fabrizio Saccomanni, servirà un politico, un esponente di spicco di un partito della maggioranza. Ed è logico pensare che a sostituire il democratico Fassina sarà un altro democratico. Ma renziano. La scelta di Letta (su gentile pressing di Renzi) molto probabilmente cadrà su uno dei tre responsabili "economici" scelti dal sindaco di Firenze per la segreteria del Pd: Filippo Taddei per l'economia, Davide Faraone per il welfare e Marianna Madia per il lavoro. L'identikit del trio - Il primo è già stato bollato come "alter ego" di Fassina almeno su un punto: la sua difesa ostinata dell'Imu. A essere precisi, infatti, il professore alla John Hopkins University di Bologna non è renziano ma civatiano, con tante strizzatine d'occhio alla sinistra. Quasi inutile invece ricordare l'epica gaffe della Madia, che confondeva i ministri di Welfare Giovannini e Sviluppo Zanonato. Non il massimo, ma per lei una porticina potrebbe riaprirsi. Il siciliano Faraone, invece, ex delfino del potentissimo dem dell'isola Vladimiro Crisafulli, è stato accusato dai grillini di avere rapporti con la mafia. Ma prima di entrare nella segreteria del Pd aveva avuto modo di massacrare Letta sulle misure per il lavoro giovanile, definite "fuori dal mondo" e "presa per i fondelli". Metterlo al fianco di Saccomanni potrebbe risultare un po' azzardato. La carta segreta - Occhio allora al quarto incomodo, outsider di lusso: è Dario Nardella, deputato e soprattutto braccio destro di Renzi già a Palazzo della Signoria e oggi nel partito e sempre molto attivo nel commentare (in maniera critica) le misure su Imu e lavoro del governo. Soprattutto, è storico raccordo tra Renzi e il Quirinale, il mediatore anche nei momenti più difficili. Potrebbe essere una carta utilissima per creare un governo più renziano, con la benedizione di Napolitano.