Governo, si dimettono i ministri Pdl
Il Cavaliere chiede ai suoi di mollare Letta, Alfano risponde presente: la delegazione azzurra lascia il governo
Silvio Berlusconi richiama all'oridne i ministri azzurri e Angelino Alfano risponde presente: i ministri del Popolo della Libertà rassegneranno subito le dimissioni. Il Cavaliere si era rivolto a loro chiedendo "le dimissioni subito". Gaetano Quagliariello, ministro delle riforme, aveva detto in mattinata che le dimissioni non ci sarebbero state, ma oggi pomeriggio è arrivata la bacchettata del leader. "Ho invitato la delegazione del Popolo della Libertà al governo a valutare l'opportunità di presentare immediatamente le proprie dimissioni per non essere complici, e per non rendere complice il Popolo della Libertà, di una ulteriore odiosa vessazione imposta dalla sinistra agli italiani". Berlusconi ha preso la sua decisione ad Arcore: al lavoro con lui solo due parlamentari Pdl, Daniela Santanché e Denis Verdini. Vestiti gli abiti del 'falco', il Cavaliere si rivolge direttamente agli uomini del governo: adesso Enrico Letta sembra abbandonato al suo destino visto che dopo le parole di Berlusconi è arrivato l'ok di Alfano: "I ministri del Pdl rassegnano le proprie dimissioni". Adesso è crisi. Addio Letta - Le parole del vicepremier Alfano sono "a nome dell'intera delegazione Pdl al governo" e si escluno, dunque, defezioni di sorta. Subito dopo Alfano è Gianfranco Micciché a dire di sì al Cavaliere: "Rimetto il mio mandato nelle mani di Silvio Berlusconi", ha detto il sottosegretario alla Pubblica Amministrazione e Semplificazione. Lui, siciliano, è uno dei leader del gruppo di parlamentari isolani che nelle scorse settimane sono stati additati erroneamente come i possibili traditori di Silvio in Senato. Oggi, con il suo rapido sì Micciché togli ogni dubbi sulla fedeltà sicula. Compatti? - Gli esponenti del Popolo della Libertà sembra che facciano quadrato attorno al leader. Secondo Daniele Capezzone, deputato del Pdl, quella del presidente Berlusconi è "la decisione migliore". Andare avanti non era più possibile perché "la situazione era ed è insostenibile sia dal punto di vista delle scelte fiscali del Governo sia da quello del mancato rispetto da parte della sinistra dei principi democratici e del diritto degli elettori di Forza Italia ad una piena rappresentanza politica e istituzionale". I nodi che hanno portato a questa estrema scelta da parte del Pdl, insomma, sono gli stessi che hanno fatto traballare la maggioranza nelle ultime ore: politica fiscale e decadenza del Cavaliere.